angelo becciu papa francesco chaouqui

IL PAPA È MORTO MA I CORVI SONO PIÙ VIVI CHE MAI  – “LE IENE” PUBBLICANO UN AUDIO ESCLUSIVO IN CUI IL COMMISSARIO DELLA GENDARMERIA STEFANO DE SANTIS SUGGERISCE A UNA TALE “FRANCESCA” (LA CHAOUQUI?) ISTRUZIONI PER ORIENTARE LA TESTIMONIANZA DI MONSIGNOR PERLASCA AL PROCESSO SUL PALAZZO DI SLOANE SQUARE – LA “PREVISIONE” DELLA LOBBYSTA: “A BECCIU JE FARANNO UN CULO CHE NON SE LO SCORDERÀ” – L’INTERVISTA AL CARDINALE SARDO, ESCLUSO DAL CONCLAVE, NEL PODCAST “LA SCOMUNICA”, A FEBBRAIO DICEVA: “È CHIARO CHE PAPA FRANCESCO FU RAGGIRATO. NEL NOSTRO COLLOQUIO, NEL 2020, MI DISSE… "

 

GIALLO VATICANO – IL SERVIZIO DELLE “IENE”: IL VIDEO QUI

 

CHI HA FATTO FUORI IL CARDINALE?

Estratto da “Le Iene – Mediaset”

 

angelo becciu servizio delle iene

Papa Francesco nei suoi ultimi anni di vita potrebbe essere stato vittima di un inganno? Ci potrebbe essere stato un complotto per far fuori uno dei cardinali più influenti per l’elezione del nuovo Papa?

 

Nell’inchiesta di Alessandro Sortino e Marco Occhipinti, in onda stasera, in prima serata, a Le Iene, verranno raccontati i retroscena di una vicenda che scuote il Vaticano nei giorni più delicati, a ridosso della scelta del nuovo Pontefice.

 

francesca immacolata chaouqui le iene

Tra accuse di dossieraggio, comunicazioni riservate, presunti inganni ai danni di Papa Francesco e strategie di influenza, l’inchiesta apre interrogativi pesanti sulla regolarità delle indagini e sulla correttezza della prossima elezione papale. Documenti esclusivi, testimonianze inedite e registrazioni audio mai pubblicate fino ad oggi riveleranno sviluppi clamorosi su presunte manovre sotterranee che avrebbero potuto alterare le sorti di uno dei cardinali più influenti del futuro conclave: Angelo Maria Becciu.

 

chiamata genoveffa ciferri francesca chaouqui le iene

Tra i documenti esclusivi, nel servizio sarà mandato in onda un file audio, che è stato depositato ieri in un ricorso presentato di fronte alle Nazioni Unite da Raffaele Mincione, e da questi attribuito a Stefano De Santis, un esponente della Gendarmeria Vaticana, che suggerirebbe a una donna di nome Francesca istruzioni su come orientare una delle principali testimonianze nel processo vaticano sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato, quello che ha visto coinvolto e condannato in primo grado il cardinale Becciu.

 

Sulla questione, il cardinale continua a proclamarsi innocente e parla apertamente di una macchinazione ai suoi danni orchestrata proprio da una rete di personaggi.

 

stefano de santis servizio le iene su becciu e perlasca

Nel servizio si ascolteranno anche delle nuove rivelazioni su Francesca Immacolata Chaouqui, ex componente di una commissione pontificia, e Genoveffa Ciferri, figura chiave nei rapporti con uno dei principali testimoni del processo vaticano, e uno scambio tra le due, avvenuto in chat e messaggi vocali, che avrebbe trasformato Monsignor Alberto Perlasca da iniziale non accusatore a testimone chiave contro Becciu.

 

“Queste chat confermano la mia convinzione che c’era gente che aveva cercato di indurre il Papa contro di me, che aveva cercato di ingannare il Papa”, dice il cardinale ad Alessandro Sortino.

 

 

[…]

 

genoveffa ciferri foto le iene

LA VERSIONE DI BECCIU: “ECCO COSA MI DISSE IL PAPA NEL NOSTRO COLLOQUIO”

Estratto da “Appunti”, la newsletter di Stefano Feltri

https://appunti.substack.com/p/la-versione-di-becciu-ecco-cosa-mi

 

Questa è la prima parte della trascrizione di un'intervista (realizzata da Giorgio Meletti e Federica Tourn) al cardinale Angelo Becciu registrata per il podcast La Scomunica. Una corposa sintesi dell'intervista è inserita nella terza puntata del podcast, pubblicata mercoledì 30 aprile.

 

L'intervista è stata registrata il 12 febbraio 2025, due giorni prima che Papa Francesco venisse ricoverato al policlinico Gemelli.

 

Nell'intervista il cardinale Becciu dà due precise indicazioni sulle sue sventure giudiziarie in Vaticano. La prima, che viene sviluppata in questa prima parte, è riassunta in questa frase: "A distanza di tempo e poi alla luce di quanto è emerso nel processo appare chiaro che il Papa fu raggirato. Gli furono dette, suggerite delle accuse che si sono rivelate false".

 

angelo becciu servizio delle iene 4

Non sappiamo quanto ci sia di diplomatico in questa affermazione, fatta quando Papa Bergoglio era ancora in sella.

 

La seconda indicazione, che sarà sviluppata nella seconda parte dell'intervista, è che il cardinale Becciu si mostra fiducioso di una possibile pacificazione con Papa Francesco e anche della possibilità di un perdono.

 

Nel momento in cui è stata registrata questa intervista non sapeva che in quei giorni, mentre era al Gemelli in pericolo di vita, Bergoglio avrebbe avuto modo di siglare la lettera che escludeva Becciu dal conclave, a lui sottoposta dal segretario di Stato Pietro Parolin tra le poche questioni di primaria importanza severamente selezionate a causa della condizioni di salute precarie del Papa.

 

 

IL PALAZZO DEL VATICANO A SLOAN SQUARE - LONDRA

[…] Quando il 24 settembre del 2020 il Papa le chiese la rinuncia, quali accuse le presentò? E con quali elementi, appresi da quali fonti?

 

Eh sì. Fu una sera speciale, forse meglio dire drammatica. Io ero andato tutto contento perché presentavo le pratiche per approvare le proposte di beatificazione, di canonizzazione di qualche santo. E invece il Papa aveva nel cuore una sofferenza, perché la espresse come sofferenza: mi doveva manifestare delle accuse.

 

Ricordo che egli esordì con questa premessa: "Io le devo fare delle accuse di peculato. Però io non l'accuso per i soldi inviati per la liberazione della suora, perché l'abbiamo concordata insieme. Non l'accuso neppure per il palazzo di Londra perché lei, nei pasticci che sono stati commessi, non c'entra niente. Io l'accuso di peculato perché ha inviato centomila euro alla Caritas di Ozieri.

PAPA FRANCESCO E IL CARDINALE BECCIU

E su questi centomila euro i magistrati mi hanno detto che, su informazione dei finanzieri italiani, è stata vista la manina, mi disse proprio testualmente la manina, di suo fratello Tonino. Prelevare soldi e metterli sul suo conto. Mi aggiunse pure che, per un birrificio che mio fratello Mario stava per fare qui a Roma, avrei fatto pressione sulla Caritas di Roma.

 

Io rimasi scioccato. E dissi: "Ma Santo Padre, mi sembrano accuse senza fondamento. Mi sembra strano che mio fratello abbia preso soldi, e poi io su questo alla Caritas non ho mai detto niente". E lui insisteva.

 

interrogatori processo vaticano

A questo punto dissi: “Santo Padre, se lei non ha più fiducia in me, io mi dimetto da prefetto della congregazione dei Santi”. E lui di rimando: "Sì, mi spiace, devo accettarle. Anzi le chiedo di rinunciare anche a tutte le prerogative cardinalizie”.

 

E io: "Ma Santo Padre, non capisco. Io ho la delega per inviare soldi. In tutti questi sette anni quanti ne ho inviati?".

 

Ero, è chiaro, scioccato. Non avevo più parole da dire, presi congedo e me ne andai con la morte nel cuore. Arrivato qui in casa telefonai subito a mio fratello e al vescovo (di Ozieri, ndr). "Che è successo con i centomila euro? Cosa ne avete fatto?". La risposta dell'uno e dell'altro fu: "Perché?". Ancora non avevano ricevuto la notizia. "I centomila sono sempre lì, fermi. Non li abbiamo mai toccati". "Non è possibile! Allora richiamo subito il Papa", mi sono detto.

 

chiamata genoveffa ciferri francesca chaouqui le iene

Ma in quel momento mi arriva la notizia che era stato già pubblicato il comunicato con le mie dimissioni. Ecco. A distanza di tempo e poi alla luce di quanto è emerso nel processo appare chiaro che il Papa fu raggirato. Gli furono dette, suggerite delle accuse che si sono rivelate false. I centomila euro inviati ad Ozieri sono sempre lì, non sono stati toccati.

 

Gli stessi giudici nella sentenza riconoscono che nessuno si è appropriato di quei soldi, e che la responsabilità del cardinale è nell'avere infranto un canone del diritto canonico che prevede che non si debbano alienare beni o dare in locazione beni a parenti al di sotto del quarto grado. Questo è quanto dice quel canone. Che però, detto tra noi: che cosa c'entra alienare beni e dare un contributo di soldi?

 

angelo becciu papa francesco

Perché poi il contributo dei soldi non era destinato alla persona fisica ma era destinato all'istituzione. E quell'istituzione avrebbe avuto il tempo di controllare se andavano alla persona o no.

 

Comunque, quello che conta in questo momento è che le accuse fatte a me dal Papa non erano vere.

 

Il Papa è stato raggirato. Questa è la cosa che più mi fa soffrire e che farà soffrire il Papa il giorno che si renderà conto che proprio è stato raggirato.

 

Ci chiarisca un punto. Lei ha detto che il Papa le riconosce che non ha niente da addebitarle sulla questione della suora rapita e sulla questione di Londra perché lei ha agito d'accordo con lui o addirittura su sua indicazione. Però nel processo lei non è riuscito a farsi riconoscere questo dal Papa. Cioè durante il processo c'è questa vicenda in cui lei chiede al Papa una lettera che confermi queste dichiarazioni liberatorie e il Papa si rifiuta.

 

angelo becciu servizio delle iene 2

Il Papa si rifiuta però nella telefonata dice che sì, è vero, è vero, è vero e poi nello stesso tempo mi dice "Ecco, mi scriva come devo inviare questa dichiarazione", per due volte. E io glielo scrivo. È un gergo molto giuridico con cui mi risponde il papa. E nella stessa telefonata gli dico: "Ma Santo Padre, quella lettera non l'ha fatta lei?". E lui: "No, no, no. Mi sono rivolto a un consulente giuridico. Però me la scriva di nuovo questa dichiarazione. Come deve essere la dichiarazione?".

 

ALESSANDRO DIDDI PAPA FRANCESCO

E di nuovo [mi scrive] una lettera, una lettera severa. Anzi chiedendosi come mai insisto. Ma me l'ha chiesto lui!

 

Quindi, poi, anzitutto nel procedimento non è mai apparso che mi accusassero di truffa, casomai di peculato in concorso con la signora incaricata di gestire questi soldi. E i giudici che hanno cambiato la natura del reato.

 

Per due anni noi ci siamo difesi contro un certo tipo di reato. Di punto in bianco, di notte, i giudici cambiano la natura del reato dicendo che io ho truffato il papa con la scusa, col pretesto di aiutare la liberazione della suora, ma l'intento era solo quello di darlo in appoggio purtroppo, purtroppo si lasciano andare con con leggerezza ma anche con cattiveria, che [i soldi] li avrei dati alla mia amica.

 

raffaele mincione

Io truffare il Papa? Ma vi rendete conto? Io al Papa glielo dissi: “Ma Santo Padre, in sette anni in cui ho collaborato con lei, ma si è accorto che ero io un trafficone? Che ero un truffatore? Che facevo affari alle sue spalle?”. Il Papa mi ha risposto: “Ma no, ma no! Io ho parlato sempre bene di lei e continuo a parlare bene di lei”. Ma che senso ha? L'ho già detto. Se io volevo quei soldi li potevo prendere, darli senza che nessuno lo sapesse.

 

Scusi, quindi lei chiede la lettera al Papa, e il Papa sostanzialmente si sottrae. Quindi lei ritiene che anche in quel momento il Papa sia stato raggirato dai suoi collaboratori e consulenti legali?

 

Beh, io vedo da una parte il Papa che mi dice “Faccio, faccio, scriverò, mi dica come deve essere questa dichiarazione”. Ammette pure dopo la prima lettera che a scriverla non è stato lui. “Santo Padre, io conosco il suo stile”, gli avevo detto. E lui: “Sì sì, è chiaro, però adesso lo darò a un altro consultore”. Quindi ognuno tragga le sue conclusioni.

 

Rispetto all'atteggiamento del Papa nei suoi confronti, che spiegazione si è data della decisione di farla processare dal tribunale statale anziché dal tribunale ecclesiastico come lei rivendica che fosse la norma e il suo diritto?

ANGELO BECCIU CON MATTEO ZUPPI

Sì, era questa la norma. Era questa la norma e adesso non so a quando risale però è la norma. Che cioè arcivescovi e cardinali qui in Curia devono essere sottoposti alla Segnatura apostolica, al tribunale messo su della Segnatura apostolica, composta appunto dal prefetto della Segnatura apostolica più altri tre, quattro cardinali che collaborano con lui. Quindi vi è stato questo cambiamento. Certo, è stato un cambiamento in corso d'opera.

 

Ora, le leggi non mi pare che si cambino in corso d'opera. E poi ad personam, perché alla fine si è rivelato che era stata fatta per me.

 

Ecco, il Papa è un potere assoluto e io non posso chiamarlo un atto illegittimo, però ci sono queste riserve.

 

E poi io mi sono ritrovato, questo sì mi ha un po' scompensato. Cioè mi è stata cambiata l'identità della mia persona. Perché io per cinquant'anni sono stato un prete, considerato e qualificato servitore della Chiesa. Di punto in bianco mi ritrovo un funzionario dello Stato.

 

angelo becciu servizio delle iene 1

Quando fui chiamato nella mia diocesi, giovane prete, e fui invitato a venire all'Accademia Pontificia, chiesero al Vescovo di inviarmi come alunno dell'Accademia Pontificia, che prepara i sacerdoti che devono entrare al servizio diplomatico. Mi fu presentato e l'ho sempre visto come un servizio alla Chiesa, alla Santa Sede, non allo Stato.

 

Se mi avessero detto che era un servizio allo Stato del Vaticano, non quarant'anni come li ho dati alla Chiesa, alla Santa Sede, ma manco un minuto avrei dato.

 

genovefffa ciferri monsignor perlasca le iene

Non rispondeva alla mia vocazione sacerdotale finire ad essere funzionario di Stato. Io volevo servire la Chiesa perché lavorare, vivere nelle nunziature apostoliche nei vari Paesi del mondo era servire la Chiesa. Era un lavoro ecclesiale che mi dava gioia ed entusiasmo. Quindi è stato un momento di sconcerto vedermi cambiata la regola di punto in bianco. […]

ANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIOALESSANDRO DIDDITRASCRIZIONE DELLA REGISTRAZIONE TRA ANGELO BECCIU E PAPA FRANCESCO TRASCRIZIONE DELLA REGISTRAZIONE TRA ANGELO BECCIU E PAPA FRANCESCO la lettera indirizzata a monsignor becciu con cui francesca chaouqui ha chiesto la grazia a papa francesco il cardinale angelo becciumarco simeon processo sul palazzo di londra del vaticano francesca immacolata chaouqui le iene.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....