padre georg gaenswein papa francesco bergoglio

IL RISULTATO DEL FACCIA A FACCIA TRA PAPA FRANCESCO E MONSIGNOR GAENSWEIN, DOPO LE POLEMICHE SOLLEVATE DAL SUO LIBRO, E’ CHE L’EX SEGRETARIO DI RATZINGER ORA DOVRÀ TACERE: “LA SOLUZIONE È IL SILENZIO” - ANCHE PERCHÉ È IN GIOCO IL SUO FUTURO ECCLESIASTICO: PER TOGLIERSELO DALLE PALLE, BERGOGLIO POTREBBE SPEDIRLO IN UNA NUNZIATURA, MAGARI IN AMERICA LATINA, IN ASIA O IN EUROPA - SI PARLA ANCHE DI UNA DOCENZA IN UN ATENEO CATTOLICO ALL'ESTERO - PERSINO I CATTO-CONSERVATORI SI SMARCANO DA GAENSWEIN: “È DIFFICILE IMMAGINARE CHE PAPA BENEDETTO LO AVESSE AUTORIZZATO A METTERE IN PIAZZA NELLE ORE SUCCESSIVE ALLA SUA MORTE TUTTE LE CARTE SEGRETE”

Domenico Agasso per “la Stampa”

 

PADRE GEORG GAENSWEIN E PAPA FRANCESCO

«L'udienza non era scritta nel programma di ieri del Santo Padre. E non ce la aspettavamo così presto». Un alto prelato vaticano manifesta il suo stupore di fronte all'incontro a sorpresa tra Papa Francesco e monsignor Georg Gaenswein, fido segretario particolare di Benedetto XVI.

 

IL LIBRO DI PADRE GEORG GAENSWEIN - NIENT'ALTRO CHE LA VERITA

Un faccia a faccia dopo le tensioni di questi giorni, e il terremoto sollevato dalla pubblicazione delle anticipazioni del libro - nelle ore dei funerali di Joseph Ratzinger - di padre Georg («Nient' altro che la verità», realizzato con il giornalista Saverio Gaeta, Edizioni Piemme, in uscita giovedì) da cui sono emersi sfoghi contro il Pontefice argentino.

Con ogni probabilità, questo è stato uno degli argomenti del colloquio.

 

Nel volume l'Arcivescovo tedesco ripercorre il complesso rapporto con Francesco, raccontando di essere rimasto scioccato quando il Papa lo allontanò, «sospese», dall'incarico di capo della Casa pontificia, rendendolo un «Prefetto dimezzato». Sostiene Gaenswein: «Lui mi guardò con espressione seria e disse a sorpresa: "D'ora in poi rimanga a casa. Accompagni Benedetto, che ha bisogno di lei, e faccia scudo". Restai scioccato e senza parole.

papa francesco bergoglio e monsignor gaenswein

 

Quando provai a replicare, chiuse seccamente il discorso: "Lei rimane prefetto, ma da domani non torni al lavoro". In modo dimesso replicai: "Non riesco a capirlo, non lo accetto umanamente, ma mi adeguo soltanto in obbedienza". E lui di rimando: "La mia esperienza personale è che "accettare in obbedienza" è una cosa buona".

 

Tornai al Monastero e lo raccontai a Benedetto, il quale commentò in modo ironico: "Sembra che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode!"». Rivelazioni che si sono aggiunte all'intervista al Die Tagespot, in cui Gaenswein ha svelato che la stretta operata da Bergoglio sulla messa in latino sarebbe stata un dolore per Ratzinger.

 

papa francesco bergoglio e monsignor gaenswein

Parole che rischiano di riaccendere gli scontri nel recinto cattolico tra le fazioni tradizionalisti e bergogliani, uno scenario vaticano che potrebbe essere scosso da quelle che Gaenswein stesso ha definito «due tifoserie». Nei giorni scorsi l'Arcivescovo con gli amici si sarebbe difeso definendo «decontestualizzati gli estratti che hanno provocato polemiche».

 

L'altro ieri Francesco all'Angelus ha, in qualche modo, risposto alle accuse di Georg: «Il chiacchiericcio è un'arma letale, uccide, uccide l'amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide?».

Il Papa, tranquillo per ciò che riguarda gli impegni quotidiani da Pontefice, sarebbe «amareggiato e dispiaciuto per il polverone sollevato dalle dichiarazioni di Gaenswein», racconta un presule.

 

Nel dialogo di ieri il Vescovo di Roma «avrebbe detto a Gaenswein che in questo momento la soluzione migliore è il silenzio. Tacere, per stemperare le tensioni. Ora serve silenzio, avrebbe ribadito il Papa», racconta un monsignore. E Gaenswein «avrebbe riportato questa indicazione alle persone a lui vicine». Anche perché è in gioco il futuro ecclesiastico del «Prefetto dimezzato», che potrebbe essere in procinto di fare le valigie. È l'altra questione spinosa che aleggia e che probabilmente hanno affrontato.

 

PADRE GEORG BERGOGLIO

Dando per altamente improbabile che padre Georg torni a pieno servizio nella Casa pontificia, secondo fonti vaticane papa Francesco aveva riflettuto sull'argomento «qualche tempo prima della morte di Benedetto XVI, e sembrava orientato a destinare Gaenswein in una nunziatura, magari in America Latina, in Asia o in Europa. Ora, se anche il Pontefice avesse deciso, e non c'è alcuna comunicazione in tal senso, bisogna vedere se i veleni di questi giorni hanno portato a qualche cambiamento di un'eventuale idea». Si parla anche di una docenza in un ateneo cattolico all'estero.

 

BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEIN

Più complesso un ritorno nella sua Germania, dove l'episcopato pare non lo accoglierebbe a braccia aperte. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca monsignor Georg Batzing nei giorni scorsi si è limitato a un distaccato: «Dipende dal diretto interessato e da chi prende queste decisioni nella Curia vaticana»; insomma, nessun invito particolare a padre Gaenswein per unirsi ai vescovi suoi connazionali. Se invece «sarà nominato per qualche ruolo a Roma - ragiona un altro prelato - credo sarà importante che non si presti a diventare capofila degli oppositori al pontificato».

 

BERGOGLIO PUTIN PADRE GEORG

Nel frattempo, emergono «malumori nei confronti del segretario di Ratzinger anche dalla stessa galassia tradizionalista», riporta un vescovo. «È difficile immaginare che Papa Benedetto lo avesse autorizzato a mettere in piazza nelle ore successive alla sua morte tutte le carte segrete e, soprattutto, le vicende, gli aneddoti e gli episodi che possono contrapporlo a Francesco».

 

Inoltre, il porporato assicura che «vari prelati dei circoli tradizionalisti si stanno smarcando dall'atteggiamento tenuto da Ganswein nei giorni delle esequie di Benedetto XVI. Secondo me, se il segretario di Ratzinger aveva l'obiettivo di diventare punto di riferimento degli ultraconservatori contro Bergoglio, il primo passo compiuto è stato sbagliato, nei modi e soprattutto nei tempi».

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