BATTIATO, IL NOSTRO GANDHI - “MEDITO DA 40 ANNI, ABBASTANZA PER FARE IL PENSIONATO” - “ANCHE I MISTICI OCCIDENTALI SONO FANTASTICI. JÄGER DA MONACO ERA CONSIDERATO UN ERETICO. RATZINGER VOLLE LEGGERE IL SUO LIBRO E GLI INTIMÒ DI NON PUBBLICARLO, PERCHÉ LA CHIESA NON HA MAI CAPITO CHE UNA COSA È LA TEOLOGIA ALTRO È L´ESPERIENZA” - “MI TROVO NELLO CONDIZIONE DEL POETA E MISTICO PERSIANO SANA´I: PROVO UN RIFIUTO ISTINTIVO, TOTALE DELLA VIOLENZA. SONO ALLERGICO ALLA POLITICA, NON TEMO LA MORTE E RICORDO DI CONTINUO CHE SIAMO IMPERMANENTI”…

Giuseppe Videtti per "la Repubblica"

Il maestro impartisce ordini severi. Lì si fa a modo suo. Non sono ammesse repliche. Il ragazzo entra nello stanzone, si sistema sul pavimento. Il guru protesta: «Cosa sta facendo?». Il ragazzo obietta che quella è la posizione in cui meglio riesce a rilassarsi e (forse) a meditare. Lui sbraita: «Come si permette?», poi si abbandona a un ingiustificato, eccessivo attacco d´ira che lascia i presenti sbalorditi e dubbiosi. Altro che santone, un imbroglione. Il ragazzo Battiato avrà avuto allora vent´anni o poco più.

«Ero a Milano. A quell´età non avevo idea di cosa sarei diventato né mi aspettavo una carriera di questo tipo», racconta l´artista immerso nella quiete della casa di Milo, alle pendici dell´Etna. «Il mio impulso era scappare, lasciarmi alle spalle le lamentele degli adolescenti: "Non c´è niente in questa isola di merda!". A sedici anni già leggevo qualcosa di cibernetica e di Freud, poi una valanga di letteratura mitteleuropea. Erano avvisaglie, sarei diventato uno strutturalista. Il sapere è infinito, ma puoi crearti i mezzi per esplorarlo. È quel che diceva Stravinsky prima di cominciare a comporre: "Se non mettessi dei paletti mi spaventerei all´idea di essere completamente libero"».

Quarantacinque anni e molte ore di meditazione dopo, Franco Battiato sarebbe capace di smascherare un falso profeta ancor prima di trovarsi al suo cospetto. «Come meditante dovrei già andare in pensione, sono quarant´anni che pratico», scherza. «In questo momento mi trovo nella stessa condizione del poeta e mistico persiano Sana´i, vissuto nel Dodicesimo secolo, che ha scritto Viaggio nel regno del ritorno, una sorta di Divina Commedia in cui il Dante della situazione confessa al suo Virgilio una totale avversione per la violenza che li circonda nelle valli (i gironi) che vanno esplorando. Io mi trovo esattamente in questa fase, un rifiuto istintivo, totale della violenza.

C´è un incontro di pugilato in tv? Cambio canale. Ho trovato insopportabili anche alcune scene di Gomorra». Sulla tv scorrono silenziose le immagini di Telesio, opera in due atti su libretto di Manlio Sgalambro che arriva nei negozi in cd e dvd il prossimo martedì. «Una fortunata commissione del Teatro Rendano e del Comune di Cosenza», precisa Battiato. «Non mi sarebbe mai venuto in mente un´opera su Telesio, ero totalmente preso dall´idea di un film su Händel... Con tutti i libri che ho letto negli ultimi due anni so più del Settecento e di Händel che di me stesso. In fondo anche di Telesio a scuola leggevamo quattro righe, invece poi scopri che è un filosofo di grande attualità.

Ha intuito una sensibilità umana negli animali - cosa sacrilega per l´epoca - e che il seme non è immesso da Dio. Confesso che quando ho letto il libretto di Sgalambro ho immediatamente esclamato: non è musicabile! Mi sbagliavo. In questo caso, anzi, le parole hanno "attirato" un certo tipo di musica che altrimenti non sarebbe venuta fuori, mi hanno costretto a pescare in zone (metafisiche) che non sono congenite. Abbiamo già una decina di offerte per rappresentarlo in teatro l´anno prossimo. E forse questa volta potremmo mischiare ologrammi e scene reali. A Cosenza, nonostante il pubblico fosse scettico, in scena c´erano solo ologrammi. L´illusione era perfetta. Quando ho visto i primi risultati sono rimasto di stucco: ma siamo anche noi degli ologrammi? Sono nostri fratelli? L´entrata in scena di Giulio Brogi all´inizio dell´opera è impressionante».

Il tavolo tra i due divani è colmo di libri. Dipinti di arcobaleno. L´essenza del tantra di Urgyen Tulku; Il mistero del fiore d´oro di Lu-Tzu, la bibbia del taoismo operativo; La mente oltre la morte del tibetano Dzogchen Ponlop; L´essenza della vita di Willigis Jäger, ex monaco benedettino e maestro zen. «Anche i mistici occidentali sono fantastici», commenta Battiato.

«Jäger ha 85 anni e vive in Germania. Da monaco era considerato un eretico. Ratzinger volle leggere il suo libro e gli intimò di non pubblicarlo, pena la sospensione dalla celebrazione e dall´insegnamento, che puntualmente arrivò. Perché la Chiesa non ha mai capito che una cosa è la teologia altro è l´esperienza. Se come mistico non hai una vita pratica - lo sosteneva anche Jung - non vali niente. Non basta una vita per liberarsi dal cattolicesimo e dal romanticismo di cui le nostre esistenze sono infarcite». Non c´è spazio per l´amour fou in questa vita di Battiato. Né per il compiacimento e l´autoindulgenza. I sentimentalismi, banditi. La nostalgia, oltre il giardino.

«Forse all´inizio della carriera, quando con Gaber si giocava a poker fino all´alba e poi un cornetto un cappuccino e a letto, le mie canzoni avevano qualche coinvolgimento romantico. Mai sentimentale però. L´amore, l´innamoramento e quel che ne deriva sono state cose facili per me da superare. Puoi amare una persona senza quel tipo di coinvolgimento, diventa tutto magnifico, non hai più controindicazioni. Si può ammazzare un altro perché non ti vuole più? Spengo la tv quando raccontano queste storie di stalking, di delitti passionali; quando l´amore perpetua il trauma diventa il regno degli equivoci. Sono possibili altri tipi di amore, ma se ne parlassi, ah quante ambiguità, quante polemiche. Sarebbe come parlare di Dio. Ecco perché io non parlo mai di Dio».

La psicanalisi? Scettico: «Sarà che ho avuto un´infanzia tribale. Da bambino sono cresciuto in strada dove vigeva una legge che non era quella di casa. E nessuno di noi tornava mai la sera a raccontare quel che succedeva là fuori. Chi ci conosce meglio di noi? I traumi gravi si possono risolvere solo se li guardi in faccia». La politica? Allergico, come alla violenza: «Mi sento male quando ascolto le sue (di Berlusconi, ndr) bugie, mi viene il voltastomaco. Spengo la tv». Il cinema? Sì, ma senza compromessi: «Un produttore americano si è interessato al film su Händel; "Facciamone una bella storia d´amore, un nuovo Amadeus", mi ha detto.

Ma se io avrei strozzato Forman per come ha trattato il povero Mozart!». Debolezze? Pochissime. «Se conosci te stesso scateni gli anticorpi che tengono a bada limiti e fragilità». Il mondo? I giovani? «C´è in giro gentaglia che non è degna neanche di appartenere al genere umano. Ma sono sicuro che non siamo dentro un nuovo medioevo. E poi l´Italia non è il mondo. Non tutti i giovani sono sprovveduti e indifferenti a quel che accade, si fidi. Vedo in giro ragazzi svegli, più ventenni che trentenni».

Paure? «Di quali paure parla, della morte? Non vorrei dire di aver risolto il problema e poi quando arriva non essere all´altezza, ma poco a poco mi sto convincendo che non sarà così drammatico. I momenti brutti che ho avuto nella mia vita sono stati solo di natura cosmologica. Una volta durante la notte mi sono alzato, sono venuto in questa stanza e ho guardato in faccia la mia paura, con attenzione, e la crisi si è risolta. Non è facile, perché in quel momento ti senti un essere sbattuto nel nulla, non ha legami con niente. È la notte oscura di San Giovanni della Croce, sofferenze che sembrano insormontabili, insopportabili, e che invece puoi superare in un batter d´occhio.

Basta ricordare che siamo impermanenti. Noi pensiamo di essere eterni, questa è la nostra disgrazia. A scuola non c´insegnano a morire; sulla morte invece gli antichi egizi hanno costruito una civiltà». Canzoni? «Non ho altri progetti che Händel in cantiere. Il resto deve aspettare, anche il prossimo disco. Se il film va in porto mi prenderà almeno due anni. Non ho canzoni sulla punta della lingua, lavoro a progetto, forse perché sono più un compositore che un cantautore.

Né ho mai scritto una canzone mosso dall´urgenza del momento, anzi se di notte mi viene un´ispirazione improvvisa mi giro dall´altra parte; se domattina ci sarà ancora bene, altrimenti addio». Said appare sulla soglia a ricordare che la pasta (integrale) è in pentola. Attraversando il soggiorno con vista sul giardino l´artista fa scivolare le dita sulla tastiera del magnifico Steinway a coda che si è appena regalato; il primo suono della giornata.

C´è un´aria incantata sotto il vulcano nel primo pomeriggio. Quando il cancello si chiude e ti restituisce all´asfalto, immagini che improvvisamente lì dentro tutto magicamente si ricomponga come in una perfetta, preziosa miniatura persiana, dove i cipressi sono smeraldi aguzzi, i fiori rubini e diamanti e zaffiri incastonati su un prato di malachite, il cielo una tavola di acquamarina e il pennacchio di fumo levigata madreperla. Ogni cosa a suo posto. Divina e impermanente.

 

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