
"DA QUANDO ESISTONO I SOCIAL CHIUNQUE HA DIRITTO DI MANIFESTARE LA PROPRIA IRRILEVANZA" - ALDO GRASSO: "IN UN MONDO OSSESSIONATO DALLA RILEVANZA DOVE, DAL PRIMO 'LEONE' DI TRUTH FINO ALL’ULTIMO UTENTE DI FACEBOOK, TUTTI CERCANO CON AFFANNO L’ATTENZIONE DEL MONDO, L’ACCUSA DI IRRILEVANZA EQUIVALE A UN GESTO DI CANCELLATURA, DI SGOMBERO, DI ESTINZIONE"
Aldo Grasso per www.corriere.it
Questa settimana ha spopolato una parola non comune: irrilevanza. Succede spesso, come quando tutti hanno preso a dire «postura» o «torsione».
Giuseppe Conte, il legale siberiano del M5S, ha accusato il governo di essere ridicolo nel rivendicare una nuova rilevanza o «centralità» dell’Italia e Augusta Montaruli, l’oratrice fervente di FdI, gli ha risposto di traverso dichiarando ai tg che «è finita la stagione dell’irrilevanza tipica della sinistra».
Ma cos’è questa irrilevanza? In un mondo ossessionato dalla rilevanza dove, dal primo «leone» di Truth fino all’ultimo utente di Facebook, tutti cercano con affanno l’attenzione del mondo, l’accusa di irrilevanza (voce dotta recuperata dal latino a significare uno che non riesce più a «levarsi» al di sopra degli altri) equivale a un gesto di cancellatura, di sgombero, di estinzione. Si vede che ognuno, incautamente, si sente ben aggrappato alle misure dell’elevato, dell’ottimo.
È vero che la differenza tra rilevanza e irrilevanza è spesso solo una questione di prospettiva, è vero che la persona irrilevante cerca di accusare gli altri di scarsa importanza per valorizzare sé stesso, ma una cosa è certa, democraticamente certa: da quando esistono i social, da quando la politica si esprime con la sintassi dei post, chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza.