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IL PIANO SEGRETO DI MUSSOLINI E HITLER PER AVERE NUOVA CARNE DA CANNONE – NEGLI ARCHIVI DI SERVIZI SEGRETI AMERICANI MAURIZIO CAPRARA HA TROVATO IL DOCUMENTO DEL PROGETTO FASCISTA PER INFILTRARE NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TEDESCHI AGENTI “PROVOCATORI” E “PROPAGANDISTI” E CONVINCERE GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI, DEPORTATI IN GERMANIA DOPO L’8 SETTEMBRE 1943, A TORNARE A COMBATTERE PER I NAZIFASCISTI. SOLDATI A CUI ERA PROSPETTATO UN DESTINO DI MORTE AL FRONTE, INVECE CHE NEI LAGER – DOMANI SI CELEBRA LA PRIMA GIORNATA DEGLI INTERNATI MILITARI ITALIANI…

Estratto dell’articolo di Maurizio Caprara per il “Corriere della Sera”

 

SOLDATI ITALIANI INTERNATI NEI LAGER NAZISTI

Agli internati militari italiani deportati in Germania, molti dei quali sfruttati per lavori forzati, c’era nel regime di Benito Mussolini chi si preoccupava di riservare una sorte diversa, non certo dettata da propositi di filantropia: a una condizione di stenti e di piaghe nei campi di concentramento, preferire una prospettiva di sangue nei campi di battaglia.

 

L’offerta di tornare a combattere al fianco della Germania di Adolf Hitler, rinunciando al distacco da questa alleanza compiuto dal Regno d’Italia l’8 settembre 1943.

 

Il reclutamento degli Imi venne perseguito in vari modi. Per indurre soldati e ufficiali a schierarsi di nuovo contro i nemici del nazifascismo fu elaborato anche un progetto particolare.

 

Era conservato in una cartellina nera delle autorità governative fasciste. Intestazione, «Cassaforte Gabinetto. Notizie, Relazioni, rapporti sul trattamento in Germania degli internati e dei lavoratori italiani». In cinque cartelle battute a macchina, un manuale dell’inganno di connazionali.

 

progetto fascista per reclutare gli internati militari italiani in germania

L’obiettivo indicato nell’appunto è «riportare alle armi il maggior numero possibile» di uomini. «In gran parte soldati combattenti di una e più guerre provenienti dalla Balcania», si specifica. Il testo spiega che «pertanto si renderebbe necessaria la costituzione di alcune compagnie di propaganda costituite nel modo seguente: un nucleo di agenti segreti «provocatori», uno di agenti segreti «propagandisti», uno di agenti segreti «arruolatori».

 

Al primo nucleo sarebbe spettato attirare i militari più antifascisti facendoli uscire allo scoperto per poterli individuare. Presentati agli internati come commilitoni espulsi da altri Lager a causa di «attività disfattista», i «provocatori», «da tre a otto», sarebbero dovuti essere introdotti in un campo di concentramento.

 

Infiltrati, sarebbero dovuti risultare «sempre aggiornati sulle notizie provenienti da radio Londra, Nuova York, Mosca, Bari» e in grado di apparire ai compagni di prigionia «ora monarchici ora comunisti, anglofili e russofili, ciconfusi (sic, ndr ) dall’aureola del martirio».

 

[...] 

 

adolf hitler benito mussolini

I provocatori, prevedeva infatti il programma, «verrebbero subito circondati da tutti gli elementi disfattisti del Campo» e «in capo a 5 o 10 giorni sarebbero in grado di indicare con assoluta sicurezza gli elementi indesiderabili da isolarsi in campo separato».

 

[...]  Il documento che le tratteggia è stato trovato da chi scrive tra le carte del regime fascista sottratte in Italia durante o dopo la Seconda guerra mondiale dall’Office of Strategic Service, Oss, il predecessore della futura Cia, Central intelligence agency. Nei National Archives a College Park, una sede degli archivi degli Stati Uniti in Maryland, l’appunto anonimo sta nel «folder 1479» RG 226 OSS E 190, declassificato NND 877190.

 

SOLDATI ITALIANI INTERNATI NEI LAGER NAZISTI

Il titolo lo definisce «Proposta di costituzione di compagnie di propaganda che dovrebbero operare in Germania per l’arruolamento dei militari italiani internati». Compagnie anche di giro, in verità. Concluso il proprio lavoro, i «provocatori» avrebbero dovuto ripeterlo in un altro Lager. In quello depurato dai disfattisti sarebbero arrivati i «propagandisti», incaricati di «propaganda nel modo meno appariscente possibile».

 

L’appunto elenca gli «argomenti» su cui questa seconda squadra di agenti segreti avrebbe dovuto far leva affinché in recinti di filo spinato maturassero disponibilità all’arruolamento: «Stanchezza della vita miserabile dell’internato; vergogna della propria condizione attuale; preoccupazione della famiglia; (...); desiderio di rivedere la propria casa; (...) il dolore di aver perduto tanti camerati per nulla; (...) la volontà di fare ancora qualcosa per la Patria...».

 

SOLDATI ITALIANI INTERNATI NEI LAGER NAZISTI

Il turno degli agenti «arruolatori» sarebbe cominciato quando i «propagandisti» avessero giudicato «preparato» l’ambiente. In linea di massima «dopo 7-15 giorni».

 

Il dattiloscritto non riporta se, dove e quando la proposta sia stata attuata. Che fosse custodita in una cassaforte governativa dà in ogni caso una idea di come erano considerati gli italiani deportati o bloccati nel Terzo Reich e internati per non essersi schierati con i nazifascisti.

 

Secondo lo storico tedesco Gerhard Schreiber, tra i militari trattenuti dopo l’8 settembre dai tedeschi — circa 650 mila — sarebbero stati in 186 mila ad arruolarsi per Hitler e Mussolini. Una minoranza.

 

ASSOCIAZIONE DEGLI EX INTERNATI NEI LAGER NAZISTI

Nel descrivere i tormenti degli Imi, risvolto della guerra esplorato dagli storici soprattutto dagli anni Ottanta e non prima, il dato è citato nel rapporto della Commissione di storici italo-tedesca insediata dai ministeri degli Esteri nel 2009. Arduo trovare una somma precisa.

 

Nello stesso faldone del fondo Oss sulla propaganda occulta, una relazione riferisce sulle condizioni di internati italiani. In un campo infestato da tubercolosi erano rinchiusi in baracche vicine ad alcune di prigionieri russi, i quali non informavano i tedeschi delle morti di loro compagni malati e ne nascondevano i cadaveri fra le brande. Per non farsi ridurre dai guardiani le già insufficienti porzioni di cibo. Per riceverne tante quante erano quando i sovietici consumati dalla tubercolosi erano ancora in vita.

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