enrico la loggia

“L’ULTIMA TELEFONATA CON BERLUSCONI FU UN MEZZO LITIGIO, È IL MIO RIMPIANTO PIÙ GRANDE”, L’EX MINISTRO ENRICO LA LOGGIA, FIGLIO DI GIUSEPPE, SECONDO PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA E TRA I PIÙ STRETTI COLLABORATORI DEL CAV, RICORDA LO SCAZZO CON SILVIO – “AVEVO CRITICATO LE SUE ULTIME SCELTE DI CANDIDATI E COLLABORATORI. GLI DISSI: “SILVIO: FORZA ITALIA IN SICILIA NON C’È PIÙ. QUESTI CHE SI DICONO DI FORZA ITALIA NON LO SONO” – “ERO LA TESSERA NUMERO 6 DI FORZA ITALIA. ‘NEL 94 NEL PARTITO C’ERA UNA SQUADRA DI FUORICLASSE. OGGI FATICO A TROVARE TUTTO QUESTO, NON SOLO NEGLI UOMINI, MA ANCHE NELLE IDEE” – LA DISCESA IN CAMPO DI PIER SILVIO O MARINA? NON LI CONOSCO BENE. NON SO SE HANNO VOGLIA. MA MI PIACEREBBE CHE…” – IL LIBRO

 

Giuseppe Alberto Falci per corriere.it - Estratti

 

enrico la loggia 11

«Siccome molte cose sono state raccontate a convenienza, a tesi precostituita e non per attenersi alla verità, allora ve la racconto io come l’ho vista», dice Enrico La Loggia, figlio di Giuseppe, secondo presidente della Regione siciliana, avvocato, professore, di formazione democristiana, e poi tra i più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi, fra i primi a conoscere la discesa in campo di cui all’inizio era anche scettico.

 

In questi giorni La Loggia — già capogruppo al Senato di Forza Italia e ministro agli Affari regionali — ha pubblicato un libro dal titolo suggestivo «Come è andata davvero» (edito da Rubbettino), dove mette in fila fatti ed episodi dalla Prima Repubblica a Berlusconi. 

 

Perché ha scritto questo libro? 

«Per fare un’operazione verità». 

 

Si riferisce all’omicidio del commissario Tandoy di cui fu considerato responsabile suo zio Mario? 

«Mio zio venne assolto. Non fu soltanto un errore giudiziario, fu una manovra politica giudiziaria massonica contro mio padre. In un articolo sul Messaggero pubblicarono una foto della mia famiglia, me compreso, in cui si scriveva che eravamo al funerale di Tandoy, ma noi non lo conoscevamo. Quella era la foto del funerale di mio nonno». 

 

Suo padre venne sostituito alla presidenza della Regione siciliana da Silvio Milazzo, un’operazione di palazzo che vide la convergenza di esponenti di destra e di sinistra tagliando il centro. Perché torna a parlarne? 

silvio berlusconi enrico la loggia 22

«Ci furono 24 traditori che si beccarono 30 milioni, 24 componenti della maggioranza tra cui alcuni esponenti di governo. Io mostro una delle 24 ricevute, tra l’altro lo facevano con spudoratezza». 

Le manca più la politica attiva o Silvio Berlusconi? 

«È stato un grande amico. È stato un rapporto sincero, il nostro». 

Eppure lei scrive nel libro che negli ultimi tempi il vostro rapporto si era rarefatto... 

«È vero, questo mi condizionava moltissimo. L’ultima volta l’ho sentito sette mesi prima della sua morte e avevo anche litigato con lui. Avevo criticato le sue ultime scelte di candidati e collaboratori, di essersi fatto condizionare da interessi esterni. Gli dissi: “Silvio: Forza Italia in Sicilia non c’è più. Questi che si dicono di Forza Italia non lo sono”». 

enrico la loggia 13

Le è dispiaciuto avere usato quei toni? 

«Essendo stata l’ultima telefonata resta il mio grande rimpianto». 

Cosa è stato il ’94? 

«Un sogno, una visione. Ricordiamo il contesto: nel 1993 sta per crollare tutto, la Dc era già in agonia, travolta da Tangentopoli e da insuperabili beghe interne. In primavera organizzo un convegno a Palermo con circa 200 giovani che provenivano da tutta la Sicilia e proposi di discutere su cosa fare. Prendere atto della fine ormai imminente della Dc o iniziare a lavorare, come sembrava essere opportuno, a un nuovo partito popolare che rinnovasse i principi ispiratori di Sturzo e De Gasperi? Scrissi anche un opuscolo dal titolo emblematico “Ricominciare” che inviai a Mino Martinazzoli». 

 

E come le rispose Martinazzoli? 

«“Caro La Loggia, nel tuo Ricominciare trovo spunti ed opzioni assai convincenti e meritevoli di adesione. Per il resto, sì, star fermi è come morire, ma devo ammetterlo troppi “cadaveri” pretendono ancora di trattenere il vivente e ne mortificano la possibilità di ripresa”». 

Come andò a finire? 

«Che io non volevo stare con i cadaveri ed avevo iniziato a valutare di abbandonare la politica. Avevo una mia professione».

 

enrico la loggia libro cover

È Berlusconi che le ritrasmette l’amore per la politica? 

«Non lui di persona ma un giorno di giugno ricevetti la visita di Pippo Baimonte, responsabile della Standa, che mi iniziò a parlare di una nuova iniziativa politica, di un nuovo partito in formazione, di un importante imprenditore del Nord che aveva già messo gli occhi su di me. Senza specificare chi fosse. Rimasi stupito e gli dissi: “Caro Pippo, io non voglio fare politica”.

 

Ci salutammo e prendemmo l’impegno di rivederci dopo l’estate. A settembre ci rivedemmo e mi disse che un giovane dirigente di Publitalia era stato incaricato da parte di questo leader di organizzare un partito in Sicilia e mi fece il nome di Silvio Berlusconi. Il giovane dirigente siciliano era Gianfranco Micciché». 

 

Come andò il primo incontro con il Cavaliere? 

«Prima ancora di illustrarmi il suo progetto mostrò di conoscere la mia famiglia. Mio nonno Enrico e mio padre Giuseppe e delle esperienze che avevo fatto nella Dc e al comune di Palermo. Allora io presi l’iniziativa e gli dissi: “Dottor Berlusconi, vedo che lei conosce bene la storia della mia famiglia e la mia storia personale, ma al contrario io non conosco nulla su di lei”. Rimase molto colpito da questo mio atteggiamento di diffidenza e iniziò a parlarmi della sua attività di imprenditore...». 

 

Berlusconi la convince? 

«Il rapporto umano era facilissimo. Creava empatia anche se non c’era. Sul progetto politico rifletto, torno a Palermo e ne parlo con mio padre. Da quel momento mi chiama quasi ogni sera Niccolò Querci le cui telefonate iniziano così: “Le passo il dottor Berlusconi”. E la conversazione era grosso modo così: “Caro professore, non ho ancora avuto una risposta, mi fa sapere quali sono le sue intenzioni?”. Mio padre mi fece notare che non era cortese farlo aspettare oltre e che la cosa giusta sarebbe stata quella di dirgli che laddove avesse inserito i principi per noi irrinunciabili, del Cattolicesimo liberale sul rispetto della vita, sulla famiglia, sulla scuola, sulla salute, sulle libertà civili, sul diritto di culto, e via di seguito, avrei potuto accettare la sua proposta. E così accadde». 

Ovvero? 

enrico la loggia

«La sera ci fu la solita telefonata di Querci che mi passò il dottor Berlusconi. Gli dissi che avevo approfondito l’argomento e avevo preso una decisione: se avesse inserito nel programma del nuovo partito i principi del cattolicesimo liberale così come li avevamo elencati con mio padre, avrei potuto accogliere la richiesta. Mi rispose di mandargli tutto via fax, con le parti da inserire. E la sera stessa rimandò il programma con le parti da noi richieste». 

 

Da lì inizia la sua carriera al fianco di Berlusconi... 

«A me è stata assegnata la tessera numero 6 di Forza Italia. A quei tempi nel partito c’erano tra gli altri gente come Antonio Martino, Beppe Pisanu, Claudio Scajola, Don Gianni Baget Bozzo: una squadra di fuoriclasse. E poi i professori: Lucio Colletti, Marcello Pera, Piero Melograni... Oggi fatico a trovare tutto questo, non solo negli uomini, ma anche nelle idee...». 

 

Nonostante questa classe dirigente la rivoluzione liberale non andò in porto. Perché? 

enrico la loggia 22

«Tante cose sono state fatte, altre no. E il motivo fu uno soltanto: non abbiamo mai avuto una maggioranza compatta. Una volta Casini, un’altra Fini, un’altra ancora Bossi. Qualcuno si metteva sempre di traverso. Tutto questo ci ha impedito di completare la rivoluzione liberale. Altrimenti oggi l’Italia sarebbe diversa». 

 

Solo colpa degli alleati o Berlusconi ci ha messo anche del suo? 

«In realtà hanno avuto un impatto anche i 60 processi nei suoi confronti. Che sono stati di fatto una bomba atomica. Solo uno con la sua tempra ce l’avrebbe potuta fare». 

 

Qual è il suo giudizio su Giorgia Meloni? 

«L’ho conosciuta nel 2008 quando faceva parte del governo Berlusconi. Era seduta vicino a me alla Camera. La apprezzo da allora, ha qualità intellettuali, culturali e morali insospettabili, è una ragazza in gamba. Ha imparato un inglese fluente, interloquisce con tutti i partner internazionali alla pari. Se si scegliesse meglio i collaboratori forse potremmo fare ancora di più. Un consiglio fraterno, però, alla premier lo darei: non lo chiami più Piano Mattei, Mattei giusto per citare Sturzo era corrotto e corruttore e ha inquinato la democrazia in Italia». 

 

Fa il tifo alla discesa in campo di Pier Silvio o di Marina? 

enrico la loggia silvio berlusconi

«Non li conosco bene. Posso dire che mi piacerebbe se rimettessero il loro nome in gioco. Ma non so se hanno voglia». 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?

luca matilde bernabei sandokan can yaman

DAGOREPORT – IL TRIONFO DI “SANDOKAN” SU RAI1 FA GODERE LA LUX VIDE MA I FRATELLI BERNABEI, LUCA E MATILDE, BRINDANO SEPARATI – LUCA, CHE E’ COLUI CHE FORTEMENTE VOLUTO RIPORTARE IN TV LO SCENEGGIATO E LO HA PRODOTTO, A MAGGIO SCORSO HA LASCIATO LA FU SOCIETA’ DI FAMIGLIA (FONDANDO LA SUA “OHANA) – DI LUCA NON C’E’ TRACCIA NEI COMUNICATI ED ERA ASSENTE SIA ALL’ANTEPRIMA CHE ALLA CONFERENZA STAMPA – VUOI VEDERE CHE GLI SCAZZI DI FAMIGLIA FANNO PIU’ MALE DELLA “TIGRE DI MOMPRACEM”? AH, SAPERLO…

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...