matteo messina denaro

UN DELITTO E MOLTI MISTERI - LA STORIA DI CALOGERO “LILLO” SANTANGELO, LO STUDENTE DI MEDICINA, UCCISO A PALERMO NEL 1981 DA UNA SQUADRA DI SICARI DI TOTÒ RIINA: PER ANNI LA SUA MORTE È RIMASTA UN GIALLO, MA ORA TUTTE LE STRADE PORTANO AL SUO PADRINO DI BATTESIMO, FRANCESCO MESSINA DENARO – U “ZÙ CICCIO” LO AVREBBE FATTO UCCIDERE PERCHÉ AVREBBE FATTO SPARIRE UNA PARTITA DI DROGA E PER AVER INTRODOTTO IL FIGLIO MATTEO A UNA SERIE DI FESTE A LUCI ROSSE A PALERMO CON ALCUNE “TARDONE” DELLA PALERMO BENE CHE…

Estratto dell'articolo di Lirio Abbate per “la Repubblica”

 

UN GIOVANISSIMO MATTEO MESSINA DENARO CON LA SUA FAMIGLIA E IL PADRE FRANCESCO

Il vecchio padrino Francesco Messina Denaro “campava” con le regole tribali di Cosa nostra ed era preoccupato che suo figlio Matteo, per il semplice fatto che aveva tante amanti e una condotta poco in linea con l’etica mafiosa, potesse essere messo da parte nella Cupola.

U siccu tirava dritto per la sua strada criminale: di giorno uccideva e la sera raccoglieva fidanzate. E spesso ammazzava anche per gelosia, non solo per mafia. E u zù Ciccio correva spesso ai ripari per proteggere agli occhi degli altri boss l’onore del figlio. Siamo negli anni Ottanta, e viene assassinato a Palermo un venticinquenne universitario, Calogero “Lillo” Santangelo.

 

ciccio messina denaro

«Matteo all’epoca era un ragazzino di appena vent’anni, veniva a Palermo a trovare a Lillo come si usa dire, per essere svezzato […]», racconta un ex universitario che ha vissuto quella storia.

 

Lillo e Matteo sono amici sin dall’infanzia. […] A Palermo divide l’appartamento con altri colleghi, fra cui Salvatore Errante Parrino, anche lui di Castelvetrano. […] Matteo fuggiva da Castelvetrano per partecipare a festini a luci rosse insieme al suo amico d’infanzia […]

La combriccola di Castelvetrano entra nel “giro” di donne di mezza età a cui piace “incontrarsi” con giovani disposti a divertirsi, senza alcun impegno sentimentale.

 

«Abbiamo conosciuto signore di Palermo dell’alta borghesia che non lesinavano a fare feste invitando anche ragazzotti e studentelli. Avevamo dunque queste opportunità di divertimento, ci mancava una persona per compensare con le donne presenti, e Lillo invitò Matteo Messina Denaro. Ricordo che lo portammo alla festa e si divertì come un pazzo» spiega Salvatore Parrino.

ciccio e matteo messina denaro

 

E poi in altre occasioni: «Abbiamo conosciuto signore che allora si definivano “tardone piacenti”» le quali organizzavano feste «ma ci voleva un numero superiore di picciutteddi rispetto alle signore, perché un ragazzino per ogni donna non ce la faceva.

 

Cercammo aiuto, e ognuno di noi si diede da fare per rintracciare qualcuno che ci poteva dare una mano a superare questa nottata che si presumeva abbastanza lunga e intensa. Chiamarono Matteo che era a Castelvetrano e gli dissero di prendere l’auto e correre a Palermo. E così fece» ricostruisce l’ex studente.

 

matteo messina denaro 2

Come spesso accade nelle storie di Cosa nostra, c’è sempre un’altra facciata, un risvolto inatteso. Quella che sembra un’amicizia fraterna, non vale niente di fronte all’offesa recata a un membro della famiglia.

 

E per Francesco Messina Denaro l’aver condotto il figlio in un ambiente, secondo la sua mentalità, di totale depravazione, è un insulto.

Da lavare con il sangue. U zu Ciccio , pur avendo tenuto a battesimo Lillo in nome della grande amicizia che lo legava al padre, non esita un istante a ordinarne la morte, dismettendo gli abiti del padrino per vestire quelli del carnefice. Come atto di riguardo verso il padre della vittima, ordina che l’omicidio venga eseguito a Palermo, il 9 novembre 1981, e non a Castelvetrano, nel paese natale.

 

Visto che si tratta di una «trasferta », U zu Ciccio chiede l’aiuto di Riina, il quale mette a disposizione i suoi fedelissimi sicari che sorprendono lo studente quasi sotto casa, e lo uccidono a sangue freddo.

matteo messina denaro e la sorella giovanna

[…] per venticinque anni questo delitto è rimasto senza spiegazioni. Nessuno aveva dato un senso all’omicidio di uno studente di Medicina, inspiegabilmente freddato dalla mafia, fino a quando non sono arrivate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: si trattava di una vendetta per uno sgarro fatto da Lillo a Francesco Messina Denaro, al quale, dicono, avrebbe fatto sparire una partita di droga.

 

Il padre di Lillo si è lasciato morire in ospedale di crepacuore dopo l’assassinio del figlio, incapace di comprendere il motivo di tanta crudeltà. Adesso c’è una risposta giudiziaria, ma è possibile che non coincida con la verità storica.

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