
IL PRANZO SERVITO...SERVE – SALTARE COMPLETAMENTE IL PASTO CENTRALE DELLA GIORNATA, O RIDURLO A UN FRETTOLOSO QUARTO D’ORA IN PIEDI AL BAR È UN ERRORE: SI APPREZZA DI MENO IL CIBO E ALIMENTIAMO LO STRESS DA LAVORO – IL NUTRIZIONISTA GIORGIO CALABRESE: “LA CONSEGUENZA È CHE SI SENTE LA NECESSITÀ DI COMPENSARE CON LA CENA, CHE PREVEDE PIATTI TROPPO PESANTI, GIÀ PRONTI E POCO SANI. IL PREZZO SI PAGA CON VALORI SEMPRE PIÙ SBALLATI”
Estratto dell’articolo di Giulietta De Luca per www.lastampa.it
I torinesi hanno perso la pausa pranzo. Lo spiega il nutrizionista Giorgio Calabrese, che afferma: «Quando Torino ha affrontato il passaggio da cantiere della Fiat a città turistica le abitudini alimentari sono cambiate. Prima si usava pranzare presto e fare un pasto quasi completo con più portate, mentre ora la pausa si riduce ad una ventina di minuti in mensa o al bar durante cui si mangia di corsa, apprezzando meno il cibo e cercando di saziarsi il più in fretta possibile».
La conseguenza? «Si sente la necessità di compensare con la cena, che è diventata il pasto clou della giornata e che prevede tanti piatti troppo pesanti, spesso già pronti e poco sani. Il prezzo di questo stile di vita si paga con valori sempre più sballati negli esami del sangue».
[…] Per celebrare il cibo […] si è tenuto ieri al Circolo dei Lettori “C’è + gusto per tutti” , l’evento gastronomico promosso da Fondazione La Stampa Specchio dei tempi. Tra gli ospiti anche Christian Costardi, chef del Caffè San Carlo e del ristorante Scatto, che commenta così l’osservazione di Calabrese:
«Quello che può rispondere a questa esigenza è il mondo del take-away, quindi la crescita del concetto di gastronomia da asporto, da mangiare anche solo su una panchina o in piedi mentre ci si sposta. L’importante è riuscire a vivere un momento per se stessi che sia arricchente dal punto di vista alimentare». Un’attenzione genuina che sembra però cozzare con i disagi di un’epoca caratterizzata da un rapporto sempre più conflittuale con il cibo.
[…] Le ricette “fit”, versioni più proteiche e meno caloriche dei piatti della tradizione, continuano a spopolare tra i food influencer, spesso accompagnate da diete pericolose e non corrette dal punto di vista nutrizionale. Non sorprende dunque l’aumento vertiginoso dei disturbi del comportamento alimentare, che affliggono solo in Italia 3 milioni di persone. La fascia più a rischio è quella dei giovanissimi: in Piemonte dal post-Covid i casi dichiarati tra ragazze e ragazzi in età evolutiva sono aumentati del 112%.
[…] «I giovani sono i più colpiti dall’anoressia nervosa, che diversamente da quanto si pensa non dipende soltanto da un fattore estetico: chi ne soffre considera la magrezza come un mezzo per mostrare agli altri di essere in gamba, di saper esercitare il controllo su di sé» spiega Giovanni Abbate Daga, direttore del Centro regionale disturbi alimentari della Città della Salute di Torino.
Il problema però non si limita solo all’anoressia. «Ci sono disturbi meno visibili, come quelli legati alle abbuffate con eventuali compensazioni, a cui viene erroneamente attribuita meno importanza perché ci si può convivere. Tanti pazienti cominciano a soffrirne da giovani, magari anche normopeso, e quando negli anni l’aumento di peso si fa evidente vengono trattati solo per l’obesità e non ricevono supporto per i problemi alla base del disturbo». […]
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GIORGIO CALABRESE
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