LA BATTUTA STRACULT 2013? PER MARCO GIUSTI È ‘’MANNAGGIA, GLI POTEVO CHIEDE ’NA PIPPA’’ – PER I LETTORI DI “SETTE” VINCE: “AGLI UOMINI SI FA PRIMA A DARGLIELA CHE A SPIEGARGLIELA” – VOI CHE DITE?

1. LA BATTUTA STRACULT 2013?
Antonio D'Orrico per Sette-Corriere della Sera

La rovina dei premi letterari e cinematografici sono le giurie che, essendo composte da più persone di gusti diversi, devono trovare una mediazione la quale, di solito, finisce per scontentare tutti e per incoronare l'opera più insipida e meno significativa. La giuria ideale dovrebbe essere composta da un giudice unico che possa decidere in tutta la libertà senza dover tenere conto dei dubbi e delle perplessità degli altri. Meglio solo che male accompagnato, questo dovrebbe essere il motto di un giurato.

Così come quella penale, la responsabilità di dare un premio dovrebbe essere personale. Altrimenti, come ho già detto ma vale la pena ripetere, la scelta di gruppo rischia di essere come tutte le scelte di gruppo quella più mediocre, più banale. E se guardate i verdetti dei premi letterari e cinematografici vi renderete subito conto che è proprio così che funziona. Anzi non funziona.

FUORI PROGRAMMA. La teoria che vi ho appena esposto trova conferma negli Stracult Awards 2013 che il critico cinematografico Marco Giusti decide solo soletto e che pubblica (come fuori programma) nelle ultime pagine del suo libro Vedo... l'ammazzo e torno appena pubblicato da Isbn. Vorrei citare almeno la sezione «Migliore battuta Stracult 2013». Ecco alcune candidate.

1) «Chi è? Stocazzo!» e «Mi fai un massaggio al sottopalla?» pronunciate da Francesco Mandelli in I 2 soliti idioti di Enrico Lando.
2) «Siamo stati degli stronzi a puntare su di lui» detta da Gianrico Tedeschi in Viva la libertà di Roberto Andò.
3) «Agli uomini si fa prima a dargliela che a spiegargliela» detta da Angela Finocchiaro in Ci vuole un gran fisico di Sophie Chiariello.
4) «Volevo ricordare che la Puglia non ha solo le orecchiette, ha anche gli... orecchioni!» da Outing. Fidanzati per sbaglio di Matteo Vicino.
5) «Tra il cuore e la fede ho scelto la fede, è questo che divide noi musulmani da voi occidentali» detta da Yorgos Voyagis in 11 settembre 1683 di Renzo Martinelli.

6) «La tua disperazione mi fa sentire unica» e «Una scopata è troppo, meglio un p...» da E la chiamano estate di Paolo Franchi.
7) «Sta bambina è 'na clessidra, magna e c...» detta da Christian De Sica in Colpi di fulmine di Neri Parenti.
8) «Mannaggia, gli potevo chiede 'na pippa» detta da Edoardo Falzone in Viva l'Italia di Max Bruno.
9) «Ha segnato la Lazio, che giornata de m....» detta da Pablo & Pedro in All'ultima spiaggia di Gianluca Ansanelli.
10) «Sì, sono un figlio problematico» detta da Luca Marinelli nudo e pitturato di rosso nella Grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Eccoci al verdetto. Secondo Marco Giusti la vincitrice è «Mannaggia, gli potevo chiede 'na pippa» in Viva l'Italia di Max Bruno. Scelta che mi trova completamente in disaccordo. C'erano battute più degne di vincere il premio. Allora non è vero che la migliore giuria è quella formata da un giurato unico? No, è vero. Solo che dipende da chi è il giudice. (E i lettori quale avrebbero votato?).

2. LA BATTUTA STRACULT 2013 LA PRONUNCIA ANGELA FINOCCHIARO: "AGLI UOMINI SI FA PRIMA A DARGLIELA CHE A SPIEGARGLIELA". MA NON TUTTI SONO D'ACCORDO
Antonio D'Orrico per Sette-Corriere della Sera

Riassunto della puntata precedente. Esce il libro Vedo... l'ammazzo e torno (Isbn) con le recensioni cinematografiche di Marco Giusti sul sito Dagospia. Alla fine del libro l'autore assegna gli Stracult Awards 2013, i suoi Oscar personali. C'è una sezione a parte per le battute con una predilezione per le battutacce, quelle più trucide. Secondo Giusti, la Battuta Stracult 2013 è «Mannaggia, gli potevo chiede 'na pippa», pronunciata nel film Viva l'Italia di Max Bruno. Ho chiesto ai lettori la loro opinione. Ecco come hanno votato.

A qualcuno piace caldo. Letizia Di Martino: «Avrei votato la battuta di Angela Finocchiaro ("Agli uomini si fa prima a dargliela che a spiegargliela") in Ci vuole un gran fisico di Sophie Chiariello». Un voto per Angela Finocchiaro, dunque.

Maria Rosa Cattoni fa una scelta più articolata: «Mia classifica: 1) "Una bella donna, alla mia età non è abbastanza"; 2) "La più sorprendente scoperta che ho fatto subito dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare!"; 3) "Sì, sono un figlio problematico"; 4) "Sull'orlo della disperazione, non ci resta che farci compagnia, prenderci un po' in giro"». La lettrice cita solo battute del film di Paolo Sorrentino e tiene a specificarlo: «Non so se si è capito che La Grande Bellezza è un film che mi è piaciuto molto!». Poi conclude (graziosamente): «D'Orrico, leggerla è sempre un piacere (e questa non è una battuta!)».

Manuela Mori partecipa al concorso ma lo fa mettendo le mani avanti: «A parte che non capisco perché debbano essere tutte così grevi, nessuna mi sembra memorabile. "Nessuno è perfetto" da A qualcuno piace caldo, resta irraggiungibile. Ma dovendo proprio scegliere, direi "Agli uomini si fa prima a dargliela che a spiegargliela"».

I voti per Angela Finocchiaro diventano tre con quello di Vittorio Frattarolo: «Senza avversari "Agli uomini si fa prima a dargliela che a spiegargliela"».

Questo della battuta stracult è solo un gioco di fine estate (anti-malinconia da rientro) ma non poteva mancare il rosicone di turno. Questa volta la parte viene interpretata (e devo ammettere splendidamente) dal lettore Giorgio Moschettini: «La seguo da tempo, ho purtroppo notato una caduta di stile, si è passati dalla scelta tra la prosa e la poesia dei calciatori, tra i vari soprannomi degli stessi calciatori, tra varie scelte di cultura a quella tra una serie di scurrili e becere battute. Roba da matti! Trovo sconcertante la sua scelta come preoccupante che qualcuno scriva un libro su tali cose e soprattutto che qualcuno lo compri! Per me una battuta è quella del protagonista del libro di Fante La confraternita dell'uva che, malato di diabete, scappato dalla casa di cura dice al figlio "È meglio morire di bevute che morire di sete"».

A parte che la battuta di Fante (con tutto il rispetto e l'amore per lo scrittore) non mi sembra tra le sue migliori, vorrei far notare al lettore scandalizzato per così poco che il romanzo da lui citato si intitola La confraternita del Chianti e non «La confraternita dell'uva» che è un ristorante che si trova a Roma, zona Pigneto.

 

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