matteo renzi giorgia meloni andrea delmastro

DOVE C’È DELMASTRO, C’È POLEMICA - RENZI RIEVOCA UNA VECCHIA BEGA LEGALE DEL SOTTOSEGRETARIO (PER CUI È STATO ASSOLTO, TRA MOLTI DUBBI): NEL MAGGIO DEL 2004 DELMASTRO, ALL'EPOCA 28ENNE, VENNE ACCUSATO DI AVER PESTATO UN CLOCHARD CHE, DURANTE UN COMIZIO DI ALLEANZA NAZIONALE A BIELLA, ALZO' UNA FOTO DI CHE GUEVARA - SECONDO EMILIO VAGLIO, ALL’EPOCA ASSESSORE PROVINCIALE AN, DELMASTRO SI VANTÒ DI "AVER SPACCATO IL MUSO A UN COMUNISTA PROVOCATORE". VAGLIO VENNE CACCIATO DAL PARTITO - LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE DI DELMASTRO IN CUI I GIUDICI PARLANO DI "INDAGINI NEGLIGENTI E CONDOTTA OMISSIVA DEGLI AGENTI” - VIDEO

 

Elisa Sola, Niccolò Zancan per "La Stampa"

 

ANDREA DELMASTRO A UN GIORNO DA PECORA

Aula del Senato, 22 gennaio. Prende la parola Matteo Renzi: «Se chiedete le dimissioni di Daniela Santanchè, ricordatevi che avete al governo Andrea Delmastro. Un uomo che ha già battuto un record: è il primo membro del governo che lavora al ministero della Giustizia dopo essere stato condannato. Delmastro non ci vuole dire per cosa è stato condannato. Pare per guida in stato di ebbrezza.

 

Il reato è estinto per oblazione. Sappiamo però, per cosa non è stato condannato, ancora. Per avere spifferato a Donzelli delle notizie. E su questo siamo garantisti. Sappiamo anche che non è stato condannato per l’aggressione a un clochard, per cui è stato imputato in primo e secondo grado, ed è stato poi assolto».

 

Andrea Delmastro FUMA IN CARCERE

Il leader di Italia Viva è tornato all’attacco del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Alludendo al suo passato. E rievocando un fatto, mai divulgato con precisione, che risale a vent’anni fa. Un fatto, va precisato, riguardo al quale Delmastro è stato assolto, in primo e in secondo grado.

 

Ecco la data: 14 maggio 2004. Quel giorno la vita del futuro sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove avrebbe potuto cambiare per sempre. In piazza Vittorio Veneto, a Biella, va in scena l’ultimo comizio elettorale di Alleanza Nazionale per le elezioni regionali. Sul palco sale quello che diventerà il presidente del Senato, Ignazio La Russa. È circondato dai vertici del partito e dai rappresentanti della destra locale. Fra questi, l’avvocato Sandro Delmastro, con i figli Francesca e Andrea.

 

ANDREA DELMASTRO - ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCO FRANK FEDERIGHI

Ma sulle panchine di quella stessa piazza vive un senzatetto. È un ragazzo con problemi di alcolismo, si chiama Michele Cannarozzi. Quando sente le prime parole al microfono, dalle sue poche cose tira fuori una fotografia di Che Guevara e la espone a braccia alzate, forse urla anche qualcosa. È in quel momento che accade il fatto. Vanno in quindici. Va anche Andrea Delmastro Delle Vedove, conosciuto per il suo passato nel Fronte della Gioventù. Lo notano in tanti perché, secondo la tesi dell’accusa, si mette all’inseguimento, seppure munito di stampelle.

 

Da uno dei verbali dell’inchiesta, 27 maggio 2004: «Cannarozzi, saprebbe riconoscere la persona che le ha tirato il pugno al viso?». Risposta: «Sì, la saprei riconoscere. Altezza 1.70, capelli neri corti tirati indietro, portava occhiali da vista, indossava un vestito scuro con la cravatta. Aveva due stampelle in mano, senza segni particolari. Non mi ricordo dove aveva le stampelle quando mi ha colpito con il pugno, non so se ha lasciato le stampelle per colpirmi».

 

ignazio la russa atreju - lapresse

Mandibola rotta, sangue dall’orecchio: 35 giorni di prognosi. «Mi hanno incastrato», scrive Cannarozzi in una lettera inedita. Scrive dal carcere di Biella. Perché, poco dopo il pestaggio, in cella ci finisce lui. È un mistero irrisolto. La vittima è morta.

 

Delmastro Delle Vedove è stato assolto. Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione il tribunale di Biella, che ci ha autorizzati ad averne copia ritenendolo ancora oggi un documento «di interesse pubblico», scrive: «Orbene, lo scrivente giudice non può che rilevare come risulti gravemente anomala e stigmatizzatile l’evidenziata inerzia da parte degli organi di polizia giudiziaria che ebbero diretta cognizione della notizia criminis…

 

andrea delmastro delle vedove elena chiorino

Senza trascurare poi la gravità oggettiva del fatto verificatosi in piena campagna elettorale, in esito a un comizio organizzato da una formazione politica… Francamente sconcerta che in senso tecnico nessun atto di polizia giudiziaria venne compiuto nell’immediatezza e nei giorni successivi e che nessuna persona venne assunta a sommarie informazioni». C’era la polizia, quel giorno del 2004, in piazza. Ma non indagò sul pestaggio. Lo mette nero su bianco il tribunale.

 

Nei guai finì la vittima. Michele Cannarozzi fu portato nel carcere di Biella per resistenza. Oggi non può più raccontare quei fatti, ma a verbale ha dichiarato: «Il mio aggressore era trattenuto da altre presone. Io l’ho indicato all’ispettore, aveva ancora le due stampelle in mano. Preciso che erano in alluminio con l’impugnatura azzurra o blu».

 

Proprio su quell’agente che era intervenuto dopo il pestaggio, il giudice scrive: «Si limitò a redigere un’annotazione di servizio e seppure egli stesso avesse avuto sentore che la prima prognosi fosse sottostimata, egli né d’iniziativa, né su disposizione del proprio dirigente, svolse ulteriore attività di polizia giudiziaria e soltanto in data 25 maggio 2004 venne depositata una laconica e stringata informazione preso la procura di Biella».

Emilio Vaglio

 

Questa lentezza, quella che viene definita «inerzia», il giudice non sa se attribuirla a «pura rimarchevole negligenza» oppure «a una condotta volontariamente omissiva», così come riteneva la procura, che aveva chiesto un anno e sei mesi di reclusione per Delmastro Delle Vedove. Perché i poliziotti non indagarono su di lui? Perché nessuno prese, contro i poliziotti inerti, provvedimenti disciplinari? Sono domande che si è posto il tribunale. Ma nessuno ha saputo trovare finora delle risposte.

 

matteo renzi al senato - foto lapresse

Fra le persone chiamate a testimoniare in aula, c’è anche Emilio Vaglio, all’epoca assessore provinciale di Alleanza Nazionale. Non aveva assistito al pestaggio. Ma al processo ha raccontato di un incontro successivo, proprio con Delmastro, nel giorno della cronoscalata in onore di Marco Pantani, il 16 maggio 2004 a Troppa. Lì, secondo i ricordi del testimone, il futuro sottosegretario avrebbe detto: «Con la gruccia ho spaccato il muso a un comunista provocatore». Ma per il giudice ci sarebbero incongruenze «logiche e cronologiche» nella testimonianza.

 

Dopo avere parlato all’autorità giudiziaria Vaglio fu cacciato dal partito. Con una lettera, firmata da vari esponenti di Alleanza Nazionale, in cui Vaglio veniva accusato di avere tenuto «una posizione particolare, difficile da definire, dove Dante posizionava gli ignavi tanto per intenderci». Un testo ambiguo e carico di allusioni.

DONZELLI PINOCCHIO E DELMASTRO GEPPETTO - MEME BY EMILIANO CARLI

 

Del pestaggio di Cannarozzi non si è mai trovato il responsabile. Delmastro commenta: «Non ho niente da dire. Sono stato assolto e ho rinunciato alla prescrizione. Cosa posso aggiungere più di questo? C’è più probabilità che possiate essere stati voi a picchiare quella persona che me. Comunque, capisco il vostro gioco. Capisco il vostro interesse, perché non c’è dubbio che per voi ci sia un interesse».

 

È il racconto di un caso di cronaca che poteva cambiare una carriera politica, di una storia senza colpevoli da oltre vent’anni. C’è una lettera scritta a mano fra le carte dimenticate di questo vecchio caso. È una lettera dal carcere di Biella, e incomincia così: «Egregio avvocato, sono Cannarozzi Michele, per intenderci il ragazzo aggredito da Alleanza Nazionale».

GIOVANNI DONZELLI E ANDREA DELMASTROANDREA DELMASTRO E GIOVANNI DONZELLI ANDREA DELMASTRO A STASERA ITALIA 2MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE delmastro aperitivo elettorale fratelli d'italia a roasio vicino vercelli

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