1- “MATTEO. GIRATI”. “C’È QUALCOSA CHE NON VA, BOSS?”. “E SÌ CHE C’È, HAI LA GIACCA VISTA CULO, SE TI PRESENTI DA ME A LAVORAR COSÌ NEANCHE I CESSI TI FACCIO PULIRE” 2- ANCORA: “QUESTI TRE INSIEME NON FANNO UN CERVELLO, BISOGNEREBBE FARE LE OFFERTE SPECIALI” DICE FLAVIONE ALLARGO LA MASCELLA DA SQUALO SOVRAPPESO 3- LENTAMENTE, CON UN NOTEVOLE LAVORO DI ULTRASH E DI CASTING (MAI VISTI TANTA CONCENTRAZIONE DI POTENZIALI COGLIONI SOTTOPOSTI A RIPETUTO ESAME), “THE APPRENTICE”, VOLATO NEL CANALE “CIELO” DI SKY, HA TRASLOCATO NELLO STRACULT 3- GRUPPI DI ASCOLTO, INSOSPETTABILI CHE TI CONFESSANO DI ASSISTERE IN BAMBOLA: “PERCHÉ L’OSCENITÀ DELL’ASSUNTO E IL CONTRIBUTO HORROR DI BRIATORE SONO MAGNETICI”

Dagoreport

«Matteo, mi ha riferito il buyer che volevi dargli del tu al primo incontro, volevi abbracciarlo forse? Dargli un bacio?». L'altro balbetta, guarda in basso, prova a frenarne la rabbia, improvvisa: «È un riflesso della mia educazione, boss. In America le contrattazioni si fanno così». È tardi. Flavio Briatore allarga la mascella, strizza gli occhi, avvampa: «In America non esistono il lei e né il voi, se venivi in ufficio da me e mi davi del tu, ti pigliavo a calci in culo. La prima cosa è l'educazione».

Mal che vada, nella peggiore delle ipotesi, quando tutte le discoteche saranno in rovina e della "Billionaire life" non rimarrà che il fastidio, re Flavio non resterà disoccupato. Con il due per cento di share e la comicità stellare nell'appropriato contesto di Cielo, ogni martedì Briatore gioca a superarsi.

All'inizio, con la pancia in fuori, le babbucce siglate, i boccoli bianchi, gli occhiali fumè, la fissità dello sguardo, l'italiano incerto e il mento appoggiato come una duna su un corpo da matrona, sembrava impossibile ripetere l'esperimento. Clonare il gioco imprenditoriale per apprendisti e piccoli squali importato dagli States, imitare Donald Trump, fare di "The Apprentice" non solo un leccato programmino tutto steadycam, hd e montaggio serrato, improbabile.

Lentamente, con un notevole lavoro di casting (mai visti tanta concentrazione di potenziali coglioni sottoposti a ripetuto esame), il geniale espediente del product placement 2.0, della marchetta organica come elemento di sceneggiatura (i partecipanti devono superarsi in una prova sponsorizzata: inventare un giocattolo per Enrico Joker Preziosi, produrre una miscela per Mokarabia, lisciare i gusti dei clienti del Principe di Savoia), "The Apprentice" ha traslocato nello stracult.

Piccoli gruppi di ascolto, insospettabili che ti confessano di assistere in bambola alle repliche: «Perché l'oscenità dell'assunto e il contributo horror di Briatore sono magnetici», fitto cinguettio in rete e applausi per uno dei titoli più divertenti della stagione. Il corto circuito forse involontario tra il massimo cantore della vacanza cafona, il pessimo gusto e la dubbia rapidità di pensiero di chi sogna solo di somigliargli e la prospettiva di un contratto a sei zeri offerto da uno spregiudicato signore che sul materiale umano a disposizione, sui concorrenti in gara (arrivisti, viscidi, mielosi, proni) ha le idee chiarissime:

«Questi tre insieme non fanno un cervello, bisognerebbe fare le offerte speciali» dice Flavione alla perfida assistente Patrizia Spinelli da Reggio Calabria, una cattiva vera non priva di neuroni affiancata all'inamidato manichino Coin Simone Avogadro di Vigliano, sposato con una Heisenower, i due coadiuvanti di Briatore che gli sedono a fianco, seguono i concorrenti e stendono relazioni, restituisce frammenti di cinica tv del massimo livello.

È tutto finto, tutto costruito. Caratteri, personaggi, battute, litigi. Ma nonostante la finzione, si fa guardare. Briatore è in piena commedia dell'arte. Fosse per lui, nessuno della sporca dozzina in corsa per essere alle sue dipendenze sfiorerebbe alcunché delle sue proprietà, ma le regole gli impongono un'assunzione e in attesa del fioretto, il grande amico di Daniela Santanché, il teorico di Malindi, l'ospite africano di Berlusconi, si sfoga.

Alberyo Belloni, emiliano, venditore di champagne. Camicia aperta al quarto bottone, colletti eccessivi, barba e lingua umida costantemente fuori dalla bocca. Non ha fatto bene nella prova e tenta di evitare l'eliminazione: "Boss, io sono partito forte». Non ha il tempo di proseguire perché quello, lo azzanna al collo: «Sei l'unico ad avere questa impressione, stai vedendo un altro film, il film di ieri».

Belloni ritenta, lecca con impegno: «In effetti mi sono un po' affievolito, ma lei mi ha svegliato con le sue parole». A quel punto, le sinapsi di Flavio subiscono un'interruzione di corrente. Vanno in tilt. Fanno uscire il Briatore che è in lui: «Se mai io ti dovessi assumere, non sarei la tua sveglia mattutina, non ti porterei il caffè dicendoti Alberto, svegliati per favore. Io ti butto giù dal letto a calci in culo, anzi ti faccio buttare giù da un altro, non lo faccio io».

Seguono altri delicati concetti: «Sei abituato a nasconderti, sei un furbetto che si costruisce gli alibi e si imbosca, non hai mai le palle per prendere una decisione, ieri dovevi tirar fuori gli attributi, cercare di vincere e non l'hai fatto», le ultime pallide sillabe del sacrificato: «Boss, ma io ascolto il mio capo, il mio team leader, era tutto già deciso» e l'esplosione di Flavio. Diventa violaceo: «Ma smettila di dire stronzate, non era deciso un cazzo, ti ho detto smettila».

L'effetto "mezzogiorno di fuoco", campo e controcampo su carnefice e vittima con musica western è esagerato, ma la riuscita di "The Apprentice" non è nel registro tenue. È nel fumetto. Nel disneyanesimo briatoresco, dove le segretarie somigliano a Jessica Rabbit e hanno cosce come giraffe, la bellezza è un valore, il cumenda un padre della Patria e l'abito fa sempre il monaco: «Alzati un momento, Matteo» invita Flavio: «girati», «C'è qualcosa che non va, boss?», «E sì che c'è, hai la giacca vista culo, se ti presenti da me a lavorar così neanche i cessi ti faccio pulire».

Conta solo apparire. L'imperativo è fottersi a vicenda, abbracciarsi e poi tradirsi, interiorità, neanche a dirlo, è una parolaccia. Nel Truman Show in cui Flavio impasta le lingue morte con le licenze poetiche apprese sull'arenile di Capriccioli: «Non è possibile che per il tuo ‘igo', per la tua voglia di apparire metti a repentaglio la missione», nel braccio che si alza, nel dito che si tende e scimmiotta un'icona warholiana: «Enrico tu sei fuori».

Nella "saggezza" briatorica come nell'anglismo esasperato : «Boss, mi sono messo nel team leader di giornata le sue mani, ho fatto come l'allenatore che si fida del rigorista», con Flavio, pragmaticamente disgustato: «Hai fatto male, non puoi delegare ogni aspetto, anche Pirlo ha sbagliato un rigore», nelle incazzature improvvise (quando si infuria Briatore rallenta il flusso delle parole e fa temere per la salute) e negli spot più o meno occulti: «Vi sto parlando dalla terrazza del Fairmont di Montecarlo, ogni mattina, prima di iniziare la giornata ho l'abitudine di iniziare con un buon caffè. Good Luck» o anche: «Per premio vi manderemo a Nizza, al Boscolo, che è uno dei migliori alberghi della Costa Azzurra», Briatore si riscopre giovane.

Senza Naomi, ma anche senza Dorian Gray. La vita è un lauto pasto. Il sorriso di plastica, a volte, un esigenza. Se i ragazzi vincono una gara, il Boss promette. « Vi farò aver presto un premio davvero speciale» e poi mantiene. Nel loft dove vivono le due squadre, Lux e il gruppo, reminiscenze più da Corso Come che da balcone mussoliniano in Piazza Venezia, al campanello suona il cuoco Bruno Barbieri: «Sorpresaaaa», gaia, gaissima star di Masterchef con il suo carico di sapori e «di cime di basilico bellissimeeee». Si brinda. Briatore mangia altrove. L'apprendistato è quasi finito. In tv lo rivedremo. Come da filosofia (sic) Billionaire: «È il mercato che decide chi rimane ricco e chi diventa povero» o da ipervalutazione di se stesso: «Io sono made in Italy da esportazione». Non lo caccia nessuno, lui. Flavione, «fuori», non ci va.

 

 

THE APPRENTICE FLAVIO BRIATORE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegflavio briatore Flavio Briatore Billionaire - Flavio BriatoreFLAVIO BRIATORE jm12 flavio briatoremald01 flavio briatore 01 08 06Flavio Briatoremm06 flavio briatore intervistato

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...