pino maniaci

QUEL MANIACI CHE TRASFORMA LE CORNA IN COSA NOSTRA - DA SIMBOLO DELLA LOTTA ALLA MAFIA A IMPOSTORE: IL DOPPIO VOLTO DI PINO MANIACI, IL PREDICATORE DI TELEJATO (DIFESO DA INGROIA) - BOLZONI: “SIAMO DAVANTI A UN MONDO CAPOVOLTO. MANIACI E’ RIUSCITO A BRUTALIZZARE SCIASCIA”- VIDEO

1. MI VOGLIONO MORTO - VIDEO

2. PINO MANIACI - VIDEO

 

3. «MI FACCIO DARE 400 EURO, SONO UNA POTENZA»

Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”

PINO MANIACIPINO MANIACI

 

A dicembre pretendeva che gli assegnassero una scorta dopo avere trovato la macchina bruciata e i suoi due cani impiccati. Gran mobilitazione antimafia e solidarietà ai massimi livelli per Pino Maniaci, il vulcanico direttore e conduttore di una piccola emittente di Partinico, Telejato. Ufficialmente simbolo della legalità.

 

In realtà, trasformata in una sorta di bancomat per mini estorsioni ad un paio di sindaci e consiglieri dei Comuni vicini, come emerge da un’inchiesta della Procura di Palermo culminata nell’incriminazione di Maniaci e nel divieto per lui di soggiorno nelle provincie di Palermo e Trapani.

antonio ingroiaantonio ingroia

 

Un’impostura smascherata da intercettazioni che lasciano grande amarezza nel pianeta antimafia. Perché, per esempio, quei due cani furono impiccati dal marito della sua amante e Maniaci lo sapeva sfogandosi con lei, ignaro di darsi la zappa sui piedi, citando anche il marito tradito:

 

«Ha ammazzato i cani questa notte, ‘sto porco. Io l’ammazzo, ti giuro che l’ammazzo, gioia. Ora succede il bordello. Perché ora non esce che li ha ammazzati Gino Bua. Ma un atto intimidatorio a Pino Maniaci. Ora la scorta mi danno».

 

Mentre si vantava di avere scoperchiato la pentola maleodorante della gestione dei beni confiscati, contribuendo a far scattare le indagini su magistrati e amministratori, Maniaci a Partinico continuava a chiedere piccole mazzette. Da 100 a 400 euro. Per non mandare in onda alcuni servizi televisivi contro il sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo, quello di Borgetto, Gioacchino De Luca, e l’assessore, sempre di Borgetto, Gioacchino Polizzi.

 

Ricatti. Accuse pesanti, nonostante l’esiguità delle somme, dalle quali adesso lo difende un avvocato con il quale ha condiviso comizi e battaglie, l’ex magistrato Antonio Ingroia.

PINO MANIACI PINO MANIACI

Sarà un’impresa contrastare l’accusa davanti agli eloquenti filmati dei carabinieri che inquadrano Maniaci mentre cerca di spaventare il sindaco Lo Biundo. Prima millanta amicizia col prefetto: «Tu hai grosse inclusioni di persone attenzionate... c’è una proposta del tribunale che viene dal prefetto...». Poi batte cassa: «Allora 366, più 100, me ne devi dare 466. Mi servono 466 che devo andare in banca».

 

E quello sgancia. Non solo, ma gli assume l’amante, a sua volta euforica al telefono: «È stata una cosa inaspettata, perché io non me lo immaginavo che al servizio civico mi prendessero». E Maniaci: «Si vede che Salvo fece il suo dovere. Ora devo vedere di vederlo perché gli devo fottere altri 50 euro. Secondo te tutto questo rispetto da dove viene?

 

Questa è stata una minaccia mia!». E lei: «Tu solo fai tremare tutti con questa televisione». Lui sorride: «Quello che non hai capito tu è la potenza», ma la invita a tacere: «Perché, se non sa mai il Signore, lo viene a sapere qualche consigliere comunale... succede qualche ira di Dio e io è meglio che me ne vado dal paese».

 

Come adesso è accaduto. E come forse cominciò a sospettare sputando veleno contro chi lo intercettava: «Non ce ne sono istituzioni pulite in Italia. Sono tutte sudicie, tutti mangiatari e cose inutili, compresa la Dia, la Dda, i carabinieri, finanzieri e quanti cornuti sono. A mia? A me mettono sotto controllo?

PINO MANIACI    PINO MANIACI

 

A uno che rischia la pelle per fare antimafia. Ci sono magistrati corrotti, ladri. La mafia dell’antimafia. I veri mafiosi sono loro, non i mafiosi». Un vulcano inarrestabile scatenato anche contro il nucleo operativo dei carabinieri, liquidato come «il nucleo aperitivo». Battutacce che nebulizzano l’impegno di tanti volontari cresciuti attorno a Telejato, adesso delusi dal direttore rimasto senza scorta.

 

4. IL MONDO CAPOVOLTO DEL TELE-PREDICATORE

Attilio Bolzoni per “la Repubblica”

 

Il tele-predicatore Pino Maniaci è riuscito persino a brutalizzare l’intelligenza di Sciascia. Questa misera vicenda del giornalista-eroe che faceva estorsioni a destra e a manca, sicilianamente parlando ci consegna una realtà che non avremmo mai potuto immaginare e che cancella convincimenti antichi, sicurezze che tutti noi avevamo acquisito da molti anni.

PINO MANIACI  PINO MANIACI

 

Ufficialmente almeno dai tempi de Il Giorno della Civetta, il libro scritto dal maestro di Racalmuto nel 1961 e nelle cui pagine per la prima volta si narra come un delitto di mafia — l’omicidio di un certo Nicolosi, marito di Rosa (nel film di Damiano Damiani del 1969 sarà interpretata da una bellissima Claudia Cardinale) — per volere della stessa mafia venga poi contrabbandato come una “storia di femmine” e di “corna”.

 

In Sicilia, come in Calabria e come in altre zone dove cosche o bande la fanno da padrone, si è sempre usato “l’onore” come alibi. Per coprire faccende politico-mafiose e intrallazzi, per infangare la vittima, distogliere l’attenzione dal reale movente di un’azione criminale. Per necessità di ricondurre ogni episodio a fatto personale, privato.

Con la divulgazione delle intercettazioni e dei filmati che sembrano incastrare Maniaci, siamo davanti a un mondo capovolto che annulla il ragionamento di Leonardo Sciascia e di quella sua opera che ha fatto conoscere la mafia agli italiani. Il tele-predicatore di Partinico ha messo tutto sottosopra.

 

Ha utilizzato una “storia di corna” e di “femmine” — quindi un fatto molto privato — per riportarlo al contrario alla ricerca di un movente di mafia. Lo sapeva che i cani glieli aveva fatti uccidere il marito geloso della sua amante, ma ha scelto con accurato calcolo di dare la colpa ai boss, a Cosa Nostra, alla Cupola, alla mafia della cocaina. È il segno dei tempi.

PINO MANIACI     PINO MANIACI

 

Tutto questo deve far riflettere sulla strada che ha intrapreso negli ultimi anni l’Antimafia gridata, quella delle bandiere e della retorica, dei paroloni urlati nei cortei (o dagli schermi, nel caso di Maniaci) e degli accordi sottobanco stipulati in segreto, lontano da quelle migliaia e migliaia di ragazzi sparsi per l’Italia che continuano a credere alle invettive e ai sermoni dei tribuni di turno.

 

Un’Antimafia dal doppio volto, che rischia di trascinare nel fango quel tanto di buono che si è riuscito a costruire dopo le stragi anche nell’antimafia sociale. Ma i pericoli sono tanti. Troppi slogan, troppa propaganda, troppi soldi e troppi avventurieri e mercenari che imperversano nelle associazioni, nei circoli, nei presidi della legalità. È la banalizzazione della mafia, il commercio che si fa di quella parola. È Maniaci che trasforma “le corna” in Cosa Nostra.

PINO MANIACIPINO MANIACI

 

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