CIAK, MI GIRA - LA VERA, FOLLE STORIA DEI CANNIBALI DELLA BALENIERA ESSEX CHE ISPIRARONO ‘’MOBY DICK’’ A MELVILLE

Dagotraduzione dell'articolo di Annabel Venning per il "Daily Mail"

Nel 1819 la Baleniera Essex, partita da Nantucket, nel New England, nelle acque dell'Oceano Pacifico, viene colpita da un enorme capodoglio. Mentre la barca colava a picco per i colpi subiti, l'equipaggio si dispose su tre scialuppe insieme alle riserve di cibo, ma erano comunque a 2 mila miglia al largo delle Society Island, le terre emerse più vicine.

Nel giro di qualche settimana l'acqua potabile era finita e il pane inzuppato nell'acqua marina non faceva altro che peggiorare la loro sete. Le loro barchette erano circondate da squali e da predatori si trasformarono in prede.

Dopo aver trovato un temporaneo ristoro in un isolotto non abitato, tutto l'equipaggio tranne tre uomini decisero di puntare verso l'Isola di Pasqua, non considerando che le isole Pitcairn (abitate), si trovavano a soli pochi giorni di navigazione, in un'altra direzione.

Smarrirono subito la rotta e la situazione peggiorò molto rapidamente: cominciarono a morire i propri uomini, che furono buttati in mare. Dopo un paio di mesi di navigazione, alla morte successiva fu deciso di rompere il tabù e utilizzare il cadavere per alimentarsi, separando gli arti dal corpo e la carne dalle ossa. Mangiarono per prima cosa il cuore e poi tagliarono il resto della carne a piccole strisce prima di buttare in mano le carcasse.

Quattro membri dell'equipaggio morirono successivamente e furono mangiati dai superstiti e quando le due imbarcazioni si separarono il comandante rimase solo con 3 marinai poco più che ragazzini. Rimasti di nuovo senza cibo e senza nessuna prospettiva di avvistare la terraferma uno dei tre giovani propose di tirare a sorte per decidere chi si loro avrebbe dato la sua vita per consentire agli altri di poter sopravvivere.

Quando venne individuata la vittima, il giovane Coffin, gli fu consentito di scrivere una lettera a sua madre per spiegare il suo martirio e chiedere lei di scusare i suoi carnefici. Dopo questo gesto fu colpito a morte e i tre superstiti mangiarono i suoi resti.

Prima dell'avvistamento da parte della nave Delfino, anche un altro dei ragazzi morì e fu divorato dal capitano e dall'altro giovane rimasto.

Quando vennero raccolti dai loro salvatori, in condizioni fisiche molto precarie, con le ossa visibili sulla pelle ormai consunta, erano passati 93 giorni esatti dall'urto con il capodoglio.

I tre sopravvissuti della seconda scialuppa furono salvati da una nave inglese cinque giorni prima: era infestati da bolle, gli arti distesi dalla ritenzione dei liquidi, la loro lingua troppo gonfie per poter parlare.

I tre marinai rimasti nell'isola furono ritrovati vivi due mesi dopo, mentre la terza scialuppa fu ritrovata molti mesi dopo in un isolotto vicino, con quattro scheletri all'interno.

Quando i sopravvissuti tornarono a Nantucket, il capitano Pollard andò a recapitare alla mamma di Coffin il suo messaggio, ma lei non lo perdonò mai per aver mangiato suo figlio per poter sopravvivere.

Sorprendentemente il capitano Pollard tornò a imbarcarsi in mare ma fece naufragio vicino le isole Hawaii. Venne salvato ma la sua carriera in mare finì e diventò guardiano notturno. Non volle mai parlare della sua esperienza.

Owen Chase, sopravvissuto insieme a Pollard, parlò a lungo di quanto era successo e i suoi racconti ispirarono a Hermann Melville il romanzo Moby Dick.

Se la storia raccontata dai due documentari sarà fedele all'originale per guardare le due opere bisognerà avere uno stomaco forte.

 

 

 

 

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