caporetto

RITORNO A CAPORETTO! LA MADRE DI TUTTE LE DISFATTE - 40MILA FRA MORTI E FERITI, 300 MILA PRIGIONIERI: IL 24 OTTOBRE DI 100 ANNI FA SULL’ALTO ISONZO LA SCONFITTA CHE MISE IN DUBBIO LA SOPRAVVIVENZA STESSA DELL'ITALIA UNITA – NON CI FU NESSUN TRADIMENTO MA UNA CATENA DI ERRORI DA PARTE DELLE ALTE GERARCHIE MILITARI – LA MANOVRA DIFENSIVA DEL GENERALE CADORNA E LA RISCOSSA DEL PIAVE – VIDEO

caporetto

 

Giovanni Sabbatucci per La Stampa

 

Nella memoria storica degli italiani la parola «Caporetto» (italianizzazione di Kobarid, un villaggio sloveno oggi così indicato nelle carte e nei cartelli stradali) rappresenta molto più del nome di una battaglia perduta in una guerra alla fine vinta, molto più di una sconfitta militare, per quanto severa.

 

Se il toponimo si è trasformato in un nome comune con tanto di articolo («una Caporetto»), come è accaduto con altri termini evocativi di disastri bellici o catastrofi naturali («una Waterloo», «una Casamicciola»), questo significa che la dodicesima battaglia dell' Isonzo, cominciata il 24 ottobre 1917 e subito trasformatasi in una rotta disordinata, fu allora avvertita da molti - e soprattutto da chi aveva visto nella guerra una prova necessaria per il consolidamento dell' identità nazionale - come una disfatta irrimediabile, una minaccia alla stessa possibilità di sopravvivenza dell' ancor giovane Stato unitario, di cui venivano evidenziati vizi e tare d' origine.

 

caporetto

Esercito alla sbando Le dimensioni del disastro erano difficilmente contestabili. Lo schieramento italiano rotto sull' alto Isonzo, nei pressi appunto di Kobarid, e aggirato da un' audace e innovativa manovra degli austro-tedeschi. La sorpresa, il panico, le catene di comando saltate insieme al sistema di comunicazioni. Un' intera armata dissolta, la fuga e lo sbandamento di molte unità.

 

Un terrificante bilancio di perdite: 10.000 kmq di territorio abbandonati, 40.000 fra morti e feriti, 300.000 prigionieri, un numero ancora maggiore di sbandati da recuperare e riequipaggiare, 600.000 profughi civili, quantità enormi di materiali perduti, compresa buona parte dell' artiglieria pesante. E su tutto il rischio che le forze armate non fossero più in grado di combattere, il timore che un collasso così grave potesse aprire la strada a un esito rivoluzionario alla maniera russa.

ARDITI GRANDE GUERRA

 

Solo il 9 novembre il generale Cadorna riuscì a portare a compimento l' ultima e la più riuscita delle sue manovre: lo schieramento difensivo sulla linea del Piave di quanto restava dell' esercito italiano.

 

In una guerra ottocentesca una disfatta di tali proporzioni avrebbe con ogni probabilità costretto l' Italia a uscire dal conflitto: esito disastroso per un Paese che era entrato in guerra non per difendere i suoi confini ma per conquistarne di migliori. In questo caso, i timori si rivelarono eccessivi, anche perché poggiavano su una diagnosi fondamentalmente errata: quella che riconduceva il cedimento dei reparti investiti dall' offensiva a una sorta di collasso morale, ovvero alla scarsa combattività delle truppe, se non addirittura al tradimento di alcuni reparti «vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico» (così Cadorna nel famigerato bollettino del 27 ottobre).

 

Gli errori dei comandi In realtà non ci fu alcun tradimento degli uomini in divisa, né una rottura subitanea nella fibra del Paese. Certo, la stanchezza si faceva sentire in quel terribile 1917 (quasi 150.000 perdite in agosto, nell' inutile conquista della Bainsizza). Ma a soffrirne non erano solo i soldati italiani, che avrebbero combattuto valorosamente le successive battaglie d' arresto sul Piave: quando furono schierati su un fronte più corto, trattati con maggiore umanità e mobilitati in vista di un obiettivo ben comprensibile come la difesa del territorio nazionale.

CAPORETTO

 

Gli errori veri furono quelli dei comandi. E non parlo dei singoli errori tecnici (lo schieramento troppo offensivo voluto da Capello, la posizione avanzata delle artiglierie di Badoglio), su cui tanto si è scritto e discusso.

 

Mi riferisco piuttosto a un atteggiamento di fondo, a una sorta di pigrizia mentale che portava le alte gerarchie militari a ripercorrere sempre le stesse strade, a cercar di adattare la realtà alle loro esperienze precedenti o alle teorie apprese nelle scuole di guerra.

 

I comandi italiani, ad esempio, ignorarono o sottovalutarono i molti segnali che indicavano l' offensiva di ottobre come imminente perché ritenevano impossibile un' azione importante in quella stagione e in quelle condizioni meteorologiche. La tattica dell' infiltrazione in profondità, poi, colse di sorpresa le truppe schierate sull' alto Isonzo perché contrastava con la teoria che imponeva agli attaccanti di conquistare le quote e proteggersi i fianchi prima di avanzare. Il contrario di quanto i tedeschi fecero sull' alto Isonzo nel 1917 e avrebbero ripetuto su più ampia scala, e con largo impiego di mezzi corazzati, nella battaglia di Francia del 1940.

 

cadorna

Nell' uno e nell' altro caso il risultato per gli avversari fu la disarticolazione dei comandi, la confusione delle iniziative, lo sbandamento delle truppe (effetto e non causa della rottura del fronte). Esattamente le condizioni per cui una «normale» sconfitta può trasformarsi in una Caporetto.

 

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...