porta portese bancarellaro filosofo

PORTA PORTESE , COSA AVRAI DI PIU’ – VIAGGIO NEL MERCATO ROMANO CON IL BANCARELLARO-FILOSOFO – “IL VINTAGE CI INSEGNA AD AMARE GLI OGGETTI. SIAMO NOI A ORIENTARE I GUSTI DELLA CLIENTELA" - TRA I CLIENTI DAGO, ARBORE (‘VA PAZZO PER LE VECCHIE RADIO’), STEFANIA SANDRELLI (‘COLLEZIONA ICONE RUSSE’), LAMBERTO DINI E CONSORTE (‘VENGONO QUI E SI RILASSANO’) - QUEL MANET TAGLIATO A META’ E RIVENDUTO - VIDEO

porta portese

Fabrizio Peronaci per il Corriere della Sera

 

 

«E poi gli oggetti diventano umani, li vedi con occhio diverso. Escono dall' anonimato, mutano pelle. E ti ci affezioni come alle persone» Ma guarda che sorpresa: l' ambulante-rigattiere è anche un po' filosofo. A Porta Portese scivola via la solita domenica mattina allegra, colorata e disonesta - con i banchi presi d' assalto, i bambini che strattonano i padri per comprare la maglia della Roma e l' omino delle tre carte in azione attorno al suo trespolo, bellamente ignorato dai vigili urbani - quando Angelo il bancarellaro inizia a distillare le sue perle di saggezza. «Io qui sono finito per caso, una trentina d' anni fa.  Lavoravo come perito chimico a Pomezia e persi il posto. Sono un farmacista mancato, non mi sono laureato per poco».

 

E così, invece di antibiotici e sulfamidici «La società proprietaria della miniera di zolfo fallisce, un amico mi propone di dargli una mano e vallo a indovina', che di Porta Portese e la sua gente non avrei potuto più fare a meno»

 

porta portese

Passa Roberto D' Agostino, vate del vintage cafonal chic. «Ahò, che t' è arrivato di nuovo? Ganzo 'sto Paperino! Pluto non ce l' hai?» Cultori del superfluo, amanti dei Loreti impagliati e dei busti d' Alfieri, collezionisti del tutto e del nulla, benvenuti: il vostro regno è tra piazza Nievo e via Bargoni, nelle 4 file di banchetti un po' defilati ma autentici, veraci, loro sì mercatino delle pulci a tutti gli effetti rispetto all' orgia di cineserie, stracci, panini con la porchetta, ricambi del Folletto e padelle antiaderenti che va in scena nel vialone centrale di Porta Portese, ormai completamente snaturato e «bengalizzato», con tutto il rispetto dei migranti Dunque, le atmosfere del Marché di Saint-Ouen o del londinese Portobello sono qui.

 

Ad esempio al banco con i 45 giri di Bobby Solo, i pupazzi gommati di Walt Disney e le collezioni di Cuore garibaldino, rivista illustrata sulla quale piangevano le nostre nonne, allestito con cura maniacale da Angelo Del Tosto, 66 anni, abruzzese d' origine, "operatore storico" in base al censimento del Comune di una decina d' anni fa.

 

Ore 11,40: la ressa è notevole. «A quanto la metti 'sta tv?

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» «Visto che bel punto di arancione?» «Eh, 'na meraviglia...» «Va be', 50 euro!» E il 14 pollici dei tempi di Rumor, molto vintage ma anche molto scassato, prende il volo. «Il bello di questo lavoro - spiega Angelo, occhialetti leggeri, tono pacato e un po' timido - è che ti fa rapportare con la cultura, la storia, l' evoluzione del costume. In fondo come è nata la Pop Art? Gli oggetti hanno un fascino unico, speciale». Era così 40 anni fa, quando Claudio Baglioni cantava È domenica mattina / Si è svegliato già il mercato / In licenza son tornato e sono qua, e vale ancora oggi. «Porta Portese non è quella di una volta, certo, eppure resiste, continua a piacere». Orari faticosi, incassi incerti, ma lui è contento. «Durante la settimana acquisto la merce girando per mercatini o tramite cantinari.

Poi, sabato notte, sveglia alle 3. Parto da Frascati, dove abito, con l' auto piena di scatoloni. Arrivo alle 6. Apro il banco, dispongo gli oggetti...» E oplà! Nostalgici e maniaci del retrò sono accontentati.

Stamattina, per dire, una signora, s' è innamorata di un macinapepe in plexiglas verde e di un orologio tondo, di plastica beige, resuscitati da chissà quale tinello anni '60; tre turiste insistono per portarsi via Paperino, Pippo e Pinocchio a un prezzo forfettario, invece che a 30 euro l' uno; due ragazzini sfogliano incantati l' album Panini del 1983, quello dello scudetto della Roma («Venti euro? Troppi!» «Ma no, guardate dentro, ci so' tutte le figurine!»); e un tipo eccentrico, esperto di modernariato, non riesce a staccarsi da un portacenere a forma di aeroplanino («Ottanta euro, è un gadget Alitalia anni '70. Un pezzo raro!»).

porta portese oggetti

 

Il cliente rinuncia, se ne va, poi ci ripensa. È il momento topico: l' incontro domanda-offerta nel quale la componente sentimentale è centrale. «Gli oggetti li scelgo se piacciono a me - spiega Angelo, pettinando una bambolina anni '40 -. Seguo la mia sensibilità. Siamo noi a orientare i gusti della clientela». Cosa di più simile a quanto teorizzato da Walter Benjamin, un filosofo, appunto? «Ciò che affascina il collezionista è collocare il nuovo acquisto dentro una sfera magica, avvertire il brivido del momento in cui l' oggetto viene acquisito...»

 

Un brivido che piace tanto ai vip. «Di recente è passata Stefania Sandrelli con il marito, lei colleziona icone russe».

Altra coppia celebre, l' ex premier Lamberto Dini e consorte: «Vengono quasi ogni domenica, qui si rilassano». E ancora: Renzo Arbore («va pazzo per le vecchie radio»), Ennio Fantastichini («abita da 'ste parti»), Elio Germano («Guarda e non compra»), Riccardo Scamarcio («Simpatico, alla mano», giurano gli antiquari di via Nievo).

 

Però, però... Manca qualcosa... Porta Portese, cantava Baglioni, cosa avrai di più?

«Senti qua - mi soffia in un orecchio il vicino di Angelo - Tempo fa uno di noi aveva rimediato a un mercatino un olio 60x40 di un pittore della scuola di Manet, fine Ottocento. L' aveva pagato 98 euro».

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Ritraeva, e qui è giusto usare il passato, «una carrozza con il cocchiere nell' atto di far salire una dama e, sulla destra, un lungosenna. Entrambi i lati erano suggestivi...

» E allora? Zac! Nel senso che «il quadro il collega l' ha tagliato a metà, c' ha ricavato due tele, le ha incorniciate per benino e se l' è rivendute a 300 euro l' una». Meravigliosa, la moltiplicazione dei dipinti. A suo modo geniale. Perché in fondo è anche questo il fascino di Porta Portese: il tempo passa, le mode cambiano, ma i pataccari restano...

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