ceccherini

EDITORIA, NULLA SARA’ COME PRIMA - A BAGNAIA LO SHOCK DIGITALE CHE HA CAMBIATO FORMA E SOSTANZA DEI QUOTIDIANI – LA PREVALENZA DI FACEBOOK - DARE UNA NOTIZIA UNA IN UNA RIGA, PREGO

i direttori del the new york times, dean baquet, e del the wall street journal, gerard baker insieme ad andrea ceccherinii direttori del the new york times, dean baquet, e del the wall street journal, gerard baker insieme ad andrea ceccherini

1. DAGONOTA: SPIFFERI DA BAGNAIA

- Anche a Bagnaia se magna. Peccato che l'ambasciatore Usa John Phillips non aveva il posto riservato a tavola... panico!!!!

 

- Epilogo a sorpresa di un dibbbbattito. I ragazzi applaudono le critiche di Tronchetti Provera ai giornali. Il progetto "Quotidiano in classe" ha funzionato così bene da creare lo spirito ultracritico nei gggggiovani?

 

- Altra gaffe con l'ambasciatore Usa (ma che stiamo in guerra contro l'America?), dopo non avergli riservato il posto a tavola. Con protagonista il rappresentante di Barack Obama doveva moderare il dibbbbattito il direttore (per mancanza di prove) del Messaggero Virman Cusenza, ma lui non è venuto (in senso buono...), e sul palco è salita la sora Maria Latella. Con grande disappunto del povero ambasciatore Phillips...

andrea ceccherini durante lo speechandrea ceccherini durante lo speech

 

‎- Frecciate continue da Brunello Vespa al direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano sul palco di Bagnaia. "Ma se il tuo giornale è l'unico che dice la verità possiamo buttare tutti gli altri" - "Queste cose le sentivo trenta anni fa ai congressi di Confindustria" - "A milano ti sei intristito" -

"Mentre Messina (Banca Intesa) parlava dicevi che non è tanto vero, visto che dici sempre la verità, dicci allora come stanno le cose".

 

Napoletano ha risposto a Vespa per le rime, ha spiegato il modello di giornalismo del Sole basato sui fatti, "su quello che succede sulla scena e non nei finti retroscena", e sulla valutazione di merito dei provvedimenti di legge, a prescindere da chi temporaneamente guida il governo; ha dato le cifre delle copie vendute (Il Sole e' il secondo quotidiano italiano ad un'incollatura dal primo) e, soprattutto, quelle dei ricavi digitali da contenuti  (9 milioni aggiuntivi nel 2014 e oltre due, sempre aggiuntivi, nei primi tre mesi del 2015).

 

2. NEW YORK FACEBOOK

Fabio Ciucci per Dagospia

 

Mark Thompson ha fatto un intervento molto appassionato e lucido sul contesto e i motivi che hanno portato il NewYork Times a pubblicare direttamente su Facebook (e non sul giornale o sul sito) i cosiddetti "instant articles".

 

andrea ceccherini e massimo gramellini sul palco della nona edizione di crescere tra le righeandrea ceccherini e massimo gramellini sul palco della nona edizione di crescere tra le righe

Questo in sintesi il suo racconto: il business tradizionale della carta stampata e' sotto pressione per tutti gli editori e il NYT non fa eccezione, mentre sul digitale il NYT riesce a fare un discreto risultato grazie a un mix di advertising e abbonamenti a pagamento, con quasi un milione di iscritti. Per questo motivo al NYT credono che la gente e' disponibile a pagare soltanto per il giornalismo di qualita' e la vera domanda per loro e': l'articolo sara' buono abbastanza per essere acquistato?

 

il mercato si sta dividendo in due, da una parte il giornalismo di qualita', dall'altra i player che giocano sulla larga scala e si basano solo sulla pubblicita' (Buzzfeed su tutti) e contenuti leggeri, stare a meta' strada secondo Thompson diventera' sempre piu' pericoloso.

 

Inoltre essere vincenti sugli smartphone e' essenziale, il 100% dei giovani usa il mobile internet e I social network. Di qui la necessita': per pescare nuovi pesci b‎isogna andare dove si trovano I pesci e su Facebook ce ne sono milioni.

 

CECCHERINI CON I DIRETTORI DEI 4 PIU' IMPORTANTI QUOTIDIANI D'AMERICACECCHERINI CON I DIRETTORI DEI 4 PIU' IMPORTANTI QUOTIDIANI D'AMERICA

Facebook ne guadagna in tempo speso sulla piattaforma, Il NYT trattiene tutti I guadagni pubblicitari ed e' esposto a una audience grandissima.

 

E' quindi un esperimento, una chance per imparare di piu', per adattarsi al nuovo mondo digitale, per muoversi piu' velocemente abbandonando I metodi tradizionali.‎ Il tempo presente secondo Thompson premia gli audaci e punisce I cauti.

 

"Per la prima volta nella storia i quattro direttori dei principali quotidiani americani insieme sullo stesso palco" è giustamente orgoglioso di annunciare Andrea Ceccherini questa mattina a Bagnaia, l'ultimo intervento del convegno è davvero da fuochi d'artificio, lui e Sarah Varetto li invitano uno alla volta a salire: Dean Baquet (direttore del New York Times), Martin Baron (Washington Post), Gerard Baker (Wall Street Journal), Davan Maharaj (Los Angeles Times), e scatta il selfie di gruppo, davvero storico e memorabile in questo caso.

 

martin baronmartin baron

Conduce il dibattito Mario Calabresi (La Stampa). Il primo giro di domande è sull'accordo del NYT con Facebook per i cosiddetti "instant articles" (ovvero articoli pubblicati direttamente dentro Facebook e non link ad articoli presenti sul sito del quotidiano) e Maharaj (LA Times) rivela che anche loro stanno prendendo un accordo simile, mentre Baron (WP) dichiara che stanno valutando ma una scelta non è ancora stata fatta e Baker (WSJ) contrario.

 

Poi, prendendo spunto dall'Apple Watch al polso di Gerard Baker una domanda sui nuovi device, ovviamente tutti ci saranno, a maggior ragione il Wall Street Journal che tratta finanza, ma è Baquet del New York Times (protagonista assoluto e non solo oggi) a dare un punto di vista interessante: "In redazione quando abbiamo parlato di dare notizie in una frase (one sentence story, ndr) molti hanno storto la bocca e preso un approccio problematico, io gli ho ricordato quanta gente a Times Square legge notizie lunghe una frase", come dire che l'imperativo è dare le notizie, al di là della forma che ciascuna piattaforma richiede.

direttore The Wall Street Journal Gerard Baker direttore The Wall Street Journal Gerard Baker

 

E' di nuovo Baquet (NYT) a dare una risposta molto interessante alla domanda "come si fa a fare giornalismo sull'ISIS non potendo stare sul posto?", e dice: "non è solo un problema di fonti, è anche un problema capire cosa fa e cosa intende fare il governo americano e siamo costretti ad un duro lavoro per capire qual è il reale orientamento su questo problema, lo facciamo interrogando sia chi è favorevole sia chi è contrario a quanto si sta facendo adesso".

 

Sul problema della velocità di risposta dei siti e del tempo di lettura tutti i direttori mostrano consapevolezza della coesistenza di due livelli di lettura, uno veloce e superficiale ed uno invece più lungo e di approfondimento, tutti sono molto concentrati sul ridurre i tempi di attesa/caricamento delle pagine, Baron (WP) fa sorridere tutti ricordando che anche nella lettura di un giornale di carta si girano le pagine molto velocemente e raramente si va oltre la lettura del titolo o del sommario, "solo l'1% dei lettori che inizia a leggere una notizia arriva fino in fondo" afferma, e tutti annuiscono.

stefania craxi bruno vespastefania craxi bruno vespa

 

Poi sul confronto con il Daily Mail e Buzzfeed, che con contenuti spesso scandalistici o mere riscritture di articoli fatti da altri generano enorme traffico e audience, tutti concordano che non gli interessa competere su quel tipo di contenuto ma che guardano a questi esempi per imparare come migliorare dal punto di vista tecnologico e dell'ingaggio del lettore rispetto al contenuto offerto.

 

Baquet (NYT) ricorda che comunque tutti oggi hanno molti più lettori che in passato proprio grazie allo sviluppo digitale.

 

roberto napoletano e moglieroberto napoletano e moglie

Di nuovo Baquet si distingue dal gruppo affermando che l'aver frequentato una scuola di giornalismo non è un requisito fondamentale per lavorare al New York Times, e la cosa fa riflettere se si pensa che proprio a New York c'è la più famosa scuola di giornalismo al mondo, la Columbia.

 

Poi viene il momento delle domande degli studenti, preparatissimi e interessati alle risposte dei grandi direttori, Baquet (NYT) è il più gettonato a riprova che il suo carisma è arrivato in pieno anche alla platea, mentre sul finale sorprende tutti Maharaj affermando che alla prima riunione del giorno alle nove e trenta (hanno cambiato gli orari delle riunioni di redazione da poco) va lui personalmente per organizzare la copertura delle notizie da dare "at win time", nel momento di maggior ascolto della mattina (tra le 11 e le 12.30), anche se il giornale rimane focalizzato sulla costruzione della prima pagina del giorno dopo.

 

Ceccherini conclude ringraziando i direttori e gli studenti per l'interessantissimo dibattito sull'informazione ma noi tutti dobbiamo ringraziare lui per questo evento di grande spessore professionale e culturale. Alla prossima edizione, ad maiora.

 

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