CAFONALINO - CINQUE LETTERE: STA AL CENTRO E QUANDO È MOSCIO PENZOLA DA DESTRA A SINISTRA. ESATTO, E’ MONTI! - UN POMERIGGIO DA CENTROTAVOLA ALLARGATO: SI RIUNISCE L’ARMATA BRANCALEONE CHE “TREMARE MONTI FA”, DAI POSTFASCISTI AD ADORNATO - QUANTI GALLETTI SENZA VOTI NEL POLLAIO DI SUPERMARIO, INSIEME AL PIO RICCARDI SPUNTA PURE ANTINORI CON LE GEMELLE IN PROVETTA - FINI IN 8^ FILA, CASINI SI PORTA IL FRATELLO ASSICURATORE, UN PIERFURBY IN VERSIONE OVERSIZE…

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Francesco Persili per Dagospia

«Io sono comunista». Silenzio in sala, sguardi perplessi. Dopo la pausa da Actor's Studio, Galletti prova a spiegarsi meglio: «Sono comunista, nel senso che amo i comuni, ma 8300 sono troppi: non ce li possiamo più permettere. Anche le Province non hanno più ragione di esistere».

Applausi di Casini, in quinta fila (Fini è in ottava), quando il ventriloquo di Pierfurby, animatore, con Linda Lanzillotta e il fliniano Della Vedova, dell'iniziativa RiMontiamo l'Italia, dal palco manda un avviso ai naviganti (anche se a guardare la platea, sarebbe più giusto dire ai navigati): «Il centro non è una sala d'attesa ma una proposta distinta e autonoma dalla sinistra ideologica e da Berlusconi».

Nella sala Fellini del centro congressi Roma eventi, in cui Bersani, Nencini e Vendola hanno siglato la Carta d'Intenti del centrosinistra senza far riferimento al Professore e alla sua agenda-feticcio, risuona la vocazione europeista con le note dell'Inno alla Gioia di Beethoven e i mattoncini tricolori della scenografia diventano il simbolo dell'opera di ricostruzione iniziata da Monti. Galletti aggiunge che il lavoro di Super-Mario «deve continuare perché altrimenti i sacrifici che abbiamo chiesto agli italiani rischiano di essere inutili». Chè tanto oggi nessuno ha la bacchetta magica e «Mago Zurlì esiste solo nelle favole». Dallo Zecchino al ‘centrino' (copyright Berlusconi) d'oro?

Intanto il presidente dei deputati dell'Udc ciancia di Imu, federalismo, sussidiarietà prima di aprire l'album di famiglia («Mio figlio mi chiede cosa vado a fare a Roma? Non vengo qui morettianamente per fare cose e vedere gente. Spero, invece, di contribuire a fare delle riforme che possano servire tra qualche anno anche a lui...»).

In platea spunta il ricciolo fluente del vice-Fornero, Michel Martone (a caccia di candidatura?) mentre Linda Lanzillotta rilancia sull'equità intergenerazionale. Cesa è avvolto dentro una sciarpa e nei suoi pensieri. L'influenza diventa un'ottima scusa per togliere subito il disturbo. Intanto il ginecologo Severino Antinori, scortato dalle gemelle in provetta, inizia la sua performance di situazionismo protestatario: «Non mi fanno parlare», urla, fa le corna, bercia contro gli sprechi della sanità e, poi, annuncia: «Mi candido alla Regione Lazio...»

Ci si confonde tra Pierferdy e suo fratello, Federico Casini, che ha i capelli bianchi e le sopracciglia nere come l'ex presidente della Camera e si assiste al cortocircuito tra Prima e Seconda Repubblica: il filosofo Rocco Buttiglione insieme al blairiano di Italia Futura, Andrea Romano, il destro Enzo Raisi e Ferdinando Adornato. «Prima, quando collaboravano al suo governo, lo consideravano super partes, adesso che l'hanno messo da parte, Pd e Pdl temono che Monti diventi una parte super».

Il calembour è vivo e lotta insieme a Nando che la mette giù piatta: «Bruciare un anno di lavoro sarebbe un atto imperdonabile di autolesionismo». Per evitare di farsi del male, dunque, via alla campagna Monti dopo Monti. Prima ancora del battesimo ufficiale, il rassemblement neo-centrista è stato subito etichettato - dalla vulgata malevola - come un'operazione di Palazzo che mette dentro tutto e il suo contrario: Udc, Verso la terza repubblica di Montezemolo, Fli, associazionismo cattolico, gli Indipendenti di Auci (presente in sala), terzismi e tecnicismi confindustriali, nuovo che avanza e avanzi del nuovo che si nascondono dietro la foglia di fico del Professore.

«Ma il Palazzo non c'entra nulla - artiglia il fondatore di Liberal - se Monti accetterà di essere il punto di riferimento del Centro, l'operazione sarà misurata sulla base del consenso elettorale che riusciremo ad ottenere». Voti che al Senato potrebbero permettere al centrosinistra di avere la maggioranza: «Noi, però, puntiamo a vincere...» aggiunge sornione Adornato anche se, forse, non ci crede fino in fondo nemmeno lui.

De fabula narratur che quando scrisse il libro ‘Oltre la sinistra', D'Alema gli mandò un bigliettino dall'icastico ammonimento: «Caro Nando, ricorda, oltre la sinistra, c'è solo la destra». Anche il Lider Massimo si sbagliava. Perché oltre la sinistra e la destra, c'è anche il centro-tavola apparecchiato per non diventare - come, invece, paventa il Cavaliere - l'alleato occulto della sinistra. «Se i cittadini vogliono respingere l'ipotesi di un governo Bersani-Vendola - chiosa Adornato - il voto utile è per il rassemblement che sostiene Monti. Quello per Berlusconi è un voto inutile».

Si discute ancora di par condicio ed è già tempo di appelli al voto? In ogni caso, non si sa ancora se e in quali forme Monti sarà della partita e quante liste ci saranno a suo sostegno. Intanto il ministro Riccardi si porta avanti con la campagna elettorale e rivendica, dopo l'incontro con gli ambasciatori al ministero degli Esteri, il recupero di credibilità internazionale dell'Italia dopo un anno di governo Monti.

E quindi? «Il lavoro intrapreso da Monti deve continuare". Mentre Super-Mario diventa "l'oracolo di Melfi" per gli operai della Fiat, Marchionne e i leader di Cisl (Bonanni) e Uil (Angeletti) e vara l'operazione "punto e a capo" non adatta ai deboli di cuore e comprensiva di un pacchetto di riforme epocali, il presidente della Comunità di Sant'Egidio benedice il partito del loden: «C'è una profonda sintonia tra di noi anche se veniamo da storie diverse».

E i dubbi dell'ex presidente delle Acli, Olivero sulla possibile convergenza con Fini? Se l'ex radicale Della Vedova invoca - Economist alla mano - una stagione di radicale politica centrista, e propone di superare la distinzione effimera tra politica e società civile in nome di un disegno comune, l'architetto della vittoria di Alemanno a Roma, Umberto Croppi, invita a realizzare una sintesi tra sensibilità diverse: «la via maestra è la costituzione di un unico contenitore che comprenda le varie anime».

Apertura e mescolanza, l'inventore dei "campi Hobbit" chiede a Fli di non chiudersi nel recinto della propria identità, invita al dialogo con Montezemolo per puntellare Monti «che deve continuare ad essere presente sulla scena politica». L'ex assessore alla cultura di Alemanno, oggi candidato sindaco di Roma, ribadisce la necessità di un ruolo fondamentale per il Professore che deve esporsi direttamente e assumere la guida del rassemblement iper-montiano (che avrà tra i suoi candidati anche Fini).

«In questa partita non sappiamo ancora se Monti sarà il tifoso, l'allenatore o il giocatore», chiarisce ciò che è già noto, Roberto Rao. La squadra, comunque, c'è ed è pronta a giocarsela: «Stiamo stati pronti a fare un passo indietro per Monti, adesso vogliamo che il Professore prosegua nella sua azione».

Intanto gli unici a proseguire nella loro azione sono il presidente della Camera e Casini, che per l'occasione sfoggia una sciarpa rossoblu, i colori del Bologna, la squadra di cui Pierfurby è tifoso e per cui simpatizzano anche Fini e Montezemolo. Ma i tempi dello squadrone "che tremare il mondo fa" sono finiti da un pezzo. Non si parla più di scudetti, né di Schiavio e Biavati ma di governo tecnico e rassemblement centrista che, tra divisioni e liste in alto mare, per ora è un'armata (Brancaleone) che "tremare Monti fa".

 

 

Umberto Croppi Stefano Bottega Severino Antinori Sala Fellini Severino Antinori Rocco Buttiglione Rocco Buttiglione Riccardi Logo Pierferdinando Casini

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…