UN CAFFÈ MARCHI-ATO - GRAN CANCAN DI TELECAMERE PER IL RITORNO SULLA SCENA DELLA TELE-TRUFFATRICE VANNA MARCHI - IN SEMI LIBERTÀ, OGGI FA I CAPPUCCINI NEL BAR DEL GENERO A MILANO E PER ORDINE DEL GIUDICE NON PUÒ DIRE UNA PAROLA - HA MANDATO IN DEPRESSIONE E BANCAROTTA UN SACCO DI GENTE MA “LA STAMPA” FA IL TERZISTA ANCHE CON LEI: “È COLPEVOLE. MA FORSE CON LA TV FIORITA NELL’ITALIA DI QUEGLI ANNI 80 C’È CHI HA FATTO PIÙ DANNI DI LEI”...

Michele Brambilla per "la Stampa"

Le troupe televisive che ieri mattina s'accalcavano all'ingresso del bar Malmaison di via Napo Torriani a Milano ricordavano le troupe cinematografiche accalcate all'ingresso della villa di Gloria Swanson-Norma Desmond nel film «Viale del tramonto» di Billy Wilder. Sia quelle troupe di Hollywood sia quelle di ieri mattina erano alla caccia di una ex diva improvvisamente tornata alla ribalta per un fatto di cronaca nera.

Diva del cinema Norma Desmond, che aveva appena accoppato e buttato il piscina il suo giovane amante, un «modesto cronista di un giornale di provincia» interpretato da William Holden; e più modestamente diva del piccolo schermo la donna cui davano la caccia ieri le telecamere: Vanna Marchi, passata dalla gloria delle televendite (è stata ahimè gloria anche quella, nell'Italia degli Anni Ottanta) alla cronaca nera e giudiziaria. Ieri Vanna Marchi era lì, nel bar Malmaison di Milano, dietro il bancone, perché ha avuto il permesso di uscire dal carcere di Bollate, dov'è detenuta per truffa e bancarotta, per lavorare; con l'obbligo però di tornare poi in cella a passare la notte.

Sia nel film che ieri mattina c'era poi qualcuno a dirigere gli operatori. Nel film è il marito (Erich von Stroheim) dell'ex diva di Hollywood, un ex regista anch'egli caduto nel dimenticatoio che, per assecondare la follia della moglie, da anni si fingeva maggiordomo; quando vede arrivare le troupe, immagina d'essere tornati, lui e la moglie, sul set, e si mette a dirigere le riprese gridando «luci!», «si gira!». Ieri mattina, a smistare e indirizzare le troupe c'era Davide Lacerenza, titolare del bar e compagno di Stefania Nobile, la figlia di Vanna Marchi. Un uomo gentile che ha sopportato la ressa senza mai perdere la calma.

Ma mentre nel film l'ormai impazzita ex diva di Hollywood scende felice le scale della villa per l'ultima recita, Vanna Marchi ha fatto di tutto per sfuggire alla telecamere. S'è fatta riprendere mentre lavorava. Ma non uno sguardo compiacente, non un sorriso, non un saluto e soprattutto non una parola perché il giudice è stato chiaro: se rilascia interviste, le viene revocato il permesso e rientra subito in galera.

Avrà sofferto, per non esser potuta tornare sulla scena? Avrà fatto fatica a mantenere il silenzio? «Ma no, vi assicuro che ha voglia solo di stare tranquilla», dice Davide Lacerenza. Lei si aggira nel bar con il viso contratto. È vestita di nero, ha i capelli rossi e lisci. Mentre i giornalisti fanno ressa davanti al bancone una sola frase a un certo punto le scappa: «Lasciatemi vivere».

Chi non capisce nulla di tutto ‘sto caos sono i clienti del bar. Il Malmaison è vicino alla stazione centrale: nei dintorni, una quarantina di alberghi pieni di gente che viene e gente che va. Così i clienti sono quasi tutti stranieri, non sanno nulla di Vanna Marchi né tanto meno riescono a capire un Paese dove uno diventa un personaggio prima perché grida in tv, poi perché viene arrestato, infine perché esce di galera. Tedeschi giapponesi inglesi e americani sono lì per mangiare, i cartelli all'ingresso dicono «Pizza spaghetti lasagne», il menù del giorno offre penne all'arrabbiata, spaghetti alla carbonara, penne al salmone.

Vanna Marchi serve ai tavoli (sei, all'interno del locale), è molto discreta e gentile, parla con i clienti a bassa voce. Non pare proprio che utilizzi i vecchi sistemi per convincere della bontà dei prodotti. La donna che s'aggira in questo bar con pareti e tende viola, fra arredi un po' kitsch da finto Settecento francese, non sembra neppure lontana parente di quella che urlava «d'accordooo?» per piazzare la crema scioglipancia.

Eppure fece fortuna proprio così: urlando «d'accordooo?» s'era fatta, oltre che innumerevoli clienti, un popolo di fedeli. Lei trattava tutti malissimo, alla televisione. Per convincere chi la guardava a comperare i suoi miracolosi unguenti e le sue miracolose pastiglie, doveva prima convincerli che facevano schifo. «La vostra carne è grassosa e lardosa!». «Avete dei peli lunghi così! Avete presente il mostro delle nevi? Lo yeti? Ricordatevi che le donne pelose non piacciono a nessuno. Scimmie! Ecco cosa siete: scimmie!».

Abbiamo detto che i suoi, da clienti, diventarono fedeli. Solo così si spiega come in tanti siano poi potuti passare dai cosmetici all'esoterismo. A un certo punto Vanna Marchi si mise a piazzare in tv talismani, amuleti, kit contro le influenze maligne. S'inventò un suo rito del sale, agitò rametti d'edera, promise di rivelare i numeri vincenti del lotto. Le credevano.

Sembra preistoria, ma è roba di pochi anni fa. Ieri pomeriggio, quando la ressa s'era ormai sciolta, siamo rientrati e le abbiamo chiesto un caffè. «Mi scusi», ci ha detto, e pareva il ritratto della mansuetudine. Ci scusi lei, abbiamo risposto: siamo noi giornalisti che rompiamo le scatole. E lei: «Oggi è stato davvero stancante. Non capisco perché tanta attenzione». È il prezzo della popolarità, abbiamo eccepito. E c'è sembrato di cogliere un certo rimpianto, una certa malinconia nella risposta di lei: «Ma quale popolarità? Quella ce l'avevo una volta».

«Una volta» Vanna Marchi era una teleimbonitrice. È stata una delle protagoniste della cosiddetta tv spazzatura. Condannata a 11 anni e mezzo, ha già scontato in carcere metà della pena. È colpevole. Ma forse con la televisione fiorita nell'Italia di quegli Anni Ottanta c'è qualcuno che ha fatto più danni di lei.

 

VANNA MARCHI DURANTE IL PROCESSOVANNA MARCHI MENTRE SERVE BRIOCHES NEL BAR DEL GENEROVANNA MARCHI IN TV CON DO NASCIMENTO

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