fabio de pasquale

TUTTI CONTRO TUTTI: I PM DI MILANO ALL'ASSALTO DI FABIO DE PASQUALE - GIA' A MARZO 2020 VENTISETTE PM HANNO REDATTO UN DOCUMENTO MOLTO CRITICO SULLE "LACUNE" DEL PROGETTO ORGANIZZATIVO 2017-2019 DELLA PROCURA, LAMENTANDO IL FUNZIONAMENTO DEL DIPARTIMENTO AFFARI INTERNAZIONALI E REATI ECONOMICI TRANSNAZIONALI, GUIDATO DA DE PASQUALE - È STATA SOPRATTUTTO LA SPROPORZIONE DELLE FORZE A CREARE NERVOSISMO: E' STATA RITENUTA ECCESSIVA L'ASSEGNAZIONE DEI MAGISTRATI AL DIPARTIMENTO DI DE PASQUALE…

Claudia Guasco per “il Messaggero”

 

FABIO DE PASQUALE

La creazione del dipartimento Affari internazionali e reati economici transnazionali è un progetto fortemente voluto dal capo della Procura di Milano Francesco Greco, ha preso forma nel 2017 ed è stato affidato all'aggiunto Fabio De Paquale, titolare del caso Eni-Nigeria. Ma sull'attività dell'ufficio si sono addensate rapidamente le nubi del malumore degli altri pm e si è insinuata l'idea che sia stato creato su misura proprio per l'inchiesta sulla presunta tangente da 1,1 miliardi pagata dalla multinazionale e finita con l'assoluzione di tutti gli imputati.

 

francesco greco

Già a marzo 2020 ventisette pm hanno redatto un documento molto critico sulle «lacune» del Progetto organizzativo 2017-2019 della Procura, evidenziando come il terzo dipartimento «avrebbe meritato» una «illustrazione analitica delle attribuzioni (di che affari si tratta), del peso, dell'andamento dei flussi di lavoro e dei risultati», mentre «nulla è possibile carpire» dai numeri forniti sull'attività del pool.

 

LACUNE

 Il Progetto organizzativo rimarca che, «in poco meno di due anni, il dipartimento ha investigato numerosi casi di corruzione internazionale, fiscalità e riciclaggio transnazionale. Alcuni di questi casi sono pervenuti a dibattimento e vi sono stati sequestri e pronunce giudiziali. Sono state complessivamente trattate 2.117 pratiche e ne sono state definite, allo stato, 1.514».

 

FABIO DE PASQUALE

Nel documento denuncia dei pm - dal quale già trapelano le tensioni in Procura poi esplose con i contrasti tra Greco e gli aggiunti Laura Pedio e Fabio De Pasquale, da un lato, e il pubblico ministero Paolo Storari dall'altro - i 27 magistrati firmatari evidenziavano le «due lacune fondamentali del Progetto organizzativo».

 

 Ossia quelle sulla «indicazione e, poi, l'analisi particolareggiata dei flussi» dell'attività d'indagine, un «difetto» che «impedisce alla radice di apprezzare gli aspetti riguardanti la congruità (e la tipologia) delle forze umane e materiali destinate a fronteggiare i singoli fenomeni» di criminalità. «Non si rinviene un'analisi della realtà criminale nel territorio di competenza», si legge nel documento, che rileva inoltre come «non sono stati specificamente individuati gli obiettivi organizzativi, di produttività e di repressione criminale che l'ufficio intende perseguire, né gli obiettivi che l'ufficio è o non è riuscito a conseguire nel precedente periodo».

 

LAURA PEDIO

Attenzione particolare viene dedicata proprio al terzo dipartimento per verificarne la «necessità», anche in relazione al rapporto con gli altri uffici della Procura «in grave sofferenza» dal punto di vista dei fascicoli da trattare e dell'organico dei magistrati. I numeri forniti, si legge nel documento, sono relativi solo al 2019 e non al triennio, dunque non farebbero chiarezza sull'attività del pool che ha a disposizione sei pubblici ministeri, di cui un aggiunto, e altri tre magistrati fuori quota.

 

fabio de Pasquale

Dallo scritto emerge che il 3 marzo 2020 i ventisette magistrati della Procura milanese che hanno manifestato critiche sul progetto organizzativo lamentano una carenza di dati statistici dettagliati relativi allo stato delle pendenze e ai flussi di lavoro ritenuti essenziali per elaborare strategie di contrasto alla criminalità, per una razionale distribuzione delle risorse umane e la priorità nella trattazione dei procedimenti.

 

Ma è soprattutto la sproporzione delle forze a creare nervosismo: viene ritenuta eccessiva l'assegnazione dei magistrati al dipartimento reati economici transnazionali rispetto a quelli che si occupano di reati gravi.

laura pedio

 

 PIANO ORGANIZZATIVO

La questione sarà affrontata dalla settima commissione del Csm, che dovrà gestire anche un'altra criticità. La Procura milanese, unico ufficio del distretto della Corte d'Appello, non ha inviato al consiglio giudiziario - l'organismo territoriale di autogoverno delle toghe - per il parere e la trasmissione al Csm, il nuovo piano organizzativo con cui si indicano gli obiettivi di «repressione» dei reati, la «produttività» che si vuole raggiungere e il bilancio dei risultati dell'attività di indagine degli anni precedenti. Inoltre non ha nemmeno depositato il decreto di conferma del piano organizzativo precedente. Lo ha segnalato nei giorni scorsi, con un verbale, lo stesso consiglio giudiziario al Csm.

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