san basilio roma immigrati

AL GRIDO DI ''QUI NON VOGLIAMO I NEGRI! TORNATEVENE A CASA COL GOMMONE!'', UN GRUPPO DI OCCUPANTI ABUSIVI DI SAN BASILIO, PERIFERIA ROMANA, HA CACCIATO UNA FAMIGLIA DI MAROCCHINI, TRE BAMBINI - ''NON SIAMO RAZZISTI. MA PRIMA I RUMENI, POI GLI AFRICANI, E MO' BASTA. SONO INVALIDO AL 100%, CARDIOPATICO, M'HANNO DATO DUE ANNI DI VITA, SAI CHE ME FREGA DI QUELLI?'' - LA RAGGI: ''NON SARANNO TOLLERATE ZONE FRANCHE. QUESTA È UNA GRANDE SCONFITTA PER LA CITTÀ''. MA NELLA SCAMPIA ROMANA, IL RACKET DELLE CASE POPOLARI È IN PIEDI DAGLI ANNI '70: UNO SCAMBIO DI APPARTAMENTI OCCUPATI COSTA TRA I 30 E I 40 MILA EURO

VIDEO - GLI OCCUPANTI ABUSIVI CHE HANNO CACCIATO GLI IMMIGRATI CHE AVEVANO DIRITTO ALLA CASA POPOLARE

 

 

 

 

“VIA I NEGRI, CASE AGLI ITALIANI” ROMA, RIVOLTA IN PERIFERIA E GLI ABUSIVI SULLE BARRICATE CACCIANO UNA FAMIGLIA

Mauro Favale e Luca Monaco per la Repubblica

 

«Fossero stati italiani li avremmo fatti entrare». Claudio Morea non è tipo da giri di parole. Davanti al civico 15 di via Filottrano, San Basilio, periferia est di Roma, sfoga tutta la sua rabbia. Non prima di aver fatto l’elenco dei suoi acciacchi: «Sono invalido al 100%, cardiopatico, c’ho l’ulcera alle gambe, m’hanno dato due anni di vita, sai che me ne frega a me di quelli?».

san basiliosan basilio

 

“Quelli” sono Mourad Maslouh, 40 anni, marocchino, professione operaio, regolare permesso di soggiorno, 12mila euro di reddito annuo, sua moglie disoccupata e i loro tre figli di 1, 5 e 7 anni, nati tutti in Italia. Ieri mattina, in questo quadrante della capitale dove secondo le cronache si spaccia come a Scampia (vedette agli angoli delle strade e fiumi di cocaina ed eroina), un intero condominio ha impedito alla famiglia di Mourad di entrare nella loro nuova abitazione, un appartamento in un complesso di case popolari, assegnato dai servizi sociali del Comune.

 

«Non vogliamo né negri né altri stranieri», hanno urlato Claudio, suo fratello Adriano e il nipote Enzo, sostenuti da una trentina di vicini. «Tornatevene a casa coi gommoni», il tenore degli insulti che i presenti negano e i vigili urbani confermano. Davanti a loro, ad accompagnare i Maslouh, 5 pattuglie della municipale, una di carabinieri e una ditta di pulizie che, dopo lo sgombero, aveva il compito di dare una sistemata all’appartamento che i Morea abitano da agosto, entrati come spesso accade da queste parti: forzando la porta.

occupanti abusivi di san basilio  2occupanti abusivi di san basilio 2

 

Un’occupazione abusiva di una casa popolare che sarebbe dovuta terminare ieri e che invece prosegue, nonostante i sigilli posti alla porta di legno dell’appartamento. Alla fine Mourad e sua moglie hanno deciso di rinunciare all’assegnazione di quell’abitazione. «Situazione troppo pericolosa », è la versione ufficiale. Ieri notte hanno dormito nel residence comunale che speravano di abbandonare. Oggi, coi servizi sociali, cercheranno un’altra soluzione. Altrove, non certo qui.

 

Nel frattempo, a San Basilio si canta vittoria: «M’hanno detto di anna’ al dormitorio. Ma al dormitorio ci vai te», dice Claudio, che ieri sera ha rotto i lucchetti ed è rientrato a casa “sua” col fratello Adriano e il nipote Enzo, 27 anni passati a vivere tra occupazioni, cantine e roulotte. Accanto a loro i vicini di casa annuiscono. Stanno tutti insieme nel cortile di questo condominio sgarrupato, con l’ingresso puntellato «perché se no ci casca in testa».

occupanti abusivi di san basilio  1occupanti abusivi di san basilio 1

 

Raccontano che ieri mattina non c’hanno pensato un attimo con chi stare. Nessun ripensamento, nemmeno davanti alle lacrime dei bimbi di Mourad. «Perché, noi ragazzini non ce ne abbiamo? », dicono. Ribadendo, come sempre, di non sentirsi in alcun modo razzisti. «Noi? Ma de che. Se c’erano case per tutti mica eravamo razzisti. Però prima i rumeni, poi gli africani: e mo’ basta. Prima noi, poi gli altri».

 

La voce che gira nel quartiere è che gli ultimi 5 sfratti abbiano visto altrettante famiglie di italiani messe alla porta per far posto a stranieri. «E com’è che ci passano davanti nelle graduatorie? », dice Paola, 50 anni. «Noi sono vent’anni che abbiamo fatto domanda, arrivano questi e in 5 anni c’hanno la casa popolare».

case popolari a via filottrano san basiliocase popolari a via filottrano san basilio

 

Qui la questione è sempre la stessa, da una vita. Lo dice anche don Stefano, il parroco di San Basilio, la chiesa a 200 metri da via Filottrano 15. Davanti all’oratorio spiega che in questo territorio «il problema principale è la casa, prima del lavoro che pure non c’è, prima di tutto il resto. Aggiungici che questa è una comunità chiusa e la convivenza è quella che è». D’altra parte, la lotta per la casa a San Basilio è quasi un mito fondativo del quartiere dove negli anni ‘70 il Pci superava il 50%. Nel ‘74 ci furono tre giorni di barricate e un morto per impedire lo sgombero di 150 famiglie.

 

occupanti abusivi di san basilio  3occupanti abusivi di san basilio 3

Di quelle mobilitazioni ora resta soltanto un murale di 14 metri dipinto da Blu, il più famoso street artist italiano. E mentre per 10 euro ci sono tour guidati per ammirare la street art di San Basilio, oggi qui si parla piuttosto di «racket delle case popolari». Gli abitanti di via Filottrano negano, ma non è difficile farsi raccontare scambi di appartamenti occupati per cifre tra i 30 e i 40mila euro. Voci confermate anche dagli inquirenti: «In quei condomini entrano solo gli italiani o gli amici dei delinquenti », dice un investigatore. Per il momento, dopo i fatti di ieri, ci sono 5 denunciati per resistenza e incitamento all’odio razziale.

virginia raggivirginia raggi

 

La voce del Campidoglio arriva in serata per assicurare che «non verranno tollerate zone franche. Questa è una grande sconfitta per la città». Virginia Raggi, che qui hanno votato tutti senza pentimenti («Diamole tempo», dicono), fa filtrare la sua «forte indignazione», promettendo di incontrare la famiglia Maslouh. Ma in via Filottrano di questo poco importa: «A noi non ci si fila nessuno». Stessa frase che si sente dire ovunque in periferia. Dove ciascuno pensa di avere il primato del disagio: «Tor Bella Monaca — conclude Enzo — in confronto a qui è un hotel».

 

 

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