1. PER L'APERTURA DEL FESTIVAL UN RED CARPET COSI' MOSCIO, COSI’ SCIAMANNATO E PERACOTTARO, CHE GLI IRRIDUCIBILI AFFAMATI DI VIP SI FACEVANO FAR L'AUTOGRAFO PERFINO DA FRANCA SOZZANI E ISABELLE ADRIANI ASSOLUTAMENTE SENZA SAPERE CHI FOSSERO 2. E, IN TOTALE ASSENZA DI MEDUSA E FANDANGO PIÙ CHE DI GRAVITA', BRILLAVANO, AL POSTO DEI MANIFESTI CINEMATOGRAFICI TRAGICHE PUBBLICITA' DI PROGRAMMI DI CALCIO TV 3. DAVANTI A TALE DEPRESSIONE MONDANA, VIEN NOSTALGIA PURE DEI POLITICI, DELLE SCENATE DEI SANDROBONDI ALLE PRESE CON UN PREMIO PER LE MICHELLE BONEV DI REGIME 4. COLLOQUIO CLOONEY-RUTELLI PER UNA INIZIATIVA SULLE OPERE TRAFUGATE DAI NAZISTI

VIDEO VENEZIA 70 - Veronica Del Soldà per Dagospia

1. DAGOREPORT
Scrive Malcom Pagani (pezzo a seguire): "Dopo aver discusso a lungo al Cipriani con Rutelli, Clooney sfila applauditissimo". Ecco: cosa si saranno detti bello i nostri eroi? All'incontro non erano soli quindi qualcosa è trapelato. Del tipo: il prossimo film di Clooney "Monuments men" ha un soggetto che è molti vicino agli interessi attuali dell'ex ministro dei Beni Culturali.

Adattato da Clooney insieme a Grant Heslov sulla base del libro "The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History" di Robert M. Edsel, il film narra la caccia alle opere d'arte trafugate dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Un argomento che sta molto a cuore a Rutelli: infatti si sono moltiplicati i suoi rapporti con l´Institute for Cultural Diplomacy, un´organizzazione internazionale non governativa, no-profit, con sede a Berlino.

2. 2013, FUGA DA VENEZIA LA POLITICA NON CALA PIÙ SUL FESTIVAL
Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"

Acclamato alla pari di un qualunque Alain Delon, l'idea migliore venne a Dino Risi: "Non mi aspettavo un'accoglienza simile, quasi quasi fondo un partito". La più onesta a Vincenza Bono Parrino, il ministro Dc dei Beni Culturali che scoprì l'esistenza di Venezia- e molto altro ancora- soltanto a nomina avvenuta: "Per ora non so nulla, ma imparerò". La più impudìca a Giuliano Urbani che dopo aver espulso in malo modo Alberto Barbera, nominò direttore della mostra Moritz De Hadeln.

Credeva di trovarlo malleabile, pronto e prono a ospitare con tutti gli onori il film prodotto dalla compagna Ida Di Benedetto, il terribile ‘Rosa funzeca' di Aurelio Grimaldi. Poi il telefono di De Hadeln squillò, la suoneria liberò le note dell'Internazionale, Urbani tremò e in un amen si rivelò a quale chiesa appartenesse davvero il "direttore" . Era un'altra epoca e nell'era del cinghiale biancoscudato, dei socialisti in trasferta permanente, dei comunisti ancora padroni di un'egemonìa già stinta e dei Cda di Cinecittà da tenersi tra le coltri dell'Excelsior, tutto era possibile.

Oggi Venezia, per dirla con i personaggi dell'Heimat di Reitz, è sempre la città: "In cui non si sa come i prezzi hanno sempre uno zero di inflazione in più", ma senza grisaglie ministeriali, carrozzoni di Stato, né smoking bianchi (pur molto in voga negli anni di Pavolini e Goebbels e molto più tardi, in zona Biennale, amati dall'ex banchiere, "l'indossatore delegato" Davide Croff) all'orizzonte.

L'ultimo ad avere un prurito decisionista, ai gloriosi tempi dell'immonda mascherata e della targa patacca messa in piedi per omaggiare il filmetto di Michelle Bonev, fu l'aulico Sandro Bondi. Al grido di "Pago e decido", avrebbe desiderato mettere mano alla giuria veneziana. Lo derisero. Si offese. Disertando come gli omologhi contemporanei il rosso tappeto che il poeta di Fivizzano attendeva con la serenità degli sminatori vietnamiti.

Al suo posto, risolte le incomprensioni estive sul Tax credit e le minacce a salve dei produttori: "Il governo ha mentito, se Bray verrà in laguna abbandoneremo la sala" ieri avrebbe dovuto sfilare proprio il ministro pugliese preferito da un altro Massimo, il conterraneo D'Alema. Poi i ritardi, l'Imu, il cdm, la marginalità progressiva di una parata svuotata di senso e l'aereo di linea (consolante inversione di tendenza) utile a presenziare per le 19, parte senza di lui. Voleva esserci. Arriverà per cena. Petali di salmone. Champagne. Buone notizie, si spera, nel bagaglio.

Così, quasi ignorato e per incanto libero dai gondolieri strafatti di coca, dalla Ztl sul Canal grande e dalle navi mostro, in passerella si vede il Sindaco locale Orsoni. E ancora, annunciati, ma nascosti dalla coreografica voliera (con uccelli) sul capo di Marina Ripa di Meana, sfumano le presenze di Luisa Todini, del Presidente della Provincia Zaccariotto, del "regionale" Zaia e in mancanza di Gianni, anch'egli idiosincratico alle luci per eredità familiare, di Giampaolo Letta di Medusa. Al bar Lion's aspettano che scorra il fiume Francesco Rutelli (che buon ministro, forse l'ultimo, fu) e Barbara Palombelli.

Nulla rispetto alle stagioni dell'orgia, ai Felipe Gonzales in gondola con Craxi tra ali di militanti e garofani in volo, ai Chavèz in motoscafo o al profilo di uno straniato Giorgio Napolitano trascinato suo malgrado in proiezione e salvo cataclismi, arruolato il giorno 6 per omaggiare l'amico Ettore Scola. Oggi il Lido è-per essere benevoli-(Natalia Aspesi lo intuì già nell'87) convalescente .

Il buco d'amianto a fianco del mai nato palazzo del cinema è ancora lì e, chiuso malinconicamente il Des Bains per una speculazione gravata dal sospetto del calcolo errato, anche le residenze che nella penna di Mann erano oasi di lusso, sono diventati non luoghi dominati da nerboruti bodyguard e sempiterni scrocconi a caccia di regalìe. Tutto è in svendita e in vista dei nuovi padroni, va di moda il bilinguismo. Cartelli in italiano. Traduzione in russo.

Il direttore Barbera che molto si è sforzato per tenere la barra dritta, passa sorridendo. La politica non sembra un suo problema. Gli chiedi come vada. Come andrà. Ti risponde in inglese: "So far, so good". È presto per i consuntivi. Per ora, accusato di eccessiva cinefilìa o di sdraiato americanismo, rivendica la bontà delle proprie scelte e aspetta. La facciata della Sala grande è rossa come ai tempi del contestato professor Chiarini, un capitano di vascello che non diversamente dal Barbera odierno, di fronte al languore per l'assenza delle stelle rispondeva: "Se volete Liz Taylor, invitate Cleopatra. A me della fidanzata di Burton non importa niente".

A dire il vero, una stella Barbera l'ha portata. Così luminosa che il direttore stesso prolunga l'istante con il telefonino. Dopo aver discusso a lungo al Cipriani con Rutelli, Clooney sfila applauditissimo. Circondato da incartapecoriti sosia di Pavarotti e abitanti a vario titolo del circo che inquietava Mastroianni: "A Venezia incontro un sacco di ometti sconosciuti e mi domando: che c'entrano questi con il cinema, che fanno, chi sono?".

Gente consapevole, suggeriva Aldo Grasso: "Di poter ambire a una popolarità da piccolo schermo. Di grande non c'è più niente". Cinema. Politica. Addendi intercambiabili? La luna in cielo è alta. Qualcuno abbaia ancora. I più stanchi si preparano all'obbligo del giorno dopo. Oggi la celebrata Emma Dante. Frase di avvicinamento: "L'acqua della laguna sarà il liquido amniotico del mio film". Un po' di delirio. E tanta, tantissima paura.

 

YVONNE SCIO A VENEZIA SANDRA BULLOCK A VENEZIA PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY PRESENTAZIONE FILM GRAVITY CON GEORGE CLOONEY GEORGE CLOONEY ARRIVA IN BARCA A VENEZIA GEORGE CLOONEY E SANDRA BULLOCK A VENEZIA GEORGE CLOONEY E SANDRA BULLOCK A VENEZIA

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