IL FESTIVAL DI NILLA PIZZI – SI SALVANO DE ANDRÈ, IL GUALAZZI DANCE E FRANKIE HI-NRG: PER IL RESTO NEI BRANI DI SANREMO CUORE, AMORE E TANTA MELASSA - TORNA ORIETTA BERTI, TUTTO E’ PERDONATO!


Silvia Truzzi per ‘Il Fatto Quotidiano'

Sanremo è l'ultimo vero totem - forse anche l'ultimo tabù - della televisione italiana: lo si capisce dalla lunga procedura cui è sottoposta la stampa per il preascolto dei ventotto brani (una maratona) dei quattordici big in gara. In realtà è una cortesia che la Rai e l'organizzazione fanno ai giornalisti, ma tra embarghi, liberatorie, firme, controfirme con codice fiscale, testi che vengono mostrati e ritirati, alla fine la trafila a tutela della segretezza è un tantino esagerata.

Dunque, la musica: meglio parlare della musica che dei testi, pressoché inesistenti. Naturalmente con qualche eccezione, a cominciare da Cristiano De André: Invisibili è un brano scritto (bene) a quattro mani con Fabio Ferraboschi, ed è un dialogo con un amico scomparso: racconta una giovinezza complessa, forse addirittura compromessa, in una Genova difficile, in cui "a vent'anni si moriva senza diventare mai eroi".

Una canzone d'autore dove s'incontrano molte immagini: il "cognome che era un'incudine", la droga, l'alcol ("tu eri bravissimo a specchiarti nelle vetrine, io altrettanto a svuotare le cantine"), una parte in dialetto che pare una rivisitazione di Crêuza de mä. È quasi tutto parlato, ma è bello. Colpirà più del secondo brano, che ha un titolo (solo quello) con un'eco ligabuesca, Il cielo è vuoto.

Da segnalare anche un Raphael Gualazzi del tutto inedito, in coppia con Bloody Beetroots: bravissimo a mettere in gioco il suo talento blues, mischiandolo con atmosfere funky-dance. Il primo pezzo, Tanto ci sei, ha un incipit gospel e una melodia intima, da boudoir. Il secondo, Liberi o no, è tanto scatenato che, ascoltandolo, l'intera sala stampa si è chiesta come farà un ragazzo così timido e incline al rossore di gote a interpretarlo. Lo straniero di quest'anno (ce n'è quasi sempre uno: nel 2012 Marlene Kuntz , l'anno scorso Marta sui tubi) è Frankie Hi Nrg: probabilmente incontrerà più Pedala, metafora della vita come viaggio in bicicletta, di Un uomo è vivo.

Anche se quest'ultimo ha un bel testo ("c'è un istante nel quale ogni uomo diventa suo padre"). Ron e Francesco Renga fanno se stessi. Entrambi vecchie conoscenze del Festival (uno l'ha vinto nel 1996, l'altro nel 2005), daranno al pubblico esattamente quello che si aspetta da loro. Ron con Un abbraccio unico, un brano che sale fino all'esplosione finale, interpretato un po' alla Gianni Morandi: è immaginabile che Sing in the rain, la seconda canzone - per quanto molto fischiettabile sotto la doccia - non passi il turno. Renga questa volta fa l'apologia della scappatella, con Vivendo adesso (parole e musica di Elisa, anche se non si vede) dove adesso fa rima con sesso, un pezzo che il televoto premierà (più dell'altro, A un isolato da te) e che rischia di vincere.

Poco comprensibile la scelta di Noemi: Bagnati dal sole ha un testo brevissimo, cinque micro-strofe, firmato da ben tre autori. Non è Ungaretti, la musica non giustifica l'ermetismo: le cose non migliorano in Un uomo è un albero. Spiace anche per Antonella Ruggiero: oltre alla voce strepitosa, lei è davvero un'interprete. Eppure Quando balliamo e Da lontano non le rendono giustizia. Arisa propone Lentamente , scritto da Cristina Donà, che farà un buon effetto con l'orchestra e Controvento , canzone con lo stesso titolo di un brano di Malika del 2009, ma per raffinatezza gli assomiglia poco.

Renzo Rubino - premio della critica l'anno scorso, nella categoria giovani, con un brano sull'amore omosessuale - non svetta con nessuno dei pezzi, Ora e Per sempre e poi basta, di cui bisogna segnalare l'attacco molto carino ("Un quarto alle tre, c'è una mosca sulla lampada led"). Peccato per Giuliano Palma che convince poco, sia con Così lontano - tra gli autori c'è Nina Zilli, e si sente assai - sia con Un bacio crudele . Prevedibile Francesco Sarcina - ex delle Vibrazioni - con Nel tuo sorriso e In questa città; così come Riccardo Sinigallia con il verboso Prima di andare via e Una rigenerazione, entrambi molto tiromancineschi. I Perturbazione si presentano come band indie, ma il testo di L'Italia vista dal bar, in gara con L'unica, vorrebbe essere sociale, invece risulta solo qualunquista.

Non è stato possibile ascoltare i brani di Giusy Ferreri, L'amore possiede il bene e Ti porto a cena con me, a causa di un grave problema familiare dell'artista. Se vi domandate di che cosa parlano queste canzoni, la risposta è: cuore, amore e poco altro. Sentimental mood, insomma. Fabio Fazio e Mauro Pagani, direttore artistico e direttore musicale, imputano la scelta ai tempi cupi della crisi. Si tratterà della congiuntura economica o di un'altra decadenza, tipo quella della musica italiana? Certo mettere insieme il cast di Sanremo è impresa ardua (e complessa), ma i geniali divertissement di Elio e le Storie Tese, per dire, ci mancheranno moltissimo.

 

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