
“AI” KILLED THE RADIO STAR – ARTISTI CREATI CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, BRANI “SCRITTI” DAI PROGRAMMI ED ETICHETTE CREATE AD HOC: L’IA FA PAURA AL FUTURO DELLA MUSICA – GINO CASTALDO: “SIAMO ALLE SOGLIE DI UNA MUTAZIONE EPOCALE. PERICOLOSISSIMA PERCHÉ PRIVA DI ARGINI E CONFINI, INTERAMENTE IN MANO A LOGICHE COMMERCIAL. POTREMMO, NEL GIRO DI POCO, ESSERE IN FORTE DIFFICOLTÀ A DISTINGUERE IL VERO DAL FALSO. È LA FINE DELLA MUSICA? CERTAMENTE NO, MA POTREMMO TRA POCO ESSERE COSTRETTI A SCENDERE IN PIAZZA PER DIFENDERE L'UMANITÀ DI UNA CANZONE…” - VIDEO
Estratto dell’articolo di Gino Castaldo per “la Repubblica”
Hanno volti, voci e sembianze umane, ma non lo sono. L'ora X dell'attacco è imminente. La prima star di questa invasione ha già un nome. Si chiama TaTa, e ha […] delle canzoni pronte che stanno per uscire. […] Avrà un suo profilo social, forse anche una biografia. C'è solo un piccolo dettaglio: TaTa non esiste.
L'idea è di Timbaland, tra i più grandi produttori della scena contemporanea (al suo attivo Jay Z, Madonna, Justin Timberlake) e proprio per questo attendibile. Ha lavorato con Suno, azienda specializzata in IA generativa, ci ha perfino fatto il favore di trovare un nome per definire questo nuovo genere musicale, lo ha chiamato A-Pop, e la A sta ovviamente per "artificiale".
Perfino l'etichetta che sarà dedicata agli artisti interamente generati dall'Intelligenza Artificiale ha un nome significativo: Stage Zero, tanto per sottolineare che siamo a una sorta di grado zero, di cancellazione totale, prefigurando un futuro in cui per fare musica non ci sarà neanche più bisogno dell'artista, del fattore umano. Il minaccioso progetto Timbaland ha almeno un merito: è dichiarato, esplicito, denuncia scopi e intenzioni. […]
INTELLIGENZA ARTIFICIALE MUSICA
Nell'uso e nell'abuso di scorciatoie artificiali ci siamo già dentro fino al collo, la presenza dell'AI in musica si comincia a sentire da tempo, e con tutta la possibile ambiguità del caso, anche perché, come è ormai usanza generale, ci si è ben guardati dallo stabilire regole precise. Sono in discussione il diritto d'autore, la proprietà artistica, l'autenticità del processo artistico. A dirla tutta, gira da un bel pezzo nell'aria del mondo della musica un sentore di finzione.
È da tempo possibile utilizzare lo strumento come "suggeritore" o generatore di parti, e chissà quante delle canzoni che ascoltiamo abitualmente in questi mesi estivi sono già in diversi modi "truccate". Ma inevitabilmente siamo entrati nella seconda fase, quella definitiva e ovviamente più pericolosa, ovvero la creazione di prodotti interamente realizzati dall'Intelligenza Artificiale.
Sulle piattaforme gira da un po' una band dal nome Velvet sundown, fortemente sospetta di essere una totale invenzione, diciamo pure una beffa mediatica. […] Sono stati pubblicati ben due album, sono arrivati ad avere 900 mila ascoltatori mensili su Spotify, e ci sono anche le foto dei quattro presunti componenti. […]
Si indaga, si scava, intanto su Spotify il gruppo produce streaming e compare in diverse playlist, poi in questi giorni è arrivata l'ammissione da quelli che hanno ideato il progetto: i Velvet sundown non esistono, le foto sono finte e la musica interamente falsa. In questo caso le piattaforme sono complici, o semplicemente ignare? È già una bella domanda da porre.
i milli vanilli con frank farian
Di sicuro i vantaggi ci sono e anche piuttosto evidenti: band e artisti fittizi costano poco, non hanno spese, non rompono le palle, non decidono nulla, visto che non esistono. Viene da pensare con tenerezza ad alcuni episodi del passato che fecero scandalo, ma in confronto ai rischi che ci propone l'immediato futuro sembrano scherzetti da liceali. Celebre il caso dei Milli Vanilli, inventati da un perverso produttore tedesco, Frank Farian, che produsse delle musiche e poi, pensando che i cantanti utilizzati fossero poco presentabili, andò a reclutare due bei ragazzi in discoteca e gli disse che da quel momento sarebbero stati i Milli Vanilli.
Peccato che i due, oltre a non saper cantare, parlassero anche male l'inglese, per cui alle prime interviste qualcuno si insospettì e venne fuori l'inganno. Prima ancora, quando i Beatles invasero l'America, l'industria musicale pensò di correre ai ripari "inventando" una risposta plausibile. Così, "a tavolino", nacquero i Monkees, assemblati con l'idea di creare dal nulla un prodotto per giovani.
Ora siamo alle soglie di una mutazione epocale. Pericolosissima perché sfrenata, del tutto priva di argini e confini, interamente in mano a logiche commerciali, e alla visione del profitto importa molto poco di certe sottigliezze umane. Potremmo, nel giro di poco, essere in forte difficoltà a distinguere il vero dal falso, saremo umani in grado di generare artisti non umani, finché l'Intelligenza Artificiale non sarà in grado di decidere per suo conto producendo musiche per intrattenere entità altrettanto artificiali.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE MUSICA
È la fine della musica? Certamente no, ma come se non bastassero gli altri problemi che affliggono il mondo, potremmo tra poco essere costretti a scendere in piazza per difendere l'umanità di una canzone.
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