STREAMING-LIFE - DALL’IPOCRISIA ALL’ESIBIZIONE, DALL’OSCURAMENTO ALLA TRASPARENZA - MA SAPERE TUTTO NON VUOL DIRE VIVERE MEGLIO

1. STREAMING - QUANDO LA TRASPARENZA METTE IN CRISI LA POLITICA
Giancarlo Bosetti per "la Repubblica"

La trasparenza, attraverso la spia di una videocamera, di un microfono, di un professionista, non fa miracolosamente più bella la vita politica e neanche la vita in generale. Non è una scoperta recente. Per cominciare, anche la più semplice delle "trasparenze" non è innocente e ha bisogno di una regia: dove la metti la telecamera? un grandangolo sotto il muso? o un teleobiettivo per ridurre il doppio mento del politico? E poi c'è trasparenza e trasparenza, quella volontaria e quella involontaria.

La prima ha sempre bisogno di una messa in scena: anche il Movimento di Grillo adesso distingue con cura tra streaming ordinario e streaming "istituzionale". Hanno nominato due diversi responsabili, il secondo dunque metterà la cravatta all'informazione e farà, si presume, post-produzione, taglia e cuci. Oculata decisione, ma non sarà anche una forma di controllo a distanza?

Approfondendo la questione, ci sarebbe qui da notare che se vuoi lo streaming, crudo, degli altri e non quello in casa tua, se vuoi mandare in mondovisione i tuoi avversari che litigano e però secretare i tuoi amici che si scannano, sei una trasparente canaglia. Ma la propaganda di partito non è una novità e la sua storia infinita non comincia e non si ferma qui; ciascuno pro domo sua.

La seconda, la trasparenza involontaria, ha moltiplicato le sue vittime nell'epoca elettronica. È sempre capitato l'ascolto involontario di una conversazione, fatto a volte esplosivo che può rovinare un'amicizia o un matrimonio. Ma con le tecnologie audio-video si è capito subito che il famoso "villaggio globale" di McLuhan era potenzialmente un "villaggio di vetro", il che non era solo una bella notizia: è di vetro anche il villaggio, dell'omonimo romanzo giallo di Ellery Queen, i cui abitanti desiderano fare a pezzi con le proprie mani un imputato di omicidio.

Non è per caso che la trasparenza incrementi il rancore. Vedere quel che avviene di là dei muri produce disincanto e non solo, può intossicare l'ambiente, specialmente in un'epoca in cui alla televisione si sono aggiunti i "fuori onda", le web tv, le intercettazioni ambientali e telefoniche, le registrazioni abusive, e non ultima, l'ondata dei wikileaks.

Tony Blair e George W. Bush hanno fatto le spese di un microfono aperto, nel luglio 2006, mentre parlavano, in tutto relax, con qualche volgarità, di Siria e Kofi Annan. Il primo ministro inglese fu umiliato dalle sue stesse parole: «Se Condi (Condoleeza Rice, allora Segretario di Stato americano) va in Medio Oriente deve ottenere risultati, io posso semplicemente andare e parlare». Non ne venne fuori una guerra (era già in corso), ma grande fu il danno al prestigio di Blair.

In un'altra occasione, in casa nostra, fu un giornalista, sul Tempo, a carpire non visto le chiacchiere, in un caffè, tra gli ex "colonnelli" di Fini: Matteoli, La Russa e Gasparri si sfogavano sul loro leader: «È malato, non lo vedete?... se serve, prendiamolo a schiaffi, ma scuotiamolo!... non possiamo far fare le trattative a Gianfranco. Non è capace... lui dice sempre di sì». Seguirono scuse, ma fu la fine di un sodalizio.

«Questa stanza non ha più pareti ma alberi infiniti...» (Gino Paoli) è un sentimento trascendente che funziona in una relazione amorosa, ma non giova sempre alle relazioni umane. Pareti e soffitti in muratura hanno una funzione preziosa, mettono limiti a quel che si può vedere, e questo non è affatto un male, dal momento che vengono più guai dal visibile che dall'invisibile (Oscar Wilde).

Nella vita sociale gli individui si presentano diversamente nelle diverse situazioni, tenendole separate le une dalle altre. Il sociologo canadese Erving Goffman descrive l'interazione simbolica tra gli esseri umani come una messinscena teatrale: non c'è una condizione "assoluta", siamo influenzati da dove siamo, dal quando, e da chi abbiamo accanto. Siamo sempre inevitabilmente "in scena".

Il salto improvviso da una condizione all'altra mette disagio: è più tranquillizzante che il cliente del ristorante non veda tutto quel che accade e si dice in cucina, potrebbe esserne offeso. La mediazione cortese del cameriere ci fa sentire meglio. Un allievo americano di Goffman, Joshua Meyrowitz, ha analizzato le vastissime conseguenze sociali della abolizione delle "quinte" che i media elettronici hanno portato con sé.

Guardare sempre "dietro la tenda" è un regalo della modernità, della democrazia, dei media, ma dobbiamo constatare che questo regalo è parziale: ci libera un po' dalla condizione di pubblico escluso, ma influenza il nostro essere sociale in modi che non erano prevedibili. La mente si è formata, fin dai primi anni di vita, nella interazione sociale nella quale le separazioni nel tempo e nello spazio regolano il nostro giudizio su noi stessi e sugli altri, il linguaggio comunica simboli e significati in modo diverso nei diversi momenti della giornata, quelli dell'intimità, quelli del lavoro, quelli della vita pubblica.

La distinzione tra il primo piano, lo spazio intermedio e il retroscena non funziona solo nella drammaturgia, ma anche nella vita ordinaria. Abbattere tutte le quinte è in certo senso disumano. (Oltre il senso del luogo,1985) È sconsigliabile che un dirigente ascolti casualmente le conversazioni o legga le email di un gruppo di subordinati; dovrebbe sistematicamente evitarlo: certe disinvolture linguistiche potrebbero ferirlo, ma potrebbero indurlo a valutazioni fatalmente sbagliate, solo perché quelle parole sono tolte dal loro contesto.

E così è bene che il politico si impegni quando si rivolge agli elettori per averne il consenso in modo diverso da quello che impiega con il suo staff. Non è ipocrisia, è una regola della vita sociale. Anche gli elettori vogliono che vada in scena in modo appropriato e senza mettersi le dita nel naso. Agire e parlare sempre come se dovessimo essere un modello universale (secondo la massima kantiana) è una pretesa sovrumana.

E certo le distanze vanno regolate e la legalità onorata. Scoprire dal registratore nell'ufficio ovale che Nixon aveva ordinato all'Fbi di sospendere le indagini sull'irruzione nel Watergate, servì a smascherare un abuso del potere. Ma smantellare ogni riservatezza nell'azione diplomatica, nella vita politica e nei nostri rapporti quotidiani può fare peggiore il mondo.


2. DALL'IPOCRISIA ALL'ESIBIZIONE
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Quando troppo e quando niente. Nel paese nemico delle mezze misure, occhiuto e spudorato ad un tempo, la trasparenza è il più ambiguo dei traguardi, per non dire il più ingannevole. È trasparenza sapere che Raissa Skorkina, una delle graziose ospiti di Arcore, ha in casa un pappagallo di nome Silvio? O che Grillo ha battezzato il cane "Delirio", che Bersani versa tele-lacrime per il vecchio parroco, che la cucina acquistata da Fini non entra nella casa di Montecarlo o Monti ha filmato col telefonino la carica dei carabinieri a cavallo?

Ancora. Sono trasparenti il verbale, il fuorionda, il microfono aperto, il messaggino rubato, l'intercettazione, la paparazzata, il bigliettino ingrandito dai teleobiettivi, la telefonata sotto mentite spoglie, la moviola con la lettura del labiale, la delazione della ex?

E non per rendere la faccenda più problematica o irrorarla di nostalgia, ma quando la trasparenza era un obiettivo, e insieme una conquista, a Montecitorio i giornalisti indossavano il grembiule degli addetti alle pulizie; o anche spiavano Craxi da una finestrella che dava su un certo bagno, stando in piedi sulla tazza; oppure ai congressi dello scudo crociato sfoggiavano con allegra noncuranza l'universale badge "Stampa Dc", così come ai Comitati centrali del Pci appassionatamente partecipavano a quello che D'Alema designò "il mercato nero" dell'informazione.

Mentre oggi, beh, oggi i giornalisti devono piuttosto difendersi dalla pressione immane delle immagini, dei video, delle "scoperte", e "rivelazioni", e "confessioni" e inaudite scemenze che gli piovono addosso; o magari devono attraversarle, a fatica, per cogliere infine quel po' di sensato che regolarmente se ne sta nascosto dietro una fantasmagorica coltre di fuffa, sempre più spesso allestita in streaming.

Perciò si fa presto a dire trasparenza. Nell'arco di un ventennio si sono consolidate modificazioni profonde. Le logiche pervasive e contagiose del consumo. La rivoluzione tecnologica. Il moltiplicarsi degli schermi, per dire. E poi l'erosione delle culture politiche; il tramonto della rappresentanza; il regime degli spettacoli; la dittatura dell'intimità; la caduta dei confini tra sfera pubblica e privata - aiuto!

Fosse solo che i neo parlamentari del M5S diffondono la verità in diretta e poi scappano a blindarsi in un agriturismo. Fortuna che la memoria è corta e selettiva, ma forse si è persa l'idea di che cosa in omaggio alla divinità della Trasparenza - o meglio: in termini di malintesa trasparenza - negli ultimi anni si è rovesciato addosso al gentile pubblico.

Compleanni di leader con torte e candeline, agenzie di Pr che illustrano flirt di ministri con accluse foto di coppia, nozze di potenti con addobbi ecclesiali e proteste di precari in dotazione, panni sporchi e sfoggio di biancheria intima, gare di burlesque, tele-divulgazione di molestie subite in tenera età, compulsioni endoscopiche, conversioni pseudoreligiose, accessioni prostatiche, travestimenti, prove del capello in massa, gravidanze show, ostensione di cerotti, bende, denti, lividi, nudità, obesità, vanità di ogni ordine e grado.

E così l'antica riservatezza borghese, come pure l'opaca gelosia che tutelava gli
arcana imperii, si sono ribaltate non tanto nel loro limpido e virtuoso contrario, la salvifica trasparenza, ma nel suo più equivoco surrogato: un esibizionismo impudico e coatto, un dissennato mettersi in vetrina e anche in vendita, comunque un sentimento oscuro e sgangheratissimo. Meglio perderlo che trovarlo.

 

bersani vignettaBersani Direzione nazionale PD jpegBERSANI E GRILLO CRIMI E LOMBARDI AL QUIRINALE grillo e crimi lombardi beppe grillo, il fondatore del m5sTONY BLAIR HILLARY CLINTON ESCE DALL'OSPEDALE CON CHELSEA E BILLxx kofi annanfini gasparri larussa fini larussa gasparri

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