sinochem marco tronchetti provera pirelli

I RAPPORTI ITALIA-CINA? SI INIZIERANNO A TESTARE IN PIRELLI - DOPO CHE IL GOVERNO, TRAMITE IL GOLDEN POWER, HA LIMITATO L'INFLUENZA DI PECHINO CHE FINE FARANNO INVESTIMENTI E CONSOLIDAMENTO DEL GRUPPO? - A FINE SETTEMBRE SCADRA' IL PATTO TRA SINOCHEM E SILK ROAD, CHE INSIEME DETENGONO IL 42% DELL'AZIENDA - E UN 5% DEL CAPITALE POTREBBE ESSERE LIBERATO DA VINCOLI: UN INIZIO DA "LIBERI TUTTI"... 

MARCO TRONCHETTI PROVERA

Estratto dell’articolo di Marigia Mangano per il “Sole 24 Ore”

 

Primo vertice tra Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli, e il ceo di Sinochem, Jiao Jian, dopo l'intervento del Governo italiano sulla governance di Pirelli, mentre il mercato guarda a settembre, quando scadrà il patto parasociale dei soci cinesi con Silk Road sul 5% del capitale della Bicocca per capire umori e intenzioni di Pechino sul dossier degli pneumatici.

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA E I CINESI DI SINOCHEM

Mercoledì […] si sarebbe tenuto un vertice tra il numero uno della Bicocca e il neo presidente della società degli pneumatici indicato dal socio cinese. Si tratta del primo contatto di persona tra le due parti dell'accordo parasociale dopo l'intervento del Governo italiano che su proposta del comitato Golden Power ha riscritto quello stesso patto imponendo limitazioni al socio cinese, primo azionista di Pirelli con il 37%.

 

SINOCHEM

L'incontro […] si sarebbe svolto in un clima istituzionale cordiale. […] si tratta ora di capire come si svilupperà la nuova convivenza italo cinese e soprattutto se le sensibili modifiche della governance della Bicocca imposte dal Golden Power condizioneranno nei prossimi mesi la strategia di Sinochem sulla partecipazione in Pirelli.

 

Lo schema uscito da Palazzo Chigi è stringente e per molti versi fa tornare i rapporti tra i soci agli accordi siglati nel 2017 e nel 2019: la holding dei soci italiani con 4 consiglieri sui 12 eletti dalla lista di maggioranza, l'amministratore delegato scelto da Camfin, la presenza di un direttore generale per realizzare il piano industriale e sovraintendere alla gestione ordinaria.

 

marco tronchetti provera

Rafforzato invece il presidio sulle materie considerate fondamentali per l'azienda. Nei patti passati si parlava di decisione motivata e nel migliore interesse di Pirelli per bocciare una proposta del capoazienda, nel provvedimento del governo è necessario invece un voto contrario dei 4/5 del consiglio per le delibere su questioni strategiche, quorum che sembra consentire a Camfin di neutralizzare ogni ribaltone. Ai cinesi, in sostanza, viene impedito di esercitare funzioni di coordinamento e controllo, ma anche di parlare e interagire con il management.

 

sinochem

Insomma, le misure attuate producono un effetto immediato: i cinesi non possono votare, su temi critici e nomine, se non in accordo con i soci italiani. Altrimenti il loro voto non vale nulla. La situazione mette così Sinochem/ChemChina in una posizione complessa: gli investimenti di ChemChina, infatti, sono vincolati al fatto che essa detiene partecipazioni di controllo. Non è un caso che, secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore, sul tavolo del partner di Pechino ci sarebbe proprio il tema del consolidamento di Pirelli.

 

[…] chiaramente la modifica della governance e l'assenza effettiva del controllo dei cinesi su Pirelli, potrebbero rappresentare dei temi validi per non consolidare più quel ricco pacchetto nel gruppo della Bicocca. Quali saranno i risvolti nel caso in cui questa eventualità si presenti?

pirelli

 

[…] Qualche segnale che aiuterà a capire le intenzioni di Pechino arriverà probabilmente anche alla scadenza di fine settembre del patto siglato da Sinochem e Silk Road, socio al 9% di Pirelli. Tale accordo disciplina i rapporti e allinea il voto dei due investitori in Pirelli sulla metà del pacchetto detenuto da Silk Road, ovvero il 5% di Pirelli. Considerando la quota di Sinochem, si arriva così a una partecipazione complessiva del 42% della Bicocca. Il patto di matrice cinese scade il 29 settembre e non prevede alcun meccanismo di rinnovo automatico.

 

SINOCHEM

E' evidente che qualsiasi mossa su questo accordo, rinnovo o disdetta, potrebbe essere indicativo degli umori e delle intenzioni del partner cinese, perché di fatto “libererebbe” un 5% del capitale da vincoli e obbligazioni contrattuali, ridimensionando il controllo di fatto del blocco cinese al 37%. Un inizio di “liberi tutti” che potrebbe voler dire, in prospettiva, la volontà di lasciare maggiore flessibilità sul pacchetto in Pirelli.   

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?