noa pothoven

VIAGGIO NELL'INFERNO DI NOA, LA 17ENNE OLANDESE CHE SI È LASCIATA MORIRE DI FAME E DI SETE - DOPO GLI ULTIMI TENTATIVI DI SUICIDIO, I GIUDICI LA COSTRINSERO A SOTTOPORSI A UN TRATTAMENTO IN UN CENTRO SPECIALIZZATO A 50 CHILOMETRI DA CASA - LA MADRE AVREBBE VOLUTO UNA STRUTTURA CHE LE FACESSE DEGLI ELETTROCHOC - LA MACCHIA INDELEBILE DELLO STUPRO SUBìTO E GLI UOMINI CHE LA VIOLENTARONO SONO ANCORA IN LIBERTA'...

Pietro Del Re per “la Repubblica”

 

noa pothoven 5

«Non riusciamo a parlare con nessuno perché sopraffatti dal dolore». È una voce femminile che risponde al citofono dell' appartamento dove domenica scorsa s' è spenta Noa Pothoven, in un quartiere malconcio di Arhnem, città di 150mila abitanti a pochi chilometri dal confine tedesco. La voce è quella della sorella o forse quella della madre della giovane che qui s' è lasciata morire per denutrizione dopo un calvario di violenza e malattia durato anni.

 

Sono le sei del pomeriggio, e nell' edificio popolare che ospita la famiglia in lutto c' è un via vai di bambini e adulti in un melting pot di razze e colori, tutti indifferenti perché ignari della tragedia che s' è consumata dietro la porta dell' appartamento 299 di una strada che si pronuncia come uno starnuto.

A poche centinaia di metri incontriamo padre Albert, pastore del tempio protestante del quartiere.

noa pothoven 4

 

Lui non ha saputo di Noa né dai giornali né dai tg olandesi, che hanno ignorato la notizia, bensì dalla madre di un' amica della giovane. «Oggi tutti credono che la vita nel dolore e la sofferenza non valga la pena di essere vissuta, ma è un' idea sbagliata.

È quest' idea che ha favorito il voto della legge sull' eutanasia nei Paesi Bassi».

 

Già, ma a quanto pare a Noa nessuno ha somministrato un cocktail di barbiturici e farmaci letali, anche perché lo scorso dicembre, i medici dell' Aia ai quali s' era rivolta per entrare in una clinica che amministra la "dolce morte" le avevano negato l' accesso alla struttura. La storia di questa diciassettenne la cui voglia di morire è stata più forte di quella di vivere è ben più amara e complessa.

noa pothoven 2

 

Cerchiamo di ricostruirla assieme a Henk van Gelder, cronista del quotidiano locale De Gerdenlander che l' ha incontrata più d' una volta a dicembre e che ne conserva il ricordo di una ragazza intelligente e combattiva, ma tormentata da una profonda sofferenza psicologica. Sofferenza che ha una doppia origine: le molestie sessuali a 11 e 12 anni e lo stupro subìto a 14, a lungo tenuto segreto e il cui ricordo le aveva reso la vita «pesante come un macigno», come scrive nella sua autobiografia "Vincere o imparare". C' erano giorni in cui faceva fatica a parlare, «e perfino a respirare», confessa Noa.

 

Lo scorso febbraio, trova finalmente il coraggio di andare a denunciare i suoi carnefici, i due uomini che tre anni fa, non lontano da casa sua, l' hanno aggredita e violentata.

noa pothoven 3

«Ma davanti ai poliziotti ammutolisce. Le parole non le escono di bocca. E non riesce a formulare la denuncia. I due sono ancora in libertà e temo che lo rimarranno a lungo», dice van Gelder.

 

Alla mamma spiega che le facevano paura le divise degli agenti, come l' anno prima l' avevano spaventata le toghe del tribunale di Arnhen il giorno che, dopo i suoi ultimi tentativi di suicidio, i giudici la costrinsero a sottoporsi a un trattamento in un centro specializzato a 50 chilometri da casa, lontana dai suoi amorevoli genitori.

 

Per sei mesi sarà internata in «quell' inferno », al solo scopo di impedire che si togliesse la vita, trascurando le sue altre gravi patologie, anoressia, disturbo da stress post-traumatico e depressione che la stavano uccidendo. «Mi sentivo criminale, io che non ho mai rubato neanche una caramella », dirà Noa. «Non voglio più finire in cella di isolamento».

 

noa pothoven e la madre

Gli ultimi anni sono puntellati da frequenti ricoveri in ospedale, da nutrizione forzata e da infinite sedute di psicoterapia con dosi da cavallo di tranquillanti e anti-depressivi.

È lei stessa a descrivere «umilianti le misure coercitive» alle quali è sottoposta. Dice ancora il giornalista olandese: «Dopo venti soggiorni in centri di ricovero, la madre non sa più che cosa fare.

 

Cerca ogni tipo di terapia che possa aiutare la figlia senza mai perdere la speranza che questa veda finalmente un raggio di luce, magari innamorandosi di un ragazzo o trovando un lavoro che l' appaghi ». Nel frattempo Noa ha smesso di andare a scuola: è troppo debilitata. «La madre è consapevole che ci sia sempre meno tempo per salvare sua figlia, e alla fine vorrebbe trovare una struttura dove le facciano degli elettrochoc».

 

noa pothoven 1

A dicembre, senza dire nulla ai suoi genitori, Noa contatta la clinica dell' Aia per chiedere l' eutanasia. «Ma le rispondono che è troppo giovane e che il suo cervello deve ancora svilupparsi. Prima di poter prendere una tale decisione deve aspettare di aver compiuto almeno 21 anni. Noa è disperata. Mi dice che non ce la può fare a resistere ancora quattro anni perché soffre troppo, perché in ogni istante della sua vita rivive la paura provata durante lo stupro e perché dentro di lei sono entrati dei ladri che le hanno rubato la gioia di vivere».

 

Sarà adesso un' ispezione sanitaria lanciata dal ministero della Salute a verificare se è necessario aprire un' indagine sul caso. «L' ispezione non riguarda l' eutanasia, ma intende accertare il tipo di cure ricevute da Noa e se ci sia stato qualche errore nei trattamenti somministrati», ha detto un portavoce. Le sue precarie condizioni di salute fanno pensare che domenica scorsa sia morta di fame e di sete.

la famiglia di noa pothoven

 

E dire che nella lista delle cose da fare prima di morire, il solo desiderio che non aveva potuto esaudire era proprio quello di mangiare del cioccolato bianco. In compenso Noa era riuscita a guidare un motorino, a fumare una sigaretta e a bersi un' intera bottiglia di birra. Dei primati, che però non sono bastati a darle la forza di restare in vita.

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…