forte braschi ultimo centrale di ascolto

SERVIZI E OSCURI SERVIZIETTI - COSA C’ENTRA IL COLONNELLO “ULTIMO” CON LO STABILE DAVANTI ALLA SEDE DELL'AISE, DOVE SI NASCONDEVA UNA "CENTRALE D'ASCOLTO", UN ''SERVIZIO SEGRETO PARALLELO" ORA IN FASE DI SMANTELLAMENTO? - ERA OPERATIVA DALLA FINE 2015: VUOI VEDERE CHE DA LI’ NASCONO I VELENI DELL'ARMA E IL CASO CONSIP? - IL PEZZO BOMBA DI “LETTERA 43” 

LA CENTRALE DI ASCOLTO VICINO FORTE BRASCHI

Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi per http://www.lettera43.it

 

Cinque vetrine oscurate, tre bianche e due nere, quasi impossibili da vedere dalla strada principale, protette da una lunga serie di alte piante di bambù, dove in fondo si vede anche una piccola immagine votiva della Madonna. Siamo al numero civico 83 di via Pineta Sacchetti a Roma. Per chi passa da queste parti quelle vetrine non sono altro che un negozio ormai in disuso al pian terreno, quello che è rimasto di un'agenzia dell'ex Cassa di risparmio di Civitavecchia poi passata a Intesa SanPaolo.

LA CENTRALE DI ASCOLTO VICINO FORTE BRASCHI OSCURATA SU GOOGLE MAPS

 

RUOLO CHIAVE NELL'ERA MANENTI. Ma chi si intende di Servizi segreti sa che quel posto può aver avuto un ruolo importante negli ultimi due anni della gestione di Alberto Manenti, nominato direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) nel 2014 dall'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un pied-à-terre che avrebbe rappresentato un tassello importante nelle polemiche interne all'arma dei carabinieri, dopo l'inchiesta Cpl Concordia e durante il caso Consip, che ha coinvolto esponenti della Benemerita come del Giglio magico renziano.

 

alberto manenti

IMMAGINI OSCURATE SU GOOGLE. Del resto, proprio alle nostre spalle, dall'altra parte della strada, c'è l'entrata di Forte Braschi, la sede storica dell’Aise, caserma Nicola Calipari, che ha il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili alla difesa dell’indipendenza, dell’integrità e della sicurezza della Repubblica dalle minacce provenienti dall’estero. È zona militare, di fotografie non se ne possono fare. C'è scritto a caratteri cubitali sui cartelli. Chi prova a cercare il posto su Google street view lo troverà anch'esso oscurato: solo immagini dall'alto.

 

Ma allora cosa c'è o c'è stato dentro questi locali di una ex banca? A quanto risulta a Lettera43.it quel palazzo è lo stesso di cui chiede conto il giornalista Luca Rocca su Il Tempo del 17 settembre 2017. «Vorremmo sapere», scrive Rocca, «se corrisponde al vero, oppure no, la vulgata di un appartamento esterno, proprio dirimpetto alla struttura di Forte Braschi nella disponibilità degli Ultimo Boys. (…) A cosa serviva?».

forte braschi sede aise

 

VICENDA NOTA DA ANNI NELL'AMBIENTE. Per avere conferme e delucidazioni sulle nostre informazioni abbiamo contattato lo stesso Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che esercita il controllo sulle attività di Aise e Aisi, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Peccato, perché la vicenda è nota da anni negli ambienti della sicurezza e forse ai più alti livelli del governo e della presidenza della Repubblica.

 

forte braschi sede aise

Questo potrebbe essere solo l'inizio di una storia di un Servizio segreto parallelo che avrebbe operato in Italia tra la fine del 2015 e l'inizio di del 2017. Un osservatorio privilegiato con un orecchio teso pure sulla storica sede del Raggruppamento unità difesa (Rud), apparato interforze delle forze armate, anch'esso con quartier generale all'interno di Forte Braschi: dal 2016 c'è un nuovo distaccamento dei nostri servizi in un palazzo in piazza Dante all'Esqulino. È, insomma, la storia incredibile di quella che viene descritta da alcune fonti come una centrale d'ascolto molto avanzata e costosa che ora sarebbe in fase di smantellamento.

 

CAPITANO ULTIMO CON L AQUILA

GUERRA INTERNA AI NOSTRI APPARATI. A rivelarlo a Lettera43.it è una fonte interna ai servizi che, a fronte di una richiesta di anonimato, aggiunge un importante particolare per comprendere come si è sviluppata in questi anni la guerra interna ai nostri apparati e poi divampata a livello politico giudiziario, incominciata appunto con l'inchiesta Cpl Concordia, con la pubblicazione delle intercettazioni dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di Renzi insieme con il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi. Non è un caso che lo stesso segretario del Partito democratico abbia più volte ripetuto che l'inchiesta Consip in realtà è «il caso Cpl Concordia».

CAPITAN ULTIMO1

 

Sì, perché quegli stralci di intercettazioni pubblicato da il Fatto Quotidiano un anno dopo l'investitura di Renzi a presidente del Consiglio, con il sospetto di un ricatto ai danni di Napolitano per colpa del figlio Giulio e gli insulti all'ex presidente del Consiglio Enrico Letta da parte di Renzi, non sono stato altro che il detonatore di una battaglia che si è svolta poi su più livelli, nell'arco degli ultimi due anni.

 

INTERCETTAZIONI AD ALTA EFFICIENZA. Nel 2015, quando il Capitano Ultimo viene allontanato dal Noe dopo le polemiche sulla cooperativa del gas, a quanto risulta a Lettera43.it la struttura e i suoi uomini vengono attrezzati, tra le altre cose con microfoni direzionali ad alta efficienza tra i più avanzati nel campo delle intercettazioni (come i Cobham Capsure mappati dagli “Spy Files” di Wikileaks).

capitan Ultimo2

 

CAPITANO ULTIMO, UNA SPIA TRA LE SPIE. «Se era un'attività lecita perché la stanno smantellando in tutta fretta nonostante gli ingenti investimenti fatti per allestirla con il denaro di tutti i contribuenti?», ci spiega la nostra fonte che ci tiene a sottolineare che parla «da uomo di Stato». Del resto il compito di Ultimo ai servizi era quello di vigilare sull'operato degli agenti in forze all'agenzia. Insomma, "una spia tra le spie" di grande spessore investigativo, ma che non poteva dirigere il reparto per cui occorre essere almeno generale di divisione.

 

scafarto

Per questo motivo a capo dell'ufficio "affari interni" si trovavano altri due ufficiali tra cui una fedelissima dello stesso Ultimo. Un ufficio delicato che doveva sorvegliare la fedeltà degli agenti sotto copertura come la gestione dei soldi del servizio segreto: tanto che 15 agenti finiranno coinvolti in queste intercettazioni a strascico. Ma le intercettazioni si sono limitate a questo? Come è noto Sergio De Caprio non è persona facile da gestire. Nell'accordo per l'arrivo a Forte Braschi aveva ricevuto anche il benestare sul fatto che lo seguissero tutti i suoi uomini, tranne uno, l'ambizioso capitano Giampaolo Scafarto che invece resterà nel Noe.

 

RENZI E NAPOLITANO

VELENI CHE SI ABBATTONO SULL'AISE. Tuttavia, come hanno scritto Carlo Bonini e Giuliano Foschini su la Repubblica, «il direttore dell'Aise, Alberto Manenti, coglie in De Caprio un'opportunità». Le stagioni dei servizi segreti italiani e i loro veleni, però, si incrociano ciclicamente e si abbattono sull'attuale direttore Manenti: «Dal giorno in cui ha messo piede nella stanza di direttore dell'Aise a Forte Braschi», scrivono ancora Bonini e Foschini, «luogo tra i più protetti e impermeabili del Paese, è infatti assediato dai veleni della stagione del Sismi di Nicolò Pollari».

MARCO MANCINI

 

E qui va fatto un inciso. Perché Marco Mancini, figlio della stagione di Pollari, compare nelle carte dell'inchiesta Consip come uno dei possibili informatori dell'ex parlamentare di Forza Italia Italo Bocchino che all'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, protagonista dell'indagine, riferisce proprio che «il nemico di Marco è Manenti, direttore dell'Aise».

 

APPARATI DI SICUREZZA DIVISI IN CORDATE. Una vicenda, quella di questo piccolo stabile di fronte a Forte Braschi, che racchiude molto delle divisioni all'interno dei nostri apparati di sicurezza divisi più che mai tra cordate di potere e politica. E che potrebbe rivelare nuove sorprese dopo l'archiviazione di Woodcock da parte della procura di Roma e soprattutto dopo la deposizione al Csm da parte del procuratore Lucia Musti, dove il magistrato ha parlato dei particolari "metodi" e della bomba "in mano" che avrebbero avuto Ultimo e Scafarto per arrivare a Renzi. Accuse che De Caprio ha sempre respinto. «Non ho mai svolto indagini per fini politici», spiegò definendo gli attacchi una «campagna di linciaggio mediatico». Ma a questa storia non è stata messa ancora la parola fine.

NICCOLO POLLARI

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...