alaska petrolio

ALASKA-ZZI AMARI - IL PETROLIO IN CADUTA LIBERA METTE FINE AL SOGNO DELL'ALASKA - IL CALO DEGLI INTROITI COSTRINGE LO STATO A RIMETTERE LE TASSE: FINO A POCO TEMPO FA ERA L’AMMINISTRAZIONE CHE REGALAVA SOLDI AI CITTADINI (2 MILA DOLLARI A CRANIO)

un orso al clark national park in alaskaun orso al clark national park in alaska

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

C'era una volta un paradiso di nome Alaska. Certo, dovevi accettare di vivere per otto mesi all' anno in mezzo alla neve, evitare gli orsi, sopportare lunghe giornate piene di buio o di troppa luce, e ascoltare i discorsi della governatrice Sarah Palin, che scrutando l'orizzonte dalle finestre della sua casa sosteneva di poter divinare le intenzioni politiche della Russia.

 

Poco più di mezzo milione di esseri umani riuscivano a superare tutte queste prove, ma se ce la facevano, avevano poi a disposizione 1,7 milioni di chilometri quadrati di bellezza e ricchezza. Lo stato più grande degli Usa, e la montagna più alta del Nordamerica, con i 6.100 metri del Denali. Fiumi pieni di salmoni, e un tempo di oro; mari popolati da balene, halibut e orche; parchi abitati da alci, caribou e grizzly.

alaskaalaska

 

E poi il petrolio, naturalmente, che scorrendo dalle regioni artiche di Prudhoe Bay aveva contribuito a regalare un reddito medio sopra i 64.000 dollari all' anno, cioè il quarto più alto degli Stati Uniti. La cosa più complicata che dovevano organizzare i suoi abitanti era probabilmente la Iditarod, la mitica corsa con le slitte tirate dai cani sopra un sentiero lungo oltre 1.500 chilometri, per ricordare l' epopea dell' ultima frontiera e le imprese come quella della muta guidata dal cane Balto, che salvò i bambini della cittadina di Nome portando il siero contro la difterite.

 

IL NUOVO SCENARIO

alaska 2alaska 2

Scorriamo ora con le immagini al 2015, che probabilmente verrà ricordato come l' anno della catastrofe in Alaska. A febbraio comincia a circolare la notizia che probabilmente il villaggio di Kivalina andrà abbandonato, e la sua popolazione dovrà trasferirsi da qualche altra parte. La sorte di un paesino con 400 abitanti in genere non attirerebbe così tanta attenzione, da finire sulle pagine dei grandi giornali nazionali tipo il Washington Post.

 

In questo caso, però, si tratta di un segno epocale. Kivalina, infatti, sopravviveva da decenni a 83 miglia sopra il Circolo polare artico, perché il ghiaccio la proteggeva dall' oceano. Così le generazioni di Inupiat che ci vivevano potevano andare a pescare le balene e tirare avanti.

 

SALMONE DELL ALASKASALMONE DELL ALASKA

Ora però il ghiaccio non c' è più, o almeno non più come una volta. Il riscaldamento globale lo sta squagliando e il villaggio non è più al sicuro. Il presidente Obama ha stanziato 50 milioni di dollari per consentire alle popolazioni indigene di adeguarsi ai cambiamenti climatici, e una parte di questi soldi servirà ad evacuare Kivalina, che insieme al paesello della Fiji Vunidogoloa diventerà una delle prime vittime dell' innalzamento dei mari.

 

IL CROLLO DEL PETROLIO

Se tutto questo non bastasse, ora l' Alaska è finita sulle pagine del «New York Times», perché per la prima volta negli ultimi 35 anni potrebbe essere costretta a far pagare le tasse ai suoi residenti. Motivo: il crollo del prezzo del petrolio.

Finora era accaduto il contrario: era lo Stato che regalava soldi ai cittadini. Il petrolio, con tutti i diritti incassati a partire dagli Anni Settanta per farlo scorrere nell' oleodotto dall' Artico al porto di Valdez, finanziava il 90% dei circa 5 miliardi di dollari del bilancio statale.

 

shale oil  estrazione  petrolioshale oil estrazione petrolio

Anzi, i profitti erano così abbondanti che il governo locale li depositava in un Permanent Fund, e li ridistribuiva fra i residenti. Ogni autunno spediva l' assegno, che quest' anno è arrivato a 2.000 dollari per abitante. Una famiglia di quattro persone ricevev a 8.000 dollari all' anno, che magari non bastavano a vivere di rendita, ma in alcuni casi giustificavano la decisione di trasferirsi in Alaska.

 

Così era diventato lo Stato dei fannulloni, secondo i critici più velenosi, tenuto in piedi dall' assistenza pubblica nonostante fosse governato dai repubblicani. La natura e il mercato, però, hanno deciso che la festa è finita, e il governatore indipendente Bill Walker ha avvertito che per far quadrare i conti, dovrà reintrodurre le tasse. Almeno fino a quando l' Alaska, già sopravvissuta alla fine della corsa all' oro, scoprirà qualche altro tesoro con cui tornare ad essere un paradiso.

shale oil estrazione  petrolioshale oil estrazione petrolio

Ultimi Dagoreport

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...