massimo cacciari

"L’OCCIDENTE? ABBIAMO TRADITO NOI STESSI, FINIREMO MALE" – LA PROFEZIA DI MASSIMO CACCIARI: “L’EGEMONIA OCCIDENTALE SUL MONDO È IN IRREVERSIBILE DECADENZA. PENSIAMO SOLO A PROTEGGERCI DAI NEMICI E DAGLI IMMIGRATI. SIAMO DIVENTATI TUTTI CONSERVATORI. IL CHE È L’OPPOSTO DELLO SPIRITO DELL’OCCIDENTE, CHE È STATO INVECE UNA GRANDE ESPERIENZA RIVOLUZIONARIA, DI CAMBIAMENTO. TRUMP E’ L’ESTREMA CONSEGUENZA DELLA DECADENZA: LA SUA È LA PRESUNZIONE DI UN SISTEMA TECNOLOGICO-ECONOMICO CHE VUOLE OMOLOGARE IL MONDO – LA MORTE? NON ME NE FREGA NULLA. PER ME VORREI UN RITO ZOROASTRIANO..."

Antonio Polito per “7” – Corriere della Sera  - Estratti

 

massimo cacciari a otto e mezzo 2

Un tempo, per età e per virtù, si sarebbe potuto definire Massimo Cacciari un «grande vecchio». Ma l’unico filosofo italiano che sia noto anche a chi non ha mai letto un libro deve essere così «grande» da non apparirmi affatto «vecchio». Lucido. Amaro. Polemico. In gran forma, oltre la soglia degli ottanta. E disposto a parlare di morte, argomento che ha molto frequentato e studiato.

(…)

 

Lei ha scritto: «Proprio quando noi siamo la morte c’è, proprio perché la morte è ciò di fronte a cui noi siamo vivendo, continuamente essa “vive” con-in noi… Ritenere che la morte è nulla è non voler vivere, poiché la vita si costituisce proprio di fronte alla morte, e soltanto quando noi siamo, la morte è. È la faccia nascosta della nostra vita (Rilke), e alla vita appartiene». Crede dunque che pensare alla morte ci aiuti a vivere?

«Di più: è il solo modo autentico di vivere. Vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, rendendo ogni momento conto a noi stessi dei nostri atti, pronti in ogni istante a giudicarci (che non significa essere giudicati). Morire è un verbo, non un fatto: caratterizza ogni momento della nostra vita. Io non riuscirei a vivere neanche un istante se non fossi costantemente disposto a giudicarmi».

massimo cacciari

(…)

Dunque alla domanda di Seneca, se la morte è fine o passaggio, Cacciari come risponderebbe?

«Passaggio, certo. Non è una fine, ma un passaggio».

(…)

 

Questo vuol dire aprire uno spazio alla fede?

«La fede è un’altra cosa, la fede è un dono, il mio ragionamento dà spazio alla fede solo sul piano logico. Ciò che so è che per me pensare così la morte è l’unico modo per vivere autenticamente».

 

Ma allora, Cacciari, perché qualche anno fa disse a Candida Morvillo, che l’intervistava proprio sul Corriere: «Della morte non me ne frega nulla»?

«Perché non me ne frega nulla della morte in quanto scomparsa. Nulla muore, tutto si trasforma. Viene meno la mia consistenza fisica, il mio corpo diventa altre cose. Perché dovrei stare attaccato spasmodicamente a questi processi? È normale, la natura si trasforma continuamente, ma niente si distrugge. La mia realtà non si annichilisce».

VLADIMIR PUTIN - ELON MUSK - DONALD TRUMP - MEME

 

In questa serie ho intervistato un giornalista francese, Stéphane Allix, il quale sostiene che la nostra coscienza sopravvive alla morte del corpo, così come le conoscenze e le informazioni restano nel cloud anche quando muore il nostro smartphone. È possibile che esista un cloud dove vivono le nostre coscienze?

«Con ogni probabilità, sì. L’ho già detto: noi non ci annulliamo. Ognuno di noi produce costantemente informazioni e pensieri: perché mai dovrebbero annullarsi? La luce che produciamo non si esaurisce. Scompare, certo, non si vede più. Ma procede. Può darsi che io venga visto tra qualche millennio in qualche altra galassia».

 

Come avviene con la «luce delle stelle morte», citando il titolo di un lavoro dello psicanalista Massimo Recalcati.

«Infatti, l’ho detto in dialogo con Emanuele Severino, e ad abundantiam nel mio ultimo libro, Metafisica concreta».

 

Un tempo la morte aveva anche una funzione educativa, pedagogica, didattica: la sofferenza arricchiva la conoscenza. Oggi che la nascondiamo, la neghiamo, ne abbiamo quasi vergogna, sembra invece aver perso ogni significato…

la mimica di massimo cacciari contro rita lofano

«È vero, concepiamo la vita ormai come mera durata, pensiamo solo a sopravviverci. L’individuo contemporaneo è attaccato alla sua apparenza fisica. Ma è insensato immaginare di durare eternamente. L’eternità è l’opposto della durata. Il Paradiso è un istante eterno, un nunc, non una durata che non finisce mai. Il guaio è che il nostro tempo è abitato da un’umanità oscena. Perché questo atteggiamento vale in ogni ambito della nostra vita. In ogni campo l’esistenza per noi è un andare avanti senza fine. E quando dico “senza fine” intendo anche senza un fine, senza uno scopo ultimo: un indefinito sviluppo».

 

Lei crede che la memoria possa essere una forma di immortalità?

MEME VLADIMIR PUTIN DONALD TRUMP

«Se è memoria attiva, sì; memoria vivente che renda possibile sperare. La memoria delle persone scomparse mi dà energia. Con essa riporto nella mia vita ciò che è apparentemente morto. Ma nel mio cuore, nella mia coscienza. Una memoria che non sia vissuta, immaginativa, che sia solo ricordo, non serve. Passato, che sciocca parola! Passato e nulla sono la stessa cosa, dice Mefistofele nel Faust».

 

Lei ha conosciuto il lutto nel corso della sua vita. E deve averne sofferto molto, a giudicare da come cambia la sua voce, più incerta, più sommessa, più pudica, appena affrontiamo l’argomento. Che cosa è il lutto per lei, e come se ne esce?

«Il lutto è un pezzo della tua vita che è scomparso ma resta nella tua vita. È quella parte di te in cui si accumula la memoria, e che con il passare del tempo cresce, e cresce. Il lutto è esperienza di ciò che scompare. È doloroso. Ma non se ne deve affatto “uscire”. Non si deve affatto “superarlo”, come si dice oggi. Il lutto bisogna “lavorarlo”, secondo la lezione di Freud. Se esce dal tuo cuore, come lo riempi altrimenti? Bisogna sentirli sempre, ricordarli i tuoi morti, perché sono alimento per la speranza. Ti lega a loro una mutua appartenenza: restare in rapporto con loro è essenziale per alimentare la tua vita. Se non ce la fai, allora il peso della scomparsa dei tuoi cari ti toglie la parola».

massimo cacciari ph ottavia casagrande

 

Ha predisposto qualche aspetto del suo futuro addio: ha lasciato indicazioni per il rito, preferisce l’inumazione o la cremazione, cose così…

«Anche di questo non me ne frega nulla. Chi resta, faccia come cavolo vuole».

 

Obietto che non mi sembra gentile non lasciare almeno qualche indizio.

«Se proprio me lo chiedono, vorrà dire che glielo dirò. Per esempio: penso che il rito più bello sia quello zoroastriano, che ora immagino sia proibito anche in Iran, dove pure esiste ancora una comunità, un’enclave di fedeli di questa antica religione. Lì ci sono queste bellissime “torri del silenzio”, dette dakma, alte fino a dieci metri, sulla cui sommità venivano esposti i cadaveri perché gli uccelli e gli avvoltoi se ne nutrissero, portandoli in volo con loro. Mi piacerebbe. D’altra parte, se la morte è trasformazione, meglio in un’aquila che in un verme».

 

E l’Occidente è morto? Come comunità di valori, come solidarietà tra popoli uniti da una cultura comune?

«L’Occidente è tante cose. Così come l’Oriente, o l’Islam. Certo, lo unifica una specie di spirito di famiglia, nonostante e anzi forse a causa del bellum civile che lo ha costantemente tenuto in conflitto interno. L’Occidente c’è insomma, e nei secoli ha assalito il mondo. Quella che noi chiamiamo globalizzazione non è altro che occidentalizzazione del globo. E ora è in evidente difficoltà.

massimo cacciari giorgio napolitano enrico marchi

 

La nostra crisi demografica è spaventosa. La contrazione percentuale della ricchezza prodotta è inesorabile. L’egemonia occidentale sul mondo è in drammatica e irreversibile decadenza. Eppure l’Occidente avrebbe al suo interno, potrebbe ritrovare dentro sé stesso, l’energia e i valori per una nuova forma di egemonia, per esercitare ancora un peso decisivo sulle sorti del mondo. Se ricorda i suoi principi, quelli che l’hanno reso grande: i diritti umani, i diritti della persona, la solidarietà, la sussidiarietà. Sarebbe un’egemonia culturale, ancora possibile, nonostante sia stata fin qui tradita ostinatamente.

 

Purtroppo nessun leader, nessun soggetto, comprende oggi questa possibilità e la interpreta. Cercano solo una supremazia, fingendo una forza di cui non disponiamo più, puntando tutto sul primato dell’economia che non deteniamo più. Per l’Occidente vale il discorso che facevamo prima per l’individuo: concepisce la sua vita come durata. Vuole conservarsi. Siamo diventati tutti conservatori. Pensiamo solo a proteggerci dai nemici, dagli stranieri, dagli immigrati. Il che è l’opposto dello spirito dell’Occidente, che è stato invece una grande esperienza rivoluzionaria, di cambiamento. Abbiamo tradito noi stessi sull’essenziale. Finiremo male».

massimo cacciari

 

Per lei Trump è la cura, colui che può riscattare questa decadenza con una nuova energia rivoluzionaria, o non è altro che l’estrema conseguenza di quella decadenza?

«La seconda che ha detto: la sua è la presunzione di un sistema tecnologico-economico che vuole omologare il mondo, non il progetto di una nuova egemonia culturale».

 

E così, parlando di morte e di ciclo della vita, concludiamo con una profezia:

«Ex Oriente Lux. Il sole ha splenduto nella storia delle civiltà dapprima sull’Oriente, poi sull’Europa, e da lì è passato a illuminare quell’estremo Occidente che è l’America. Ora si trova sul Pacifico, e sta completando il suo giro millenario».

GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICOcuoricini salvini e meloni meme il giornalone la stampaMATTEO salvini - GIORGIA meloni DONALD TRUMP GIOCA A HOCKEY CON PUTIN - IMMAGINE GENERATA DALL IA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…