IL SALTO DELLA SALMA - IL FASCIO-AVVOCATO GIACHINI: “IL CORPO DI PRIEBKE È STATO SEQUESTRATO, RESTITUITELO AI PARENTI!” - MA STI FAMILIARI, LO VOGLIONO O NO?

1. PRIEBKE:LEGALE,SALMA SEQUESTRATA,FAMIGLIA LA RIVUOLE
(ANSA) - La salma di Erich Priebke "è stata sequestrata: i familiari intendono denunciare questo fatto, ma soprattutto vogliono sapere dove è e che venga loro restituita". Lo ha detto all'ANSA l'avvocato Paolo Giachini, spiegando che il figlio di Priebke gli ha rinnovato il mandato chiedendogli di rivolgersi alle autorità per avere certezze sulla salma.

"La salma del signor Priebke - afferma Giachini - è stata sequestrata nella notte tra il 15 e il 16, mentre si trovava nella chiesa di Albano. Quattro persone che la vegliavano sono state picchiate, il feretro è stato portato via e da allora non sappiamo più dove è. Alle prime ore del mattino sono stato contattato dal figlio di Priebke, Ingo, che vive negli Usa, il quale mi ha rinnovato il mandato (che Giachini aveva rimesso ieri - ndr) e mi ha chiesto di rivolgermi alle autorità per avere certezze sulla salma del padre".

L'ipotesi di Giachini ("considerato che la vicenda è in mano al Governo") è che i responsabili di quello che definisce "rapimento" del feretro siano "i Servizi": "in ogni caso - sottolinea - ho avuto incarico dai familiari del signor Priebke di procedere anche presso l'autorità giudiziaria per fare chiarezza e ottenere giustizia". "Il fatto è - prosegue il legale - che allo stato noi non sappiamo dov'è la salma: noi temiamo che la si voglia far sparire, per poi coprire tutto con il Segreto di Stato".

"La famiglia Priebke - conclude l'avvocato - chiede ufficialmente alle autorità dov'è la salma, ce la mostrino e la mettano a disposizione per le decisioni che spettano solo ai familiari. Non si tenti di prendere decisioni illegali. La salma deve essere rilasciata alla famiglia, deve essere messa a disposizione della famiglia. Ci dicano nelle mani di chi è".


2. IL GIALLO DI PRIEBKE LA SALMA TRASFERITA IN UN POSTO SEGRETO
Carlo Bonini per "la Repubblica"


La tempesta perfetta si è compiuta. E ora, l'affare Priebke e il destino di una bara chiusa fino a ieri nell'hangar dell'aeroporto militare di Pratica di Mare si incartano in una infernale partita da Comma 22.

Un circolo vizioso che pesa come una questione di Stato e in cui, nonostante le apparenze, è data in realtà una sola scelta che nessuno però può neppure ipotizzare di pronunciare alla luce del sole. Far dimenticare rapidamente quel feretro all'opinione pubblica, sottrarlo per sempre alla sua vista e, insieme, alla disponibilità della sua famiglia, obbligandola a disinnescare il ricatto con cui, da sei giorni, tiene in scacco il Paese. È una partita ai cui esiti e nelle cui mosse pesano da giorni la volontà di Palazzo Chigi, dei ministeri degli Esteri e dell'Interno, del Quirinale, ma al cui tavolo, formalmente, siedono dal giorno uno di questa storia solo due attori.

Il vociante e abile avvocato Paolo Giachini, procuratore di una famiglia di cui nessuno ha avuto il bene di ascoltare mai la voce o l'effettiva volontà. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Una partita che poteva chiudersi la notte della scorsa settimana in cui la salma di Erich Priebke viene trasferita dall'abitazione romana dell'ex Ss nella sala mortuaria del Policlinico Gemelli. E che invece proprio lì comincia.

Quella notte, Pecoraro (e con lui il Viminale) è convinto di avere in mano la carta in grado di disinnescare l'ordigno cui con pazienza e preordinazione la famiglia Priebke e la sua cerchia di neonazisti nostrani hanno lavorato per tempo. Il Vicariato ha infatti acconsentito a che un sacerdote benedica la salma del boia delle Fosse Ardeatine nella cappella dell'ospedale alla presenza ristretta di amici e parenti.

A una sola condizione: che il prelato sia indicato dallo stesso Vicariato. Giachini non abbocca. Quella soluzione spegne sul nascere quel che la morte di Priebke deve diventare e, per conto della famiglia, e come la legge pure gli consente, rifiuta che la "benedizione cristiana" venga impartita da altri religiosi che non siano quelli indicati dalla famiglia. Prende tempo, dunque. E lascia che l'opinione pubblica frolli a dovere in un'attesa scaldata dalla decisione di Marino (che per altro avrebbe visto concorde Napolitano, secondo quel che riferiscono fonti qualificate del Viminale) che vieta la sepoltura nel comune di Roma e da quella del Vicariato che chiude all'ex Ss le porte di ogni chiesa cattolica.

Nella lingua tedesca che a Giachini piace, la mossa con cui sfida il prefetto Pecoraro ha un nome. "Zugzwang". È un termine degli scacchi e indica la situazione del giocatore che, obbligato a muovere, va incontro allo scacco matto o alla perdita di pezzi pesanti. Che, infatti, è quel che accade. Il prefetto di Roma è costretto a negoziare un piano B. Di cui, questa volta, a dettare le condizioni è però la famiglia Priebke.

In cambio di «esequie strettamente private», in una «residenza altrettanto privata», e con la celebrazione affidata alla confraternita negazionista lefebvriana di Albano Laziale, Giachini fa sapere che la famiglia acconsentirà alla cremazione della salma subito dopo i funerali.

La notte stessa di martedì. Sembra uno scambio equo. Capace di togliere di impaccio il prefetto perché, rispettando i caveat del sindaco di Roma, le preoccupazioni del Governo e la lettera della legge sul rispetto della volontà dei parenti di un deceduto (senza la loro autorizzazione non è possibile alcuna cremazione), consente formalmente di non coinvolgere l'autorità civile del luogo (il sindaco di Albano) e soprattutto promette, nell'arco di dodici ore, di togliere di mezzo il Problema: il corpo del nemico.

Ma lo scambio è un'altra trappola. Pecoraro non sa (o forse non viene informato) che Albano Laziale, medaglia d'argento alla Resistenza, è sulle pendici di quei Castelli Romani dove ha la sua casa la "Militia" di Maurizio Boccacci, i neonazisti che predicano da anni il loro odio antisemita. E dunque il funerale "privatissimo" diventa quel che sappiamo. Una corrida che, tuttavia, restituisce al prefetto il pallino del gioco. Che è poi la bara e la salma che contiene. Non più nell'obitorio di un ospedale cattolico. Non in una casa o in una villa private. Ma in una struttura militare della Repubblica.

Si arriva così a ieri. Giachini incontra il Prefetto per oltre due ore e pare farsi di nuovo agnello. La famiglia - riferisce - riterrebbe il problema delle esequie religiose "superato". Come se il passaggio dai lefebvriani avesse soddisfatto il desiderio della benedizione dell'Altissimo. Tutt'al più da "perfezionare" con un'ultima aspersione di incenso nell'hangar di Pratica di Mare da parte di un cappellano militare. Ma poi? Qui Giachini diabolicamente si ferma. E mentre pubblicamente annuncia cerimonie per il trigesimo della morte dell'ex Ss e la pubblicazione del suo video-testamento negazionista, fa sapere alla prefettura che non tocca alla famiglia trovare a questo punto un luogo di sepoltura dopo il no dell'Argentina e il "ni" della Germania.

Dunque? Accade che i cimiteri militari tedeschi di Pomezia e del Veneto rifiutino di ricevere la salma di Priebke perché non si tratta di «ufficiale caduto in combattimento». E che il sindaco di Fondachelli Fantina, il piccolo paese del messinese che si era detto disposto ad accogliere il feretro, risulti irrintracciabile alle telefonate della Prefettura di Roma, almeno fino a quando non si accerta che è ricoverato in ospedale e non appare sufficientemente lucido per prendere una decisione.

Il Comma 22 dà dunque una sola scelta. Muovere quella bara. Un'altra volta. Verso una destinazione di transito a tutti ignota, proponendo alla famiglia, in un patto del silenzio, un ultimo onorevole scambio che chiuda per sempre questa storia evitando di trasformarla in una ennesima trappola. E infatti, nella notte, le agenzie indicano che quella bara è tornata a muoversi. Anche se la Questura dice di non saperne nulla.


3. LO SCRITTORE PETER SCHNEIDER: A ROMA HA COMMESSO SOLO CRIMINI, IL MIO GOVERNO SBAGLIA A NON FARSI CARICO DELLA SEPOLTURA
Andrea Tarquini per "la Repubblica"

«Priebke dovrebbe essere sepolto in Germania, un cittadino tedesco è un problema tedesco». Ce lo dice Peter Schneider, scrittore noto anche da noi, intellettuale di punta della sinistra post-sessantottina di area spd.

Dove andrebbe sepolto Priebke?
«È un problema tedesco: era cittadino tedesco. Perché mai l'Italia, dove egli commise tali crimini, dovrebbe dargli una tomba? Tocca a noi tedeschi. Certo, si può anche dire che l'Italia è un paese cattolico, con un senso della pietà dopo la morte. Ma tocca a Berlino dare una tomba a Priebke».

Il governo federale sottolinea che tocca alla famiglia richiedere, allora?
«Pretesto idiota. Guardiamo ai fatti: Priebke era rimasto cittadino tedesco. La Repubblica federale non ha nulla a che fare con i crimini nazisti. E allora perché mai si ostina in questa posizione di rifiuto? Deve garantire a un cittadino tedesco il diritto alla sepoltura
in Germania».

È forse la vecchia voglia o tentazione di oblìo dei conservatori tedeschi?
«È la vecchia voglia di innocenza, di sentirsi innocenti per il passato. Paradossale: se Berlino decidesse di dare una tomba a Priebke nessuno al mondo direbbe che la Germania di oggi, le sue generazioni attuali, sono colpevoli. Sarebbe stupido e insensato, chi governa oggi non ha nulla a che fare coi nazisti. Comunque ricordiamo che su molte istituzioni postbelliche, dal servizio segreto (Bnd) ai ministeri di Esteri e Giustizia, si è fatta luce solo negli ultimi 5 anni. Per scoprire che nel dopoguerra erano pieni di nazisti riciclati. Purtroppo è parte della nostra storia».

La resa dei conti col passato venne solo col '68 e Brandt cancelliere?
«Quelli furono i prodromi. La vera resa dei conti con noi stessi venne negli anni '80 e '90. Noi nel ‘68 cominciammo, con la protesta contro la generazione nazista, ma allora non avevamo idea di quanto avessimo ragione contro i nostri padri. Tutta la Bonn di allora fu governata da ex nazisti. Che si adattarono, sapevano di essere sconfitti dalla Storia. Eppure nel ministero della Giustizia tutti i segretari di Stato erano ex nazisti, e agli Esteri, e al Bnd. Purtroppo non ci si può liberare da questo passato postbellico rifiutando di seppellire la salma dell'assassino Priebke».

 

 

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