1- MURA: “BUFFON, IL COLPEVOLE PIÙ COMODO E L´IMPUNITÀ DEI VERI BULLI. CONTE CHE PRIMA DELLA GARA COL MILAN PIAGNUCOLAVA ANCORA SU CALCIOPOLI, GALLIANI CHE FA SCENATE DA MOGGI IN TRIBUNA, MEXES CHE DÀ UN CAZZOTTO A BORRIELLO, MA ALLA FINE RESTA SOLO LA FRANCA ANTI-SPORTIVITÀ DEL PORTIERE DELLA JUVE” 2- BUFERA SUL CT PRANDELLI: CODICE ETICO PER I BULLI BALOTELLI E OSVALDO, ORECCHIE SPRANGATE PER BUFFON: “MAI PENSATO DI DEGRADARE IL CAPITANO DELLA NAZIONALE” 2- L’INCREDIBILE VITTORIO FELTRI SUL “GIORNALE” DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI SCRIVE: “IL CALCIO A SUO MODO RIFLETTE UNA MENTALITÀ PIRATESCA ASSAI DIFFUSA NEL PAESE IN CUI BEFFARE L’AUTORITÀ È MOTIVO DI VANTO. LA FURBIZIA DEL MASCALZONE È APPLAUDITA. AGGIRARE LE REGOLE, DA QUELLE SPORTIVE A QUELLE CIVILI E PERFINO QUELLE DEL CODICE PENALE, È UN’ARTE CHE SI TRAMANDA DI PADRE IN FIGLIO. L’IMPERATIVO NON È ESSERE CORRETTI, MA FARLA FRANCA” (AHÒ, CE L’HA PER CASO O PER CAOS CON IL PROCESSO BERLUSCONI-MILLS? NO, INFILZA IL PARA-GURU BUFFON!)

1 - BUFFON, CAPITANO DEL PAESE DEI FURBI
Vittorio Feltri per "il Giornale"

La vicenda del gol fatto dal Milan contro la Juventus, domenica notte al Meazza, e non visto dall'arbitro e dal guardalinee, è molto istruttiva. Non mi riferisco agli aspetti tecnici, che altri hanno affrontato con competenza superiore alla mia, quanto, piuttosto, al comportamento, nella circostanza, del portiere Gigi Buffon, capitano della Nazionale italiana. Il quale, intervistato dopo la partita sull'episodio, ha dichiarato senza arrossire di non essersi accorto di aver afferrato il pallone quando questo era già mezzo metro oltre la linea di porta.

E ha aggiunto con stupefacente franchezza: quand'anche mi fossi reso conto che quello di Muntari era un gol bello e buono, mi sarei ben guardato dall'avvertire l'arbitro. Ammazza che capitano, pare Schettino.

Intendiamoci, scherzi a parte, non sarebbe giusto dare addosso a Buffon, se non altro perché così fan tutti. Inoltre bisogna riconoscergli di aver compensato la bugia («non mi sono accorto») con una botta di sincerità nell'ammettere che («qualora mi fossi reso conto...») in ogni caso avrebbe taciuto. Il portiere è poco sportivo e per nulla ipocrita. Non è molto, ma è qualcosa in un mondo, non solo quello del calcio, nel quale la menzogna e la doppiezza vanno di solito a braccetto.

Fatte le necessarie precisazioni sull'uomo, passiamo a considerazioni più generali. Oggi infuriano ancora le polemiche sull'inadeguatezza degli arbitri e dei loro collaboratori, accusati di essere orbi o, peggio, di avere occhi di lince ma di chiuderli spesso per favorire una squadra e danneggiare l'altra. Venduti? Questo è il complimento che da sempre viene rivolto, da chi sta in tribuna, al cosiddetto direttore di gara.

Un luogo comune, dunque. E, proprio perché tale è diventato nel tempo, significa che esprime, se non tutta, almeno una parte di verità. Ma il problema è un altro. Il fatto che gli arbitri sbaglino, talora in malafede, è assodato. Così come sbagliano i gioca¬tori, gli allenatori e i dirigenti delle società. E non alludo né a calciopoli né ai ricorrenti scandali relativi a scommesse e a partite truccate.

Mi limito a osservare quel che succede sistematicamente in campo, dove 22 calciatori- minimo per 90 minuti- si danno da fare allo scopo di ingannare l'arbitro, salvo stracciarsi le magliette se questi viene poi ingannato e, di conseguenza, commetta errori. In area si calpestano, si spintonano, si strattonano, si gettano a terra senza che qualcuno li abbia sfiorati, nella speranza di lucrare un rigore immeritato.

Una delle principali attività degli atleti, in sostanza, è l'imbroglio. Vi si dedicano con crescente abilità attaccanti, difensori e centrocampisti. Non è un'interpretazione della realtà, bensì la fotografia di ciò che avviene nei nostri stadi. La storia di Buffon in questo senso è paradigmatica. Lui stesso ha confessato con sfrontatezza mista a candore: l'arbitro non solo non va aiutato a fare bene il suo mestiere, ma semmai va truffato, inducendolo ad assumere decisioni sballate che falsino l'andamento della competizione.

Il calcio a suo modo riflette una mentalità piratesca assai diffusa nel Paese in cui beffare l'autorità è motivo di vanto. La furbizia del mascalzone è applaudita. Aggirare le regole, da quelle sportive a quelle civili e perfino quelle del codice penale, è un'arte che si tramanda di padre in figlio. L'imperativo non è essere corretti, ma farla franca. E gli arbitri? Se abboccano e mi fa comodo, sono bravi; se abboccano dando così una mano ai miei avversari, sono cornuti.

I giocatori sono come certi clienti dei bar. Se la cassiera sbaglia a dare il resto come reagiscono? Se ci smena lei, stanno zitti e intascano. Se ci smenano loro, protestano e la insultano.

2 - IL COLPEVOLE PIÙ COMODO E L´IMPUNITÀ DEI VERI BULLI
Gianni Mura per "la Repubblica"

Alla fine, col cerino acceso in mano, è rimasto solo Buffon. Ben gli sta, dirà qualcuno, o diranno molti. Così impara a contare fino a dieci prima di parlare. Non è più un ragazzino, non ha ancora capito in che mondo vive? Invece a me questa solitudine del portiere al centro della scena non piace neanche un po´. Dello spot contro il fairplay (così il presidente Abete ha definito Milan-Juve) tutti i partecipanti sono defilati, dietro le quinte, rimossi o puniti con un buffetto (Galliani).

Il mostro è solo Buffon, uno dei pochi a non aver cercato la rissa. Il mostro è Buffon per aver detto, a fine partita, che non sapeva sa il pallone fosse dentro o fuori, sul colpo di testa di Muntari. E qui ognuno è libero di credergli o no. Ha anche aggiunto, e non era obbligato a farlo, che in caso di pallone dentro non l´avrebbe detto all´arbitro e che la sua beatificazione poteva attendere. Apriti cielo, ne è nato un vespaio, con toni ispirati degni di miglior causa, manco Buffon avesse piazzato una bomba in un asilo.

Forse in un mondo ideale il Garrone di turno ammetterebbe gol, rigori, ma non in questo mondo in cui le panchine vanno in fibrillazione per una rimessa laterale a centrocampo.
Questa non è una difesa di Buffon, ma una risposta a quanti credono che di quel sabato da Far West, preceduto da ripetuti rulli di tamburi, il solo da condannare sia Buffon.

Prendiamo Mexes, fermato per tre giornate. Perché ha dato un pugno a Borriello? Non si sa. Ne è pentito? Non credo. Il Milan lo multerà e, se sì, di quanto? Non sono affari nostri. Se Conte dice che alla Juve stanno ancora facendo pagare Calciopoli, perché non è stato deferito? Se Galliani in tribuna d´onore non è un anfitrione garbato e nell´intervallo fa scenate alla Moggi, perché il buffetto dell´ammonizione con diffida? Le sue frasi sono state riportate da inviati della Procura federale, evidentemente Tagliavento e i suoi collaboratori nulla hanno udito né visto. Molto, molto strano.

Le bullaggini, le forzature, le insinuazioni, le sceneggiate prosperano perché chi dovrebbe sanzionarle dorme sonni profondi. In campo e fuori. Da anni si dice che il quarto uomo non serve a nulla se non a tenere buone le panchine. Nicchi l´ha ammesso ieri. E ha ringraziato il pubblico di San Siro «perché ha capito il nostro dramma». Ma quale dramma? I drammi sono altri.

Ora ci sarà l´applicazione ferrea dei regolamenti, ha detto Nicchi. Un mezzo autogol, è come dire che fin qui si è stati di manica larga (come piace alle tv, il cosiddetto evento è meno spezzettato). Chiedere collaborazione ai giocatori è sensato, ma nel rispetto dei ruoli. Ci sono già in campo quattro persone, che diventeranno forse sei coi giudici di porta, cui è affidato il compito di far rispettare le regole, e ai giocatori tocca rispettarle. Rigore è quando arbitro fischia, diceva Boskov. E rigoroso è lo sport che non fa sconti alla tribuna d´onore, ai seminatori di zizzania, ai simulatori e ai tesserati che vanno via di testa.


3- PRANDELLI L"ETICO', CHI SGARRA NIENTE EUROPEI - 'A BALOTELLI DICO BASTA REAZIONI, MAI PENSATO DEGRADARE BUFFON'
Francesco Grant per l'ANSA -

La sottile linea azzurra è un confine labile: il fair play da una parte, la trance agonistica dall'altra. Cesare Prandelli lo percorre in equilibrio precario dall'inizio; ora all'Europeo mancano tre mesi e alla nazionale i 'bad boys' Balotelli e Osvaldo, ma non vengono certo meno le polemiche. E il commissario tecnico azzurro avverte: "I miei giocatori lo sanno: chi non è in grado di rispettare il codice etico, rischia di non esser convocato per Polonia e Ucraina".

Quel filo sottile unisce, nell'ultima amichevole della nazionale prima del ritiro per Euro 2012, i casi di Buffon e quello di De Rossi, Pirlo scampato alla prova tv e la coppia d'attaccanti in punizione. Insomma, tutto il calcio italiano e le sue tensioni. "Sto tutta la vita con Luis Enrique", dice il ct a proposito della decisione del collega asturiano di escludere De Rossi a Bergamo per un ritardo alla riunione tecnica. Tranne poi ammettere di non aver mai pensato "di togliere la fascia di capitano a Buffon", e provare a spiegare quali siano le differenze tra tante situazioni.

"De Rossi è convocato perché il suo è un caso diverso - spiega il ct dal ritiro di Genova - Nel suo club ha delle regole, sono chiare ed accettate, dobbiamo stare tutti dalla parte di chi le fa rispettare. E' assurdo perfino che ne stiamo a discutere. Vedrete, per anni i bambini delle giovanili Roma non faranno ritardi".

Non ha corso pericoli invece Buffon, al centro della bufera per quell'ammissione perfino troppo schietta: mi fossi accorto che il pallone di Muntari era gol, in Milan-Juve, non l'avrei detto all'arbitro. "Mai pensato di togliergli la fascia di capitano - frena Prandelli - Non ha bisogno di difesa. In partita o subito dopo sei ancora sotto stress, non si può pretendere una cosa del genere da un calciatore. A mente fredda, poi...". Eppure, a freddo, Buffon ha ribadito oggi la sua linea. Creando qualche imbarazzo anche allo staff azzurro. "Ma no - ha glissato Prandelli - sono certo che Gigi si riferisse alla situazione a caldo. E se no, magari dovrò parlare con lui, né lui avrà problemi a correggersi se è il caso. Tutti lo conosciamo come giocatore leale. Ma l'ipocrisia è un gioco sottile: non credo si possa chiedere a un giocatore di fare una cosa del genere nella finale Mondiale...".

 

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