
SARA’ IL CONCLAVE DEI MAGNACCIONI? – FRANCESCO MERLO E LE CRONACHE DELLE PORPORE CHE SI ATTOVAGLIANO TRA BICCHIERI DI VINO BIANCO, PASTA ALLA NORCINA E PESCE AL FORNO - "I CARDINALI SONO RACCONTATI COME GLI AFFAMATI AVVINAZZATI DELLA “SOCIETÀ DEI MAGNACCIONI”. VA BENE CHE FRANCESCO ACCUSÒ LA CURIA DI VIVERE COME “FARAONI” NEGLI ATTICI E ABBASSÒ GLI STIPENDI DEI CARDINALI, MA NON MI PARE CHE PAROLIN, ZUPPI, IL FILIPPINO TAGLE E NEPPURE I CONSERVATORI BURKE, SARAH E TURKSON SOMIGLINO AI “DODICI CESARI” DI SVETONIO. È UN PO’ TROPPO IMMAGINARE LO SPIRITO SANTO IN TRATTORIA E UN NUOVO PAPA ALL’AMATRICIANA..."
Lettera a Francesco Merlo pubblicata da "La Repubblica"
Caro Merlo, leggo e ascolto commenti di grande sorpresa perché i cardinali escono la sera con la tonaca nera e non porpora per abbandonarsi ai più sfrenati vizi: vanno a cena intorno al Vaticano. Che scoop, un cardinale tedesco addirittura beveva un bicchiere di bianco, altri papabili oltre a amatriciana e carbonara si permettono il lusso di una porzione di abbacchio o di un pesce ai ferri su lussuose tovagliette di carta gialla, prima di rientrare alle ore piccole cioè le 21-21,30. Dove andremo a finire di questo passo?
Manuel Orazi , Macerata
LA RISPOSTA DI FRANCESCO MERLO
È vero, i cardinali sono raccontati come gli affamati avvinazzati della “società dei magnaccioni”. Va bene che Francesco accusò la Curia di vivere come «faraoni» negli attici e abbassò i loro stipendi, ma la carbonara, il vino dei Castelli e le bottigliette del minibar non sono il Barbaresco di Gaja, la carne fassona, il tartufo del Perigord e il foie gras a dadini che (forse) è cibo da faraoni. Non mi pare che Parolin, Zuppi, il filippino Tagle e neppure i conservatori Burke, Sarah e Turkson somiglino ai “dodici cesari” di Svetonio (Zanichelli) che, avidi di bere e mangiare, morirono scannati o avvelenati dal fungo ovulo, come il goloso Claudio.
La “verità rivelata” è che gricia e abbacchio sono cucina popolare “alla Francesco”, mentre “se magna, eh!”, forse più del vaffa, esce dalla panza del peggiore populismo. Non invoco rispetto per i cardinali-faraoni, che non possono certo mangiare solo cicoria e pane secco, ma quando ho sentito Carlo Romeo, nella rassegna di Radio Radicale , leggere dai quotidiani la frase “ci siamo spazzolati due carciofi alla romana che non ti dico”, ho pensato: “poveri faraoni” ridotti ai carciofi bolliti e agli spaghetti scotti delle trattorie romane per turisti dove si respira odore di topo fritto.
Forse ispirato dalla vecchia foto del cardinal Tonini con Bertinotti e la signora Lella, li immaginavo a far sfoggio di latino nelle cene esclusive di gamberi rossi di Mazara e “San Pietro all’acqua pazza”, nelle terrazze private che a Roma sono i freschi “sotterranei” del mezzo cielo del potere. Memore delle esequie della “regina dei salotti” Maria Angiolillo, celebrate dallo stesso cardinale Re, che ha officiato i funerali del Papa dei poveri e andava alle feste di Mario D’Urso con la Valeriona Marini, non riesco a credere che siano finiti al brodo con dentro il dito del cameriere. E va bene che la tavola è il luogo fisico dei “tarallucci e vino”, che è la famosa mediazione all’italiana, ma è un po’ troppo immaginare lo Spirito Santo in trattoria e un nuovo Papa all’amatriciana.