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PERCHÉ LA MORTE DI LUKE PERRY È STATA UNO SCHIAFFO IN PIENO VOLTO A UNA GENERAZIONE? PERRY NON È MORTO A CAUSA DI UN INCIDENTE D’AUTO SU UN BOLIDE O DI OVERDOSE. È MORTO, COME SUCCEDE A TANTE PERSONE, PER UN ICTUS DEVASTANTE – UN CAMPANELLO D’ALLARME PER QUELLE BAMBINE CON IL SENO APPENA ACCENNATO NEGLI ANNI ’90 CHE AVEVANO IL SUO POSTER IN CAMERA E PER QUEI RAGAZZI CHE SOGNAVANO DI ASSOMIGLIARE A QUEL JAMES DEAN DEI POVERI: IL SUO DECESSO RICORDA A QUEI GIOVINCELLI CHE… (VIDEO)

 

DAGONEWS

 

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Luke Perry, icona degli anni ’90 e inguaribile rubacuori della serie Beverly Hills, è morto lunedì. Da quel momento sui social è iniziata la classica e retorica trafila di commenti, di post e di dimostrazione del “dolore” che è ormai diventata la tradizionale prassi ogni volta che un personaggio famoso tira le cuoia.

 

Eppure c’era qualcosa, in quei commenti, che nascondeva (nemmeno più di tanto), un filo di disagio. Perry aveva solo 52 anni, non molto più vecchio di quei fan che hanno visto la serie tv negli anni ’90. E nonostante il suo personaggio da cattivo ragazzo, Perry non è morto a causa di un incidente d’auto su un bolide da migliaia di dollari o di overdose o per essersi immerso in una vita spericolata senza ritorno. È morto, come succede a tante persone, per un ictus devastante.

 

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Per i fan di Perry, la sua morte è come il ricordo di un giovane che guarda nello specchietto retrovisore e vede che in fondo al tunnel non c’è più la luce. Per molti che negli anni ’90 erano appena dei bambini, “Beverly Hills” era il telefilm vietato dai genitori più conservatori. Troppa droga, violenza, argomenti piccantini e anche il suicidio. Ma Luke in quegli anni era ovunque: dalle figurine in edicola ai poster in camera delle compagne di classe che avevano genitori più permissivi. Non c’era bisogno di tante spiegazioni per capire che Dylan faceva sesso attraverso i suoi occhiali con qualsiasi femmina finisse nel suo raggio d’azione.

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Luke Perry, per quella generazione, rimarrà per sempre Dylan. Per gli altri che lo hanno conosciuto negli ultimi anni è diventato il personaggio di mezza età di "Riverdale". La sua faccia da impunito era sempre lì, il suo sguardo era un po’ spento, ma dietro qualche ruga di troppo si nascondeva ancora quel rubacuori che aveva fatto sognare le ragazzine di un’intera generazione.

 

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E adesso quelle stesse ragazze (e alcuni ragazzi) che prendevano d'assalto i centri commerciali nei primi anni '90 per incontrare Luke, adesso vedono i cinquanta non più così lontani. L’età media si è allungata, oggi si vive più a lungo e vogliamo credere che chi muore prematuramente lo abbia fatto perché ha accelerato in qualche modo quella discesa agli inferi. Ma Luke Perry ci ha ricordato (se solo lo avessimo mai scordato) che non è sempre così. Quando questo succede è come se qualcuno ci avesse dato uno schiaffo in faccia per dirci che gran parte di quello che pensiamo sia sotto il nostro controllo non lo è affatto. E tutto questo è un promemoria che ci ricorda che molti di quella generazione stanno entrando nella seconda parte della loro vita.

 

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Luke Perry era un essere umano in carne e ossa. Esattamente come chiunque a questo mondo. Una circostanza che ha portato molti a guardarsi indietro e a porsi qualche domanda guardandosi dentro. 

 

IL PRINCIPE DI BEVERLY HILLS VERA ICONA DEGLI ANNI '90 

Gloria Satta per "Il Messaggero"

 

IL RITRATTO / 1 L' ictus non gli ha lasciato scampo. Luke Perry, l' attore lanciato dalla serie-cult per teen ager Beverly Hills 90210, è morto al St. Joseph' s Hospital di Burbank, in California, dov' era stato ricoverato mercoledì scorso in seguito all' emorragia cerebrale che lo aveva colpito nella sua casa di Sherman Oaks, nella valle di San Ferdinando.

 

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Inutili i tentativi dei medici, ricorsi perfino al coma farmacologico, per salvarlo. Aveva 52 anni e una carriera cominciata ad appena 16 come interprete di soap opera (Destini, Quando si ama) e culminata nel successo mondiale di Beverly Hills 90210 in cui aveva il ruolo dell' affascinante e solitario Dylan McKay alle prese con tumultuose storie d' amore, in particolare con Brenda (interpretata da Shannen Doherty) e Kelly (Jennie Garth).

 

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L' IDOLO Negli anni Novanta, la serie si era imposta in tutto il mondo come un cult giovanile, facendo del protagonista l' idolo delle ragazzine. Bello e dannato, perfetta incarnazione del giovane cresciuto nel quartiere più esclusivo della California e non immune al richiamo di alcol e droghe. «Ma io, ai tempi del liceo, non ero così», spiegava l' attore nelle interviste, «sono cresciuto a Fredericktown, in Ohio, un posto dove la gente non guida Porsche e Ferrari».

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Al momento della morte, scrive il sito Tmz, il primo a dare la notizia, accanto a Perry era tutta la famiglia: i figli Jack e Sophie, la compagna Wendy Madison Bauer, l' ex moglie Minnie Sharp da cui aveva divorziato nel 2003, il patrigno Steve Bennett (Luke aveva perso il padre a 14 anni), il fratello Tom, la sorella Amy oltre ad alcuni amici.

 

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A parte le numerose stagioni di Beverly Hills 90210, cui prese parte dal 1990 al 1995 e poi dal 1998 al 2000, Perry aveva interpretato una serie di film tra cui Buffy - L' Ammazza Vampiri, Il quinto elemento diretto da Luc Besson. E il cinepanettone Vacanze di Natale '95 di Neri Parenti accanto a Christian De Sica e Massimo Boldi, girato sulle nevi di Aspen in Colorado: l' attore americano, nel ruolo di se stesso, era l' idolo di una giovanissima Cristiana Capotondi che si faceva accompagnare dal riluttante padre a incontrarlo.

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«Ho ancora la foto di Luke con il suo autografo e i suoi ringraziamenti: era un ragazzo gentile e simpatico, mi spiace davvero che non ci sia più», dice Boldi. Aggiunge De Sica: «Perry era disponibile, puntualissimo, professionale e non si atteggiava assolutamente a star, pur essendolo. Mi colpì anche la sua riservatezza: la stessa che avrei ritrovato, anni dopo, in Johnny Depp sul set di The Tourist». Nato a Mansfield, in Ohio, l' 11 ottobre 1966, Perry si era trasferito presto a Los Angeles per fare l' attore.

 

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IL CORDOGLIO Di recente aveva preso parte ad un' altra serie intitolata Riverdale ma, a differenza dei colleghi Jason Priestley, Jennie Garth, Ian Ziering, Gabrielle Carteris, Brian Austin Green e Tori Spelling, non figurava nel cast della nuova stagione di Beverly Hills 90210, appena annunciata dalla Fox. Il suo ultimo film, ancora inedito, è Once Upon in Hollywood di Quentin Tarantino sui delitti di Charles Manson.

 

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La notizia della morte di Luke ha suscitato il cordoglio dei colleghi. «Mi cullerò per sempre nei ricordi amorevoli che abbiamo condiviso negli ultimi 30 anni», ha postato Ian Ziering, il biondo Steve Sanders di Beverly Hills 90120, «possa il tuo viaggio essere arricchito dalle magnifiche anime che ti hanno preceduto, proprio come hai fatto qui, per quelli che lasci indietro». E Molly Ringwald: «Ho il cuore spezzato, mi manchi tanto».

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UN PO' JAMES DEAN, UN PO' FONZIE

Roberto Pavanello per “la Stampa”

 

Confessiamolo, avremmo tutti voluto essere Dylan di Beverly Hills 90210 .

Noi che viaggiamo intorno ai quaranta, chi un po' sopra chi un po' sotto, abbiamo almeno una volta provato a pettinarci come lui e a fare quello sguardo. Noi che guardavamo quel telefilm, ancora non le chiamavamo serie tv e nemmeno sapevamo che stavamo di fronte a un «teen drama» seminale, avremmo voluto essere Dylan.

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Bello e dannato, ma anche ricco (che non guasta). Il cattivo ragazzo che poi, alla fine, cattivo non era davvero. E voi, ragazzine dell' epoca, confessate che al perbenino Brandon avete sempre preferito Dylan. Forse se andate a rovistare in qualche cassetto a casa dei vostri genitori, potrebbe pure saltare fuori l' album delle figurine.

 

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Ed eccolo lì, Dylan-Luke Perry, con quello sguardo tenebroso e dolce allo stesso tempo, con il cuore diviso tra Brenda e Kelly, con quella meravigliosa Porsche Speedster convertibile, evidente omaggio a James Dean. Perché anche questo era Dylan: un po' il nipotino della star di Hollywood, un po' l' evoluzione di Fonzie di Happy Days . Dylan ci piaceva. Più degli altri.

 

Quando la sera ci sintonizzavamo su Italia 1, per un po' ci trasferivamo in quell' esclusivo quartiere di Los Angeles e diventavamo parte di quel gruppo di amici che non era poi molto diverso dalla nostra compagnia. Villoni a parte. Anche loro penavano d' amore, avevano le interrogazioni e facevano i conti con alcol e droghe (rigorosamente leggere).

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Si mettevano nei guai, Dylan più di tutti, ma ne uscivano sempre. Le trame erano ingenue, come anche noi. Quell' innocenza è svanita da tempo. Ieri la notizia della morte di Perry è arrivata come uno schiaffo in pieno volto. Proprio nel giorno in cui con la morte del cantante dei Prodigy se ne è andato via un altro pezzo dei '90. Dylan è morto, Flint è morto, e nemmeno noi ci sentiamo molto bene.

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