schlein sala ricci

“IL CINISMO DI ELLY SCHLEIN RENDE IL PD COLLUSO CON LE PRATICHE PEGGIORI DEI SUOI AMMINISTRATORI” – STEFANO FELTRI SI SCATENA SULLE INCHIESTE CHE RIGUARDANO I DUE ESPONENTI DEL CENTROSINISTRA BEPPE SALA E MATTEO RICCI, ENTRAMBI INDAGATI, SIA PURE CON RESPONSABILITÀ DIVERSE: “IL PD DI ELLY SCHLEIN SI È SCHIERATO COMPATTO CON BEPPE SALA A MILANO E NON HA MAI MESSO IN DUBBIO IL DIRITTO DI MATTEO RICCI A CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLE MARCHE ALLE ELEZIONI DI FINE SETTEMBRE PERCHE' SA DI NON AVERE CANDIDATI ALTERNATIVI. MA L’INDIFFERENZA VERSO LE VICENDE OGGETTO DELLE INCHIESTE, SOPRATTUTTO A MILANO, RISCHIA DI LASCIARLO SENZA ELETTORI…"

Stefano Feltri per Appunti

 

sala schlein

Gli avvisi di garanzia, i rinvii a giudizio, perfino le condanne sono variabili che devono contribuire a formare una valutazione politica. Non automatismi, a meno che l’automatismo non abbia conseguenze politiche per legge, come nel caso della legge Severino che portò alla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale e che prevede l’incandidabilità nel caso di alcune condanne.

 

Il garantismo, va sempre ribadito, riguarda l’aspetto penale: chi è sotto accusa si deve poter difendere forte di una presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Ma riguarda il processo, i diritti dell’accusato, il momento in cui scatta la pena.

 

Il garantismo applicato alla politica è spesso rivendicazione di omertà e impunità.

 

Non è solo legittimo, ma è doveroso formarsi ed esprimere un'opinione sui politici indagati ben prima delle sentenze definitive.

schlein matteo ricci

 

Insomma, sui casi del sindaco di Milano Beppe Sala, dell’europarlamentare e candidato presidente delle Marche Matteo Ricci abbiamo il dovere - come giornalisti, cittadini, elettori - di farci la nostra idea senza delegare la nostra autonomia di giudizio ai magistrati.

 

Quello che molte lettrici e lettori di Appunti in rivolta per i miei pezzi sul caso Sala forse non hanno chiaro è che la prova - necessaria per condannare - si forma nel dibattimento, cioè nel processo, ma le informazioni che sono utili a farsi un'opinione e una valutazione politica emergono già in fase di indagini.

 

D’altra parte, che utilità avrebbe formarsi una opinione sul sindaco Sala e i grattacieli di Milano fra tre o cinque anni, quando il mandato di Sala sarà finito e probabilmente nessuno dei protagonisti di oggi sarà ancora nelle stesse posizioni?

 

Queste premesse per dire che noi, di Sala e Ricci,i possiamo e dobbiamo parlare ora.

 

Tre vicende diverse, in fasi diverse dell’iter giudiziario, che ci aiutano a mettere a fuoco il rapporto tra giustizia, informazione e politica. E rendono evidente qual è l’approccio di Elly Schlein, segretaria del Pd: astenersi da ogni valutazione di merito, valutare soltanto le conseguenze tattiche del posizionamento del partito. Quindi Sala deve restare al suo posto perché oggi non c’è un altro candidato forte di centrosinistra per Milano, a prescindere da quello che ha fatto in questi anni.

schlein landini conte

 

Un cinismo, quello di Elly Schlein, che rende il Pd colluso con le pratiche peggiori dei suoi esponenti e amministratori. Politicamente colluso, non sul piano penale dove le responsabilità restano individuali. Ma le responsabilità politiche sono collettive, e credo che Schlein dovrà affrontare le sue quando alle prossime elezioni continuerà a proclamare vaghi slogan di cambiamento e integrità.

 

Il caso Ricci

Prendiamo il caso di Matteo Ricci. Non ho letto le carte, ma questa è una vicenda che nasce dalle inchieste del Resto del Carlino, quindi prima viene il giornalismo e poi la giustizia (applausi ai giornalisti locali).

 

Nel luglio 2024, quindi molto prima della scelta di Ricci di candidarsi a presidente delle Marche per le elezioni di fine settembre 2025, Il Resto del Carlino segnala alcuni punti opachi dell’amministrazione di Pesaro, dove Ricci è stato prima presidente della provincia e poi a lungo sindaco:

 

GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN

Un sistema che affidava incarichi pubblici di ogni genere, dal verde urbano per giustificare il ‘Cascone’ dedicato a Valentino Rossi, alla realizzazione di eventi culturali, passando per murales e performance artistiche, sempre agli stessi soggetti, senza che queste realtà avessero requisiti minimi come dipendenti, Durc o iscrizioni Inps/Inail.

 

Le determine di spesa? Spesso di fantasia, con motivazioni inventate, come quando un murales su Liliana Segre fu contabilizzato come “manutenzione idrica”.

 

Il Carlino racconta che ci sono anche molte altre vicende: due associazioni culturali no profit - Opera Maestra e Stella Polare - che in due anni hanno incassato quasi 600.000 euro:

 

Sono gestite da Stefano Esposto e nel tempo si sono trasformate in un collettore privilegiato per lavori pubblici di ogni genere: dalla manutenzione del verde ai progetti artistici, passando per eventi e iniziative culturali.

 

Il tutto grazie a una pioggia di affidamenti diretti, e con modalità che oggi la Procura definisce sospette.

 

Le associazioni avevano rapporti con funzionari del Comune, come Massimiliano Santini, ex incaricato dell’organizzazione nella giunta di Ricci. Scrive il Carlino:

 

Emblematico l’episodio del marchio “Il Palio dei Bracieri” (che ora ha cambiato nome in Palio di Pesaro), registrato a nome dello stesso Santini nel settembre 2022, e per il cui utilizzo Opera Maestra gli ha versato 45mila euro nel 2023.

 

Proprio quell’anno il Comune aveva stanziato 50mila euro all’associazione per realizzare l’evento: il 90 per cento del contributo è tornato al titolare del marchio. Una triangolazione che, secondo gli investigatori, non è un caso isolato.

sala schlein 3

 

L’inchiesta è per corruzione, Ricci avrebbe ottenuto - da questo sistema di affidamenti diretti e progetti un po’ disinvolti - un beneficio politico, non economico. Ci sono i reati contestati dalla Procura? Boh. Su questo certo che bisogna essere garantisti.

 

E sul piano politico? Ricci nel suo video sui social ostenta sicurezza e dice due cose: non conoscevo quelle associazioni e se c’è un funzionario che si comporta male in Comune, il sindaco è parte lesa, non complice.

 

E’ una difesa politicamente convincente?

 

Ricci ha avuto un anno dalle inchieste del Resto del Carlino, non è uno scandalo a orologeria. Immagino avrà modo di discolparsi davanti ai pm.

 

Sul piano politico non è una vicenda comparabile a quella di Sala, cioè non stiamo parlando delle misure caratterizzanti del suo intero mandato, non sono scelte epocali che hanno ridisegnato Pesaro.

 

Però, in generale, non è mai una argomentazione efficace per un politico in posizione di responsabilità sostenere di non sapere cosa gli succedeva sotto il naso, non avere idea di come vengono realizzate iniziative di cui poi si intesta i meriti (rivendica i successi delle iniziative organizzate dalle associazioni al centro dell’indagine) e sostenere che ha sbagliato a fidarsi dei sottoposti.

giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti

 

Gli elettori potrebbero legittimamente chiedergli, a prescindere dall’esito dell’inchiesta giudiziaria, ma se sei così inconsapevole, perché dovremmo darti ancora più potere e budget come presidente delle Marche?

 

Ricci avrebbe tutto da guadagnare a una difesa anche nel merito. Difesa politica, pubblica, non soltanto giudiziaria.

 

Si immagina che in un anno, da quando sono usciti gli articoli sul Resto del Carlino, abbia avuto modo di farsi un’idea molto precisa degli episodi contestati e abbia ricostruito i vari passaggi anche amministrativi delle vicende.

 

Detto questo, la vicenda Ricci è drasticamente diversa dal caso di Giuseppe Sala a Milano.

L’inchiesta della Procura di Milano sui grattacieli costruiti in violazione delle leggi urbanistiche, con semplici comunicazioni, è un'inchiesta sul cuore dell’amministrazione Sala.

 

Non si tratta di qualche episodio dubbio, qualche affidamento discutibile, come nel caso di Pesaro, ma di operazioni da milioni di euro, che hanno ridisegnato l’intera immagine e struttura sociale della città di Milano.

 

SIM SALA BIM - MEME BY EMILIANO CARLI

Sono due ordini di grandezza diversi - Milano e Pesaro, Sala e Ricci - ma anche due tipi di responsabilità (politiche) differenti.

 

Prendo la sintesi del problema milanese che fa la Procura di Milano su quello che è successo a Milano con la giunta Sala:

 

attribuzione - deliberatamente contra legem - di poteri valutativi discrezionali alla Commissione del paesaggio (organo consultivo nominato dal Sindaco di Milano e composto da professionisti privati), alla quale è stato concesso il potere di derogare alle norme del PGT;

 

utilizzo di dispositivi procedurali gravemente arbitrari e in violazione della normativa primaria e secondaria da parte di funzionari e dirigenti pubblici (utilizzo della SCIA in luogo dei permessi di costruire, qualificazione degli interventi quali “ristrutturazione edilizia” in luogo di “nuova costruzione”);

 

sottostima delle opere edilizie, quantificando gli oneri di costruzione (da corrispondere al Comune da parte del costruttore) per importi notevolmente inferiori a quelli dovuti;

 

LA MILANO DA BOERI - VIGNETTA BY GIANNELLI

usurpazione dei poteri del Consiglio e della Giunta comunale, consentendo agli organi amministrativi di stipulare “convenzioni urbanistiche” in deroga alle norme del PGT;

 

falsa rappresentazione dei luoghi e violazione delle disposizioni urbanistiche (superamento delle altezze consentite, aggiramento delle norme sui cortili, ampliamento delle cubature e delle superfici edificabili, ecc);

 

promozione di iniziative legislative finalizzate a “neutralizzare” le indagini avviate dalla Procura di Milano, mediante l’approvazione del disegno di legge denominato Salva Milano.

 

Io non so se questi siano reati. So però che sono fatti, che abbiamo conosciuto nei loro dettagli grazie all’inchiesta giudiziaria, ma non soltanto da quella fonte.

 

Molto era già evidente, e documentato da inchieste giornalistiche come quelle di Gianni Barbacetto (vedi il suo libro Contro Milano per Paper First), che infatti la Giunta di Milano ha cercato di silenziare con una querela ad personam nel giugno 2024.

 

post di fedez contro beppe sala

La colpa di Barbacetto era quella di essersi chiesto, su Facebook, se non erano per caso girate anche mazzette.

 

Ora sappiamo che c’erano anche quelle.

 

Dicevo: a Milano conosciamo i fatti. Sappiamo cioè che Beppe Sala ha fondato lo sviluppo della città sui grandi progetti immobiliari, che erano anche il fine ultimo di Expo2015, e che per accelerare l’iter di approvazione ha delegato le valutazioni a una commissione indipendente, la commissione Paesaggio, composta non da funzionari pubblici ma da professionisti del settore.

 

Sappiamo che questa commissione approvava progetti in violazione della legge, soltanto con una comunicazione di inizio lavori (SCIA) e in deroga al piano urbanistico (PGT) che prevede che la città abbia qualche beneficio dalle nuove costruzioni.

 

Sappiamo che Sala si è fatto portavoce della necessità di rendere legale quello che non lo era, con la legge Salva Milano che - è giusto ricordare - i referenti del sistema immobiliare hanno fatto entrare in Parlamento grazie al centrodestra, con Maurizio Lupi (Noi Moderati) e con il futuro ministro Tommaso Foti (Fratelli d’Italia).

 

Lupi è il potenziale candidato del centrodestra per prendere il posto di Sala e quindi era il referente ideale per dare continuità alla speculazione immobiliare.

 

stefano boeri beppe sala

Tutto questo lo sapevamo anche prima delle inchieste della Procura, che hanno aggiunto alcuni dettagli importanti: in particolare il fatto che i progettisti nella commissione Paesaggio fossero in conflitto di interessi, cioè a libro paga dei costruttori di cui dovevano approvare i progetti.

 

Prendiamo il caso dell’architetto Alessandro Scandurra e leggiamo sempre dalle carte della Procura:

 

Scandurra, nella qualità di componente della Commissione per il paesaggio – e quindi di pubblico ufficiale – e Manfredi Catella, CEO della società Coima, stringevano un accordo di corruzione, in base al quale Coima affidava a Scandurra incarichi remunerati di progettazione, tutti soggetti alle valutazioni della Commissione per il paesaggio, e Scandurra piegava l’esercizio della sua funzione valutativa in seno alla Commissione, in favore degli interventi di interesse di Coima e suoi personali.

 

beppe sala in consiglio comunale

L’utilità per Scandurra consisteva nell’assegnazione di detti incarichi da parte di Coima e nelle relative remunerazioni, per Catella nel contributo assicurato da Scandurra al conseguimento dell’approvazione dei progetti della sua società.

 

Scandurra riceveva da Coima, in attuazione di tale accordo di corruzione, parcelle almeno per complessivi euro 138.873,19.

 

Tra l’altro, in attuazione del medesimo accordo di corruzione, in sede di Commissione per il paesaggio, Scandurra nella seduta del 7 marzo 2024 ometteva di astenersi, compiendo atti contrari ai doveri di ufficio, partecipava alla discussione, orientando la valutazione in favore del suddetto:

 

- Piano integrato d'intervento (P.I.I.) zona speciale Porta Romana – Accordo di programma scali ferroviari, proposto da Coima;

 

- Progetto P39 – Pirellino

 

Queste cose le apprendiamo dall’inchiesta.

 

GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA

Garantismo significa riconoscere che Scandurra e Catella sono innocenti rispetto a ogni accusa di corruzione fino al terzo grado di giudizio. Ma sul piano politico possiamo dire fin d’ora che è inaccettabile che un sindaco deleghi la politica urbanistica a una commissione di architetti che devono valutare i progetti per i quali hanno ricevuto incarichi remunerati dai costruttori che li sostengono.

 

Soprattutto se le loro valutazioni sembrano dipendere dal fatto di ricevere o non ricevere soldi dal gruppo oggetto della valutazione.

 

Qualcuno dice: la Procura di Milano vuole limitare lo spazio di azione della politica: come si governa la città lo decide il sindaco, non un pm. Vero, ma il sindaco può decidere come governare soltanto nel perimetro della legge.

 

beppe sala

E noi sappiamo - già ora - che Beppe Sala è uscito da quel perimetro: lo dimostra l’urgenza della legge Salva Milano, che è stata abbandonata (da Sala ma anche dal Pd) soltanto quando - grazie ai pm - si è scoperto che era stata scritta dai membri della commissione Paesaggio per conto degli immobiliaristi.

 

Il vaglio dei giudici

Sul piano strettamente penale, poi, è utile ricordare che giudici terzi continuano a validare le tesi della Procura. Non soltanto vengono approvate le misure cautelari, ma anche gli impianti accusatori vengono definiti degni di affrontare la prova del processo, con il rinvio a giudizio.

 

Il gip (giudice per le indagini preliminari) ha rinviato a giudizio i sei indagati per il processo per le Park Towers di Crescenzago.

 

Sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella spiega perché si tratta di un passaggio significativo:

L’importanza della decisione sta nel fatto che in questo fascicolo c’erano già quasi tutte le questioni che per i pm Petruzzella-Filippini-Clerici sono il presupposto anche delle contestazioni mosse proprio in questi giorni ad altri sei indagati per i quali invece la Procura sulla scorta delle indagini della Guardia di Finanza milanese sta chiedendo l’arresto (e il cui riverbero ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati anche del sindaco Beppe Sala), e per i quali proprio oggi si stanno svolgendo davanti al gip Mattia Fiorentini gli interrogatori preventivi introdotti dalla legge Nordio l’anno scorso: tra essi la nozione di ristrutturazione contrabbandata per i pm per autorizzare in realtà nuove costruzioni, il ricorso (per i pm illegittimo) a una «Scia - Segnalazione certificata di inizio attività» sostitutiva di un permesso di costruire, la lamentata assenza di piani attuativi e di valutazioni dell’aggravio di carico urbanistico (parchi, strade, fognature, acqua, luce, gas, asili), l’impropria monetizzazione degli standard.

stefano feltri

 

Il Partito democratico di Elly Schlein si è schierato compatto con Beppe Sala a Milano e non ha mai messo in dubbio il diritto di Matteo Ricci a correre per la presidenza delle Marche alle elezioni di fine settembre.

 

Il Pd sa di non avere candidati alternativi, a Milano come nelle Marche.

 

Ma l’indifferenza verso le vicende oggetto delle inchieste - soprattutto a Milano - rischia di lasciarlo, oltre che senza candidati - anche senza elettori

elly schlein in onda

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