federico faggin

FERMATEVI A LEGGERE L’INTERVISTA A FEDERICO FAGGIN, FISICO QUANTISTICO CHE INVENTO’ IL TOUCH SCREEN E IL MICROPROCESSORE, CHE RACCONTA DEL SUO “RISVEGLIO” SPIRITUALE: “NEL 1990, ERO IN VACANZA, MI SVEGLIAI VERSO MEZZANOTTE E, MENTRE ASPETTAVO DI RIADDORMENTARMI, SENTII EMANARE DAL MIO CUORE UNA CARICA DI ENERGIA-AMORE MAI PROVATA PRIMA. ERA UN AMPIO FASCIO DI LUCE BIANCA, SCINTILLANTE, VIVA. NON HO MAI USATO DROGHE E UNA VOLTA, HO ESPERITO LA MIA COSCIENZA OVUNQUE: ERA DENTRO IL CORPO, MA ANCHE FUORI. IN UN’ALTRA OCCASIONE, LA MIA COSCIENZA È USCITA DAL CORPO, MI GUARDAVO DALL’ALTO. NOI UMANI SIAMO ‘UNITÀ DI COSCIENZA’, PARTI DI UN ‘UNO’, CIOE’ L’UNIVERSO, CON LE SUE STESSE PROPRIETÀ. LA COSCIENZA SOPRAVVIVE AL CORPO E QUANDO IL CORPO MUORE…”

Estratto dell’articolo di Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”

 

federico faggin 4

Di lui, Bill Gates ha detto: «Senza Federico Faggin, la Silicon Valley non si chiamerebbe così e sarebbe una semplice valley». Commento di Faggin, mentre ci accomodiamo nel salotto della sua casa di Vicenza dove niente è high tech, nemmeno il ventilatore: «Me lo ricordo ventenne, Bill Gates. Aveva appena fatto partire Microsoft. Era pepatello...».

 

Si deve a quest’ottantatreenne gagliardo in camicia a quadri a maniche corte l’invenzione del microchip, che col silicio ha consentito la miniaturizzazione di miliardi di device, inaugurando l’era digitale e battezzando la valle che ne è stata la culla e dove lui ha vissuto dal 1968.

federico faggin 5

 

Ed è stato lui a coinventare touch pad e touch screen. Ricorda: «Creammo il touch screen quando non esisteva nulla a cui applicarlo, poi uscirono i primi smartphone e lo presentai ai produttori di telefonini, ma per cinque o sei anni nessuno lo volle. Quindi, incontrai Steve Jobs, che capì. […] Solo che chiese l’esclusiva e non gliela diedi. Allora, lui sviluppò il touch screen da solo e, quando uscì, fui contentissimo, perché aveva aperto il mercato e noi potevamo vendere il nostro a tutti gli altri».

 

E quanti touch screen avete venduto?

«Ma milioni e milioni al mese! Però avevo già iniziato le mie ricerche su Fisica quantistica e coscienza e, nel 2009, ho lasciato il business […]».

 

Estremizzo troppo se dico che rischia di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la Fisica quantistica?

irriducibile federico faggin

«Eviterei la parola Dio...Ogni religione definisce Dio in maniera diversa».

 

Tutto nasce da quello che lei chiama «il risveglio». Che cos’è il «risveglio»?

«Nel 1990, ero in vacanza, mi svegliai verso mezzanotte e, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii emanare dal mio cuore una carica di energia-amore mai provata prima. Era un ampio fascio di luce bianca, scintillante, viva. All’improvviso, quella luce esplose e riempì la stanza per abbracciare l’intero universo. Sentii che quella era la “sostanza” di cui tutto ciò che esiste è fatto. E sentii, con enorme sorpresa, che quella sostanza, quella luce, quell’amore ero io. Non solo, ma che tutti siamo questo amore, se ci apriamo alla possibilità di esperirlo».

 

Non sospettò un’allucinazione?

«Era troppo vera per esserlo, ma lì ho capito che la conoscenza deve passare attraverso un vissuto. Se qualcuno, prima, mi avesse raccontato la stessa esperienza, non l’avrei capita. […] Oggi, però, dopo trent’anni di ricerca spirituale, ogni giorno, conosco qualcuno che ha vissuto “il risveglio”».

federico faggin 2

 

E semplifico troppo se dico che, alla base della sua teoria, prima viene la coscienza e poi il corpo? Che prima nasce il pensiero e poi la materia?

«[…] il passo avanti è stato capire come la Fisica quantistica si possa spiegare partendo dall’esistenza della coscienza e del libero arbitrio. Noi, quando spieghiamo ciò che proviamo, usiamo parole, gesti, ma non ci è possibile trasferire tutto. Allo stesso modo, lo stato quantistico di un campo è privato ed è conoscibile solo in parte.

 

Quindi, noi siamo un campo quantistico e la coscienza è un fenomeno quantistico perché ha tutte le caratteristiche dello stato puro quantistico: è ben definito, è privato e conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette esattamente la fenomenologia della nostra esperienza interiore. E affermare che noi siamo un campo quantistico ci consente di capire un’altra cosa per la quale i fisici non hanno trovato una ragione: il collasso della funzione d’onda».

 

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L’avverto che lei ha una laurea in Fisica, io no.

«Parlo del fatto che la Fisica quantistica ci può dare le probabilità di ciò che potrà manifestarsi, ma non ci dirà mai cosa si manifesterà. L’esito finale, per i fisici, è casuale e non si sa perché. Invece, con questa teoria, l’impossibilità di previsione si spiega dicendo che un campo quantistico, essendo cosciente, è dotato di libero arbitrio. […]».

 

Lei teorizza che tutto ciò che esiste è creato da Uno. Chi è «Uno»?

«L’universo. Quello della Fisica è dinamico e olistico, cioè cambia di continuo e non è fatto di parti separabili, però, io aggiungo anche che “Uno vuole conoscere se stesso” e quindi introduco libero arbitrio e coscienza, perché, per voler conoscere se stesso, bisogna essere coscienti».

 

E lei dice anche che noi siamo «unità di coscienza», parti di «Uno» con le sue stesse proprietà: sembra la storia di Dio che ci fa a sua immagine e somiglianza.

«Esatto».

 

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Un «Uno» di pura luce e spirito, che genera energia e materia per potersi sperimentare in situazioni diverse ed evolvere?

«Questo».

 

Qual è l’intuizione che l’ha guidata?

«Già in quella prima esperienza di risveglio, mi colpì che io fossi sia l’osservatore che l’osservato. Questo era folle, perché era come se non ci fosse separazione tra me e il mondo. Lì, ho intuito che la realtà è olografica, cioè è fatta di parti-tutto: ogni campo contiene l’essenza del tutto, esistiamo come parte di un intero. Non è facile dire di più di così».

 

Nei suoi libri, lei descrive il corpo come diretto da una coscienza che è altrove, una sorta di anima che lo precede e gli sopravvive. Si è mai sperimentato in quella dimensione?

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«Una volta, ho esperito la mia coscienza ovunque: era dentro il corpo, ma anche fuori. […] la mia coscienza era anche nel prato, negli alberi, nel fabbricato che avevo davanti, nel cielo. Ho sentito che sono un campo che esiste ovunque. Questa esperienza è stata diversa dall’altra che le ho raccontato. Stavolta, non ero più nella stanza in cui stavo fisicamente, ma ero dentro quello che vedevo».

 

Altre esperienze?

«In un’altra, la mia coscienza è proprio uscita dal corpo, ero tipo quello che si guardava dall’alto. Solo che ho avuto un po’ di paura e sono stato risucchiato subito dentro. Alcune esperienze le ho vissute con l’Holotropic Breathwork, una tecnica di respirazione.

Non ho mai usato droghe. […] Il punto di partenza è: Uno vuole conoscere se stesso».

 

Se la coscienza sopravvive al corpo, dove va quando il corpo muore?

federico faggin microchip

«Un campo, una volta creato, esiste per sempre, ma lo scientismo non vuole sentir parlare di reincarnazione. Però, ci sono tanti studi su bambini che ricordano vite passate e conoscono lingue strane mai sentite. I bambini sono più vicini a realtà più profonde. Io stesso, a tre o quattro anni, dicevo: “Quando ero grande e bla bla bla…”, raccontavo cose di cui avevo memoria e che non potevo sapere. […]».

 

[…] Che esperimenti sta facendo?

«Vari. Uno punta a dimostrare che le piante sono coscienti. Oggi, i più sono convinti che non lo sono perché non hanno il cervello».

 

Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale?

federico faggin

«Credo che la mia teoria sia cruciale per non farci azzannare: se non capiamo che siamo di più dell’intelligenza artificiale, ne saremo fagocitati. La vera creatività viene da noi, ma c’è un movimento per farci credere che l’intelligenza artificiale è meglio di noi».

 

E non lo è? Sa fare più cose di noi e più in fretta.

«Non ha la coscienza e non l’avrà mai. Ma usata con intelligenza è utile. Se non sei competente e ti affidi all’AI, accetti cavolate, perché l’AI fa parecchi errori e bisogna saperli cogliere. Il rischio è che chi è più ricco di intelligenza, con l’AI diventi più intelligente, mentre il povero di intelligenza diventa più povero. E questo è gravissimo perché ci sono più poveri che ricchi e quindi anche la democrazia è in pericolo. Infatti, i potenti vogliono controllare l’intelligenza artificiale per vendere di più e per manipolare le persone. La manipolazione è sottile, sempre più insidiosa.

federico faggin

 

Guardi lo scientismo: spinge per convincerci che la realtà è fatta solo di materia e tutto il resto gli va dietro. E così, per esempio, finiamo per esaltare la competizione. Nella visione che io propongo, invece, c’è solo cooperazione, perché siamo parti intere di Uno e Uno non è competitivo, è cooperativo. Invece, abbiamo accettato il principio della sopravvivenza del più forte, del più adatto». […]

 

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