LA MATEMATICA È FEMMINA – DOPO 80 ANNI I MATEMATICI SI DECIDONO A PREMIARE UNA DONNA – SI CHIAMA MARYAM MIRZAKHANI ED È UN’IRANIANA CON CATTEDRA A STANFORD

Francesco Semprini per "La Stampa"

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

 

È la prima donna nella storia ad aver vinto la Fields Medal, il prestigioso riconoscimento che per la matematica vale quanto un Premio Nobel. Parliamo di Maryam Mirzakhani, di origini iraniane, attualmente professore alla Stanford University in California, premiata per il suo contributo dato agli studi nel campo della geometria e dei sistemi complessi.

 

«È per me un grande onore, ed è soprattutto un motivo di incoraggiamento per le giovani studiose delle scienze e della matematica», ha spiegato Mirzakhani al momento di ritirare il premio durante la cerimonia che si è tenuta a Seul. La peculiarità del riconoscimento, che prende il nome del matematico canadese John Fields e prevede un premio in denaro di circa 13 mila dollari, è che viene assegnato a un massimo di quattro ricercatori che non abbiano compiuto oltre 40 anni di età.

 

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

Dal 1936, ovvero dalla prima edizione del premio che si tiene ogni quattro anni, nessuna donna ne era stata insignita. Quest’anno, tuttavia, l’International Congress of Mathematicians, la commissione che scrutina curriculum e lavori dei candidati, ha rotto gli indugi e conferito a Mirzakhani il riconoscimento per il suo importante contributo alle scienze matematiche nell’aver elaborato un nuovo metodo per calcolare il volume di oggetti che hanno superfici iperboliche.

 

«Esperta in diverse categorie delle tecniche applicate - ha spiegato la commissione in una nota letta durante la premiazione - riesce a combinare in maniera sapiente abilità tecnica, ambizione, visione ad ampio raggio e profonda curiosità».

 

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

Nata in Iran, Mirzakhani ha studiato a Harvard dove si è laureata nel 2004. Oggi è cittadina americana e dal 2008 insegna a Stanford, dove vive con il marito e la figlia di tre anni. «Sono sicura che da oggi saranno tante altre le donne che riceveranno questo premio», ha detto la studiosa, che prima del Fields Medal aveva vinto nel 2009 il Blumenthal Award for the Advancement on Research of Pure Mathematics, e nel 2013 il Satter Prize of the american Mathematical Society.

 

La sua notorietà tuttavia risale all’adolescenza, quando vince la medaglia d’oro ad entrambe le edizioni delle Olimpiadi della matematica del 1994 e il 1995. Una predestinata, insomma, che ora parla del suo lavoro con passione e semplicità. «Per me - dice - è come risolvere un puzzle, o risolvere un enigma unendo i diversi punti, è qualcosa che riesco a fare ed è un bellissimo cammino che voglio proseguire».

 

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

Assieme alla studiosa di origini iraniane, sono stati premiati Martin Hairer, austriaco di 38 anni che lavora all'Università di Warwick in Inghilterra, Manjul Bhargava, di 40 anni, cittadino con passaporti canadese e americano che insegna alla Princeton University negli Stati Uniti e Artur Avila, un ricercatore franco-brasiliano di 35 anni che lavora all’Istituto di Matematica di Jussieu a Parigi.

 

La cerimonia tenuta in Corea del Sud per le donne ha assunto un valore ancor più forte: a consegnare il premio a Mirzakhani è stata Park Geun-hye, primo presidente donna del Paese asiatico.

 

2.STATISTICA E PREGIUDIZIO È ANCORA VERO CHE I MASCHI CAPISCONO MEGLIO I NUMERI?

Lorenza Castagneri per "La Stampa"

 

I numeri non si discutono. Nei suoi ottant’anni di vita, la medaglia Fields, il più prestigioso riconoscimento nel campo della matematica, è andato solo una volta a una donna. Una su 56 premiati. E il rapporto Ocse-Pisa 2012, che raccoglie e valuta le performance scolastiche dei quindicenni di tutto il mondo, racconta che ai test di matematica le studentesse ottengono in media 11 punti in meno rispetto ai ragazzi. Una differenza che in Italia è ancora più profonda: 18 punti.

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

 

Ecco (apparentemente) confermato lo stereotipo: quando si parla di decimali, radici quadrate, equazioni e logaritmi le donne sono meno brave degli uomini. «Ma certo che è così, le statistiche non mentono», dice uno che il matematico lo fa di mestiere, Piergiorgio Odifreddi. Ne è convinto: con i numeri, come nella musica e negli scacchi, gli uomini sono meglio. Ma non è discriminazione, sostiene lui.

 

«È una questione di sensibilità. La matematica è troppo astratta. Le donne prediligono le applicazioni pratiche. Anche Rita Levi Montalcini e Margherita Hack, due grandi della ricerca, hanno scelto fisica e astronomia».

 

Per arrivare a risultati che migliorassero la vita di tutti. «I numeri - conclude Odifreddi - restano lontano dalla realtà. Studi di questo tipo sono più congeniali agli uomini. Vedremo se Maryam Mirzakhani sarà l’eccezione che conferma la regola o no».

 

Maryam MirzakhaniMaryam Mirzakhani

Quando nove anni fa, in America, qualcuno provò a sostenere la stessa opinione, ci fu una sollevazione. Lawrence Summers, rettore di Harvard, disse di essere convinto che le donne non possedevano le stesse capacità innate degli uomini in matematica. Seguirono polemiche, dibattiti, richieste di scuse. Alla fine, Summers scrisse una lettera aperta di due pagine ammettendo lo sbaglio che rischiava involontariamente di scoraggiare molte ragazze a intraprendere studi in quel campo.

 

Pure la Mattel non la passò liscia. Era il 1992 e la casa americana aveva appena lanciato sul mercato la Barbie parlante. Una delle 270 frasi pre-registrate che la bambola poteva ripetere era: «La matematica è difficile». Apriti cielo. Le associazioni studentesche femminili scatenarono una guerra e l’azienda ritirò il prodotto.

 

«È un pregiudizio talmente radicato che le ragazze finiscono per crederci davvero», sottolinea Francesca Zajczyk, docente di Sociologia a Milano Bicocca. Spesso, sostiene, sono proprio gli insegnanti, senza rendersene conto, a pretendere risultati diversi nei test di matematica da bambine e bambini, con questi ultimi che - nelle aspettative - sono sempre i primi della classe.

 

Ma sembra che qualcosa stia cambiando. Oggi le ragazze iscritte a ingegneria superano il 20%. Alla Scuola Sant’Anna di Pisa, a Biorobotica, dove la matematica è la base, lavorano più ricercatrici che colleghi maschi. «È un primo segnale e sono convinta che questo processo sia irreversibile - commenta Zajczyk -. Le famiglie hanno ancora molta influenza sui figli nella scelta del percorso universitario e lì gli stereotipi resistono.

 

A questo aggiungiamo anche che per le donne che lavorano in settori scientifici diventa difficile tenere insieme carriera e voglia di famiglia». Chissà che il sorriso di Maryam Mirzakhani arrivato ieri da Seoul non aiuti le ragazze a provarci una volta in più.

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