gabanelli savoia tesoro bankitalia

AVANTI, TESORO DEI SAVOIA! - UNO SCRIGNO PIENO DI GIOIELLI GIACE SEPOLTO NEL CAVEAU DI BANKITALIA DA 75 ANNI SENZA CHE NESSUNO NE RIVENDICHI LA PROPRIETÀ - MILENA GABANELLI: "CI SONO 6.732 BRILLANTI E 2 MILA PERLE CONSEGNATE DA UMBERTO II A LUIGI EINAUDI ALL'INDOMANI DEL REFERENDUM DEL 1946. IL BOTTINO VALE 300 MILIONI DI EURO, MA OGGI A CHI APPARTIENE?" - VIDEO

Milena Gabanelli - Il tesoro dei Savoia e i gioielli della regina Margherita dimenticati in Banca d'Italia

 

Andrea Ducci e Milena Gabanelli per il "Corriere della Sera"

 

milena gabanelli sul tesoro dei savoia 4

Lo scorso 5 giugno è stato il settantacinquesimo anniversario. Uno scrigno pieno di gioielli giace sepolto nel caveau di Bankitalia da ben oltre mezzo secolo senza che nessuno ne rivendichi la proprietà.

 

È il 5 giugno del 1946, il referendum ha appena decretato la fine della monarchia, quando la cassa centrale della Banca d'Italia prende in consegna un tesoro registrato sotto il nome «gioie di dotazione della Corona del Regno». A riceverlo in custodia è l'allora governatore della Banca, Luigi Einaudi.

 

il tesoro dei savoia in bankitalia 2

L'economista, che poi sarebbe diventato, ironia della storia, il primo presidente della Repubblica, è colui che si fa carico di incontrare l'ultimo Re d'Italia, Umberto II, per formalizzare il passaggio di consegna dei gioielli.

 

Cosa c'è nello scrigno

È un cofanetto rivestito in pelle a tre piani e protetto da 11 sigilli (5 del Ministero della Real Casa, 6 della Banca d'Italia) dove sono custoditi 6.732 brillanti e 2 mila perle di diverse misure montati su collier, orecchini, diademi e spille varie.

 

milena gabanelli sul tesoro dei savoia 3

Le pietre sono di peso e taglio diverso per un totale di quasi 2 mila carati. Tra i gioielli figurano, per esempio, un raro diamante rosa montato su una grande spilla a forma di fiocco, così come i lunghi collier di perle indossati dalla regina Margherita.

 

milena gabanelli sul tesoro dei savoia 2

Einaudi, nei suoi diari, annota alcuni dettagli sul contenuto del cofanetto: «Vi è il celebre diadema della Regina Margherita, portato poi dalla Regina Elena. Vi sono altri monili, fra cui quelli della principessa Maria Antonia. Trattasi in ogni caso di gioie le quali hanno avuto una storia particolare nelle vicende di Casa Savoia».

 

milena gabanelli sul tesoro dei savoia 1

Appartengono allo Stato o agli eredi? Trascorsi tre quarti di secolo resta un mistero italiano il perché tanto tempo non sia stato sufficiente per stabilire, una volta per tutte, la proprietà di quelle gemme.

 

Nel verbale di consegna restituito al ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, c'è scritto: «Si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno».

 

il tesoro dei savoia in bankitalia 1

Una formula volutamente vaga che accontenta Umberto II e lascia spazio alla possibilità che, come scrive Einaudi, quei gioielli spettino alla famiglia Savoia e non allo Stato. Nel corso dei decenni gli eredi del Re di Maggio non li hanno mai rivendicati nel timore che una richiesta di restituzione alimentasse un'ondata di risentimento, tanto più visto che i maschi di casa Savoia fino al 2003 non hanno potuto rimettere piede in Italia.

 

bankitalia

In cuor loro però sono convinti che debbano essere restituiti, poiché, almeno una parte dei gioielli, erano regali e acquisti personali dei vari membri di casa Savoia e non beni assegnati al re per l'adempimento delle sue funzioni, posti cioè al servizio dell'ufficio del sovrano.

 

la famiglia savoia

«L'attuale premier Draghi, quando era governatore della Banca d'Italia, in occasione di una nostra conversazione, aveva dato la sua disponibilità a prendere in considerazione la vicenda. Poi lui stesso ha cambiato ruolo.

 

Forse con questo governo il dialogo potrebbe essere più semplice», osserva Emanuele Filiberto di Savoia, nipote di Umberto II, che comunque aggiunge: «Mio nonno scrisse a chi di diritto, e ad avere quel diritto sono gli eredi. I gioielli sono di casa Savoia e ci dovrebbe essere una restituzione, poi, come ho sempre ripetuto, andrebbero esposti in Italia perché fanno parte della storia italiana».

 

Decide la presidenza del Consiglio

dataroom il tesoro dei savoia 10

Sul versante opposto nessuna presa di posizione è stata assunta da parte degli innumerevoli governi che si sono susseguiti dal 1946.

 

dataroom il tesoro dei savoia 8

Nella Costituzione, la tredicesima disposizione finale e transitoria specifica: «I beni esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli».

 

dataroom il tesoro dei savoia 5

La confisca, scattata nel dopoguerra, su quasi tutto il patrimonio dei Savoia (beni mobili e immobili), però non è mai stata esercitata su quei gioielli. Per un lungo periodo il cofanetto custodito in Via Nazionale è stato sottoposto anche a un vincolo della Procura della Repubblica di Roma: per un'eventuale apertura serviva il via libera dei giudici. Nel 2002 questo vincolo è stato rimosso.

 

Nel 2006 il deputato piemontese Raffaele Costa, scrive all'allora governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e chiede il prestito dei gioielli in occasione di una mostra durante le Olimpiadi di Torino. Il governatore a sua volta si rivolge alla presidenza del Consiglio, in quanto organo deputato a dare il via libera, e soltanto dopo risponde con una lettera a Costa.

 

dataroom il tesoro dei savoia 4

«In seguito all'interessamento della presidenza del Consiglio dei ministri, la Procura della Repubblica di Roma ha affermato il venir meno dell'indisponibilità che non consentiva né l'esibizione dei gioielli, né l'avvio delle procedure per la loro riconsegna», spiega la lettera che, tuttavia, rammenta la consueta formula: «La Banca d'Italia attende dal segretariato della presidenza del Consiglio dei ministri indicazioni sui comportamenti da tenere da parte dell'Istituto in qualità di depositario».

 

dataroom il tesoro dei savoia 3

Indicazioni che ad oggi non sono mai arrivate, tarpando le ali ai musei e curatori di mostre che nel tempo si sono candidati per accogliere ed esporre i beni della corona italiana. Quanto valgono quei gioielli? Una stima è difficile. Dal giorno della consegna del cofanetto, rivestito in pelle, una sola volta è stato possibile ispezionare e inventariare il contenuto.

 

dataroom il tesoro dei savoia 2

Nel 1976 la Procura di Roma, in seguito a una bizzarra storia che circolava in merito alla manomissione e al trafugamento di alcune spille appartenenti ai beni della corona, aveva deciso di rompere i sigilli.

 

Il giudice Antonino Scopelliti, ucciso qualche anno più tardi dalla mafia, aveva disposto un'ispezione per constatare che tutto fosse in ordine, la verifica si era rilevata così un'occasione per fare catalogare e inventariare i gioielli dalla maison Bulgari. Dalla perizia della Procura risultano, come detto, 6.732 brillanti e 2 mila perle di diverse misure montati su collier, orecchini, diademi e spille varie.

 

dataroom il tesoro dei savoia 1

Le perle, in assenza di luce e aria, è probabile che siano in buona parte morte o annerite, ma all'epoca il gioielliere romano aveva valutato le pietre e le perle, escludendo quindi le montature e il valore storico, in almeno 2 miliardi di lire, circa 18 milioni di euro attuali secondo la rivalutazione Istat.

 

Il valore commerciale è però potenzialmente 15 volte maggiore. In base alle valutazioni applicate nelle aste di Sotheby' s per i gioielli appartenuti a regine e principesse, il contenuto del cofanetto potrebbe valere attorno ai 300 milioni.

 

AMEDEO DI SAVOIA - EMANUELE FILIBERTO - VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

Infatti lo scorso maggio a Ginevra è stata battuta all'asta una piccola tiara appartenuta alla moglie di Amedeo I di Savoia per 1,6 milioni di dollari.

 

Il mistero della mancata esposizione

Un patrimonio che potrebbe giustificare un museo o un'esposizione permanente sul modello di quanto avviene, per esempio, nel Regno Unito, dove i celebri gioielli della Corona concorrono a rendere la Torre di Londra, che li ospita, uno dei siti più frequentati dai turisti: circa 3 milioni di visitatori paganti all'anno nel periodo precedente la pandemia.

 

emanuele filiberto vittorio emanuele di savoia

Per le gemme dei Savoia sembra non arrivare mai il tempo per essere esposte, così come capitato per altre ragioni alla collezione di statue e marmi antichi appartenente ai Torlonia, sepolta in un seminterrato per oltre mezzo secolo.

 

Resta il fatto che dal 1946 a oggi non è mai stato deciso chi abbia diritto a ritirare il cofanetto depositato 75 anni fa. Quanto tempo deve impiegare un Paese per stabilire la legittima proprietà di un bene a un erede o, eventualmente, restituirlo alla collettività in modo che possa beneficiarne? La stessa Banca d'Italia, con tutti gli spazi che ha, potrebbe allestire un museo aperto al pubblico.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....