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“ANCHE CON I CONTROLLI, NOI FACCIAMO TUTTO UGUALE. SENZA SBALLO NON C’E’ GUSTO” - DUE ANNI DOPO LA CHIUSURA PER LA MORTE DEL 16ENNE LAMBERTO LUCACCIONI, VIAGGIO AL “COCORICO’” DI RICCIONE CROCEVIA DI FATTONI, PISCHELLE IN SHORTS E CRE-TEEN NOTTAMBULI - IL RACCONTO

Brunella Giovara per “la Repubblica”

 

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«Te, sei una mamma?». No. «Perché se qui cominciano a venire anche le mamme, è finita. Allora sei un poliziotto». Neanche. «No perché qui ci sono già gli Angels a sorvegliare, tanto noi facciamo tutto lo stesso, loro sono pochi». Pochi ma occhiuti e dotati di pila, a cercare chi spaccia, chi sta male, chi si azzuffa in mezzo alla pista per un piede pestato, nel ritmo tribale tum tu-tum di una nottata di Reggaeton, al Cocoricò di Riccione.

 

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Un tempio, grande piramide trasparente che sfolgora di luci colorate, per lo più rosse. C' è anche una gran luna tonda, ma nessuno la vede. In compenso c' è una tremenda puzza di piedi, visto che tutti - migliaia - hanno le scarpe da ginnastica, meno uno in mocassini senza calze, forse un carabiniere in borghese, visto che ha una ricetrasmittente in mano.

 

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C' è anche un potente odore di canne, «se te la trova l'Angel te la spegne, e stop. Del resto qui dentro non si può fumare». Si suda molto, si fuma e si beve moltissimo, cocktail colorati serviti da ragazze che mescolano e ballano insieme, bisogna saperlo fare. «Il resto, md e keta, te li porti da casa », spiega paziente Massimo, ventenne con gli occhiali di Bologna, tecnico specializzato neoassunto «per pura botta di culo».

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Chi porta dentro ketamina e mdma, cioè ecstasy? «Le ragazze, soprattutto. Sotto i cerotti o attaccate con lo scotch al reggiseno». D' altra parte si può capire la difficoltà di perquisire centinaia e centinaia di ragazzine, tutte in shorts e reggiseno meno un paio, nella calca dell' ingresso. Ci vorrebbero molti cani antidroga, però abituati al Reggaeton. «Altri la nascondono nelle calze, la cali con la prima consumazione, poi con la seconda e avanti così».

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A Riccione l'ecstasy si compra facile. Secondo i tassisti «i pierre che fanno le prevendite in viale Ceccarini vendono anche quella, se vuoi». I pierre sono ragazzetti, 25 euro e sei sicuro di entrare. Il resto, boh. Poi ci sono le "sigarette magiche", cioè le canne, da preparare sul posto, nella coda per ritirare il biglietto. Lì ti chiedono un documento per capire se sei minorenne, e ti timbrano il braccio.

 

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«Se ce l'hai così puoi consumare alcolici, se no mandi il tuo amico maggiorenne». Tante regole, ma facili facili. Si entra all'una del mattino, prima «è da sfigati». No pantaloni lunghi, solo al ginocchio per i maschi, «il pinocchietto è da sfigati» (ce l'ha il secondo carabiniere, che ha pure una tracolla con dentro forse la pistola, non certo la merenda).

 

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Dentro c'è Mamacita, format di spettacolo/programma su Radio 105/compilation/linea di abbigliamento. Bel nome, peccato colpisca duro sullo sterno, poi la colonna vertebrale e quindi il cervello, ma per un paio d'ore è molto divertente, ci sono dei cori di «eh eh» e «ah ah», ci sono molti sederi femminili che si dimenano, alcuni con la cellulite che trema sul tum tu-tum, va detto che non tutte dovrebbero mettersi gli shorts ma è la moda, e poi sono tutte ragazze che si divertono, ballano tra loro, e i maschi quindi tra loro, pochi gruppi misti, hanno tutti vent'anni, «i vecchi ne hanno 25, poi ci sono i "nonni" sui quaranta, e gli ultimi, sui 50, che cercano di rimorchiare le ragazzine».

 

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Come nell' Ottocento, le bruttine restano sullo sfondo, incedono a gruppi di tre alcune dee alte e bionde, con i capelli stirati, lì la calca si apre per farle passare. Davide ha 20 anni, stesso gruppo di Massimo ma da Modena, arrivati in treno e approdati in un B&B per due serate, venerdì Mamacita, sabato techno. Dice (urla) che «la colpa della droga è delle persone».

 

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Cioè «la mentalità della gente, cioè di noi». Sarebbe che «se non c' è sballo non c' è divertimento, chiaro?». Per una mentalità del genere una settimana fa è morta Adele De Vincenzi, 16 anni. In una strada di Genova, non in un locale. E due anni fa, qui, Lamberto Lucaccioni, 16 anni, è crollato sulla pista, gli amici l'hanno portato fuori, l' ambulanza è volata a Cesena, ma «l'ecstasy gli ha fatto scoppiare il cervello», nella sintesi dell' autopsia.

 

Quella volta il Cocoricò dovette chiudere quattro mesi. Molti orfani se ne sono andati al Peter Pan o a Villa delle Rose. Poi ha riaperto. Più controlli, ma «vedi quello là», dice Samuel. Nel casino e nel buio-rosso chi sarà mai, poi ecco che uno abbraccia un tizio, «gli ha appena passato la roba, ma non hai visto?». In bagno una ragazza ha appena messo la testa nel lavandino. Hai bevuto? «Sì». Hai preso altro? «Sì». Vuoi aiuto? «No». Arriva l'amica. «Giaaa-da, vieni a ballaaa-re».

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Giada si tira su e torna nella malabolgia divertente, che alle tre, con la seconda ondata di arrivi, comincia a essere faticosa, il volume è aumentato, le pareti tremano, il pavimento vibra, uno grida «oh, qualcuno ha appena pisciato! ».

 

Per fortuna alle 2 e un quarto hanno aperto le porte. Prima non si può uscire, se lo fai ti sbattono fuori e perdi i 25 euro. Fuori c'è fresco, la gente sciama e si abbatte a terra, uno esce come un proiettile e continua a ballare, altri maschi lo placcano, «ehi ehi sveglia », ci vorrebbe dell' acqua, dentro non la vendono («acqua? Ho solo del gin, bello fresco»).

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La mezza minerale costa 2 euro, «io muoio di sete, chi ha un euro da darmi», ma nessuno risponde, del gruppo di amici ciociari, budget molto piccolo, dormono in tenda, uno si lamenta, «ho comprato il salame con i miei soldi e voi l'avete mangiato tutto. Manco 'na fetta». Beh, per l' ecstasy la cosa è più seria, si fa una colletta, uno va a comprare, torna e divide con gli altri, da amici. La dose di ketamina più piccola viene 20 euro, ma attenzione, «certe volte ti vendono solo la "mutanda" della sigaretta».

 

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Tu sei fatto e non te ne accorgi, che l' involucro trasparente del pacchetto è vuoto. Il "pezzo" di coca invece sta a 40, e serve per tirarsi su, verso le 5 e mezza, quando il cielo comincia a schiarire, «si va all' after al Classic, poi bomboloni!». No grazie, un' altra volta, magari all' Amnesia di Milano, o al Bolgia di Bergamo, che son quelli che vanno di più.

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