bernardo provenzano

IL TESORO DI “ZU’ BINNU” - DELLA RICCHEZZA ACCUMULATA NEGLI ANNI DA BERNARDO PROVENZANO NON C' È TRACCIA - SECONDO LA PROCURA DI PALERMO LA RISPOSTA È NELLA TRATTATIVA STATO-MAFIA: AVREBBE “VENDUTO” RIINA IN CAMBIO DELLA MESSA IN SICUREZZA DEL SUO PATRIMONIO

BERNARDO PROVENZANOBERNARDO PROVENZANO

Alessandra Ziniti per il “Corriere della Sera”

 

"La informo, che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere che se le interessa qualche calcestruzzi di fare lavorare me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato". Di "pizzini" come questo scrittogli dal boss Salvatore Lo Piccolo, nel covo di Montagna dei Cavalli dove l'11 aprile 2006 fu arrestato, Bernardo Provenzano ne conservava a decine. Testimonianza evidente di come, seppure con grandi difficoltà di comunicazione, non rinunciava certo ai suoi affari. Il suo "tesoro" è uno dei grandi misteri che il boss si porta nella tomba.

 

Bernardo ProvenzanoBernardo Provenzano

Un "buco nero" forse figlio di quella trattativa Stato-mafia della quale (secondo l' impianto accusatorio della Procura di Palermo ancora al vaglio del tribunale) Provenzano sarebbe stato uno dei perni, avendo in qualche modo accettato, per il tramite di Vito Ciancimino, quel contatto con il generale Mori che avrebbe portato alla cattura di Riina in cambio della garanzia della libertà per sé e forse anche della messa in sicurezza del suo patrimonio.

 

Il metano, la sanità, la grande distribuzione. I pentiti raccontano che questi fossero i settori in cui "zu' Binnu" ha da sempre investito i suoi soldi, appassionato molto di più di società e appalti che non della "roba", sicilianamente intesa come case, terreni, magazzini.

 

provenzano bernardoprovenzano bernardo

Le aziende del gas dei fratelli Cavallotti di Belmonte Mezzagno, la clinica d' eccellenza di Bagheria Villa Santa Teresa dell' ingegnere Michele Aiello, i supermercati in franchising di grandi marchi in Sicilia, da Trapani ad Agrigento. Beni sottratti alle cosche, per svariate centinaia di milioni di euro, tutti intestati a presunti prestanome del boss che gli inquirenti hanno ritenuto in qualche modo "riconducibili" a Provenzano.

 

Ma il vero tesoro di "Binnu", quello di cui c'è ampia traccia nelle decine di pizzini crittografati con il codice Provenzano, sequestrati al momento della cattura del boss ma anche nella documentazione di altri capimafia, non s' è mai trovato. Nelle casseforti all' estero, investito sui mercati azionari, in partecipazioni societarie, hanno raccontato i pentiti senza che però mai nessuno sia stato in grado di dare un' indicazione decisiva ai cacciatori di patrimoni.

 

BERNARDO PROVENZANO   BERNARDO PROVENZANO

Da quando, nel '92 subito prima delle stragi, sono tornati a Corleone, la moglie e i due figli non vivono nel lusso ma nessuno ha mai pensato che il sostegno alla famiglia potesse venire da quella piccola lavanderia che pure, nel 2002, quando Provenzano era ancora latitante, fu costretta a chiudere per la revoca dell' iscrizione all' albo degli artigiani. O dalla rappresentanza di aspirapolveri o da una borsa di studio in una università tedesca come ricercatore o, per ultimo, dai compensi per le conferenze ai turisti americani che arrivano a Palermo per il tour sui luoghi della mafia, per restare alle ultime conosciute fonti di reddito dei figli del boss.

 

Negli anni Settanta, a tenere la "cassa" di famiglia era Saveria, la giovane fidanzata che in latitanza non ha mai sposato. Ufficialmente "camiciaia" nullatenente di Cinisi, il paese di Peppino Impastato, fu lei la prima intestataria di una serie di beni e società per centinaia di milioni di lire create da quello che era allora lo storico "consulente" economico di tutti i boss di Cosa nostra, il commercialista Pino Mandalari che aveva amministrato già i beni di Gaetano Badalamenti e Totò Riina.

BERNARDO PROVENZANO   BERNARDO PROVENZANO

 

Gli unici sequestri di beni alla famiglia del boss sono di quegli anni, ma sono davvero poca cosa: quattro case a Corleone intestate ai giovani figli, un conto corrente con 600 milioni di lire al Banco di Sicilia, un paio di piccole aziende intestate al fratello del boss. Saveria affida anche qualche piccolo investimento a un docente di tecnica bancaria, quel Giuseppe Provenzano (non imparentato con il marito) arrestato nel 1984 e poi assolto che dieci anni dopo diventerà presidente della Regione sotto le insegne di Forza Italia.

BERNARDO PROVENZANO   BERNARDO PROVENZANO

 

BERNARDO PROVENZANO   BERNARDO PROVENZANO

Ma il boss, come poi rivelerà il pentito Angelo Siino, avrebbe affidato le chiavi della sua cassaforte al geometra Pino Lipari. È a casa sua che i poliziotti trovano i "pizzini" in cui Lipari suggerisce di vendere ville e residence turistici prima che i magistrati li individuino e ci sono le carte che inchiodano un altro prestanome. Si chiama Andrea Impastato, nel 2008 gli sequestrano beni per 150 milioni di euro. Poi, niente più. Provenzano si porta nella tomba le chiavi della cassaforte.

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)