
“PRESTIPINO RIVELÒ NOTIZIE SEGRETE SU POSSIBILI INFILTRAZIONI DELLA ‘NDRANGHETA NEI LAVORI PER LA COSTRUZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO” - IL NUMERO DUE DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA È INDAGATO A CALTANISSETTA - IN UN INCONTRO IN UN RISTORANTE DI ROMA IL MAGISTRATO AVREBBE CONFIDATO ALL’EX CAPO DELLA POLIZIA DE GENNARO OGGI PRESIDENTE DI EUROLINK (LA SOCIETÀ CHE DOVRÀ REALIZZARE IL PONTE SULLO STRETTO) E AL CONSULENTE GRATTERI (GIÀ DIRETTORE DEL SERVIZIO CENTRALE ANTICRIMINE) “RILEVANTI PARTICOLARI DELLE INDAGINI IN CORSO DA PARTE DI ALCUNE PROCURE DISTRETTUALI, ANCHE CON RIFERIMENTO ALL’USO DI INTERCETTAZIONI” - LA DIFESA: "LUNARE ACCOSTARLO ALLA CRIMINALITÀ"
Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera - Estratti
Da un rivolo delle indagini ancora aperte della Procura di Caltanissetta su fatti legati direttamente o indirettamente alle stragi di mafia del 1992 ne è nata un’altra, dalle conseguenze imprevedibili, a carico dell’attuale procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Michele Prestipino. Al quale i magistrati nisseni contestano una violazione di segreto che nulla ha a che vedere con le vicende di trentatré anni fa, ma riguarda le inchieste in corso su possibili condizionamenti e infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.
Prestipino è infatti indagato, come precisa un comunicato del procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, per avere «rivelato notizie che dovevano rimanere riservate a Giovanni De Gennaro, presidente del Consorzio di imprese Eurolink incaricato della realizzazione di opere pubbliche note come “Ponte sullo Stretto”, e a Francesco Gratteri, consulente della società Webuild, socio di maggioranza del predetto consorzio».
gianni de gennaro a villa taverna per la festa dell indipendenza usa
In un incontro a tre avvenuto in un ristorante del centro di Roma lo scorso 1° aprile, il magistrato avrebbe confidato ai due prefetti in pensione (De Gennaro è stato capo della polizia e Gratteri direttore del Servizio centrale anticrimine) «rilevanti particolari delle indagini in corso da parte di alcune Procure distrettuali, anche con riferimento all’uso di intercettazioni», mettendone a repentaglio la prosecuzione. Di qui l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa contestata dall’accusa, per la quale «vi sono concreti elementi per ritenere che Gratteri, anche per conto di De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda».
Da quello che si può intuire, attraverso una microspia attivata forse per intercettare i discorsi dell’ex capo della polizia in relazione agli accertamenti sui fatti del 1992 (come la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino subito dopo la strage di via D’Amelio, ma è solo un’ipotesi), sarebbero state registrate le informazioni fornite da Prestipino sugli interessi della mafia calabrese negli appalti legati al Ponte che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia; alle quali De Gennaro e Gratteri erano evidentemente interessati per il loro attuale lavoro, vista la policy aziendale di salvaguardare ovunque i propri cantieri dalle infiltrazioni criminali, e su cui sono accesi i riflettori di alcune Procure, anche del Nord, con il coordinamento dalla Dna.
Il magistrato ora inquisito ne aveva la delega, che ieri il procuratore nazionale Giovanni Melillo ha annunciato di avere revocato «con effetto immediato», oltre ad «adottare le ulteriori misure necessarie a tutelare le esigenze di riservatezza ed efficacia delle funzioni della Dna», comunicate al Csm e al procuratore generale della Cassazione».
Tutto ciò «a garanzia dell’immagine e del buon andamento delle attività della Dna», e per assicurare che le inchieste proseguano con «completezza, tempestività ed effettività del loro coordinamento».
Michele Prestipino — che prima di diventare un anno fa numero due della Dna ha svolto e coordinato per quasi trent’anni indagini antimafia da sostituto procuratore a Palermo, procuratore aggiunto a Reggio Calabria e a Roma e procuratore della capitale — ieri si è presentato a Caltanissetta avvalendosi però della facoltà di non rispondere alle domande dei colleghi su indicazione del suo difensore, Cesare Placanica. Che all’uscita dal palazzo di giustizia ha spiegato la propria scelta: «Come argomentato nella memoria difensiva depositata, riteniamo ci siano dubbi sia in ordine alla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta».
Il presunto reato, infatti, sarebbe stato commesso a Roma, ed è difficile intravedere, al momento, una connessione con l’indagine nissena in cui sarebbe stata disposta l’intercettazione. «Superati tali passaggi — continua l’avvocato Placanica —, fondamentali per il corretto esercizio della giurisdizione, saremo noi a chiedere di essere interrogati poiché riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo ad una conversazione intercorsa non con imprenditori, o peggio malavitosi, bensì con il prefetto De Gennaro, già capo della Polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata, e un suo storico collaboratore. Non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare un accostamento del dottor Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento».
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