jayne mansfield

LA CANNES DEI GIUSTI – TUTTI IN ESTASI PER IL DOCUMENTARIO “MY MOM JAYNE”, IDEATO E DIRETTO DA MARISKA HARGITAY SULLA MAMMA, L’ATTRICE DI CULTO E STRACULTO JAYNE MANSFIELD, LANCIATA DALLA FOX COME RISPOSTA A MARILYN MONROE NEL RUOLO DELLA DUMB BLOND - LA STORIA PIÙ INCREDIBILE VIENE FUORI QUANDO MARISKA SCOPRE CHE IL SUO VERO PADRE NON È MICKEY HARGITAY, MA UN CANTANTE ITALO-AMERICANO NATO IN BRASILE, CERTO NELSON SARDELLI, CONOSCIUTO A LAS VEGAS - IL DOCUMENTARIO ESAGERA UN PO’ CON I PIANTI E TUTTI NOI CINÈPHILES AVREMMO VOLUTO SAPERE QUALCOSA DI PIÙ SUI FILM. PERÒ È UNA STORIONA E QUANDO MARISKA APRE IL CONTAINER CON LE MEMORABILIA PUZZOLENTI DELLA MAMMA... - VIDEO

Mariska Hargitay presenta il suo documentario sulla madre, Jayne Mansfield a Cannes

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Mariska Hargitay PRESENTA IL DOCUMENTARIO MY MOM JAYNE SULLA MADRE, JAYNE MANSFIELD

Cannes. Tutti in estasi per il documentario “My Mom Jayne”, ideato e diretto da Mariska Hargitay sulla mamma, l’attrice di culto e straculto Jayne Mansfield, lanciata dalla Fox come risposta a Marilyn Monroe nel ruolo della dumb blond, anche perché si vengono a sapere cose per noi del tutto inedite su un personaggio molto amato anche in Italia tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60.

 

Anche se la parte italiana, con folli titoli di pura exploitation come “Gli amori di Ercole” col marito Mickey Hargitay e “Amore primitivo” con Franco e Ciccio, non è stata molto studiata. Ma va bene lo stesso, perché Mariska Hargitay racconta con passione la storia della mamma intervistando tutti i figli e le figlie di Jayne, cioè i suoi fratelli e sorelle, avuti da mariti diversi fino a una clamorosa rivelazione finale.

 

jayne mansfield.

Così Jayne Marie, figlia di tale Paul Mansfield, texano, uscito presto di scena, racconta la prima fase della partenza per Hollywood, l’incontro con il fusto ungherese Mickey Hargitay, trapezista e culturista arrivato a Mister Universo. Mickey Jr e Zoltan, i figli maschi di Jayne con Mickey Hargitay, raccontano la prima fase del successo a Broadway con “La bionda esplosiva”, che poi porterà al cinema diretto da Frank Tashlin, e al contratto con la Fox.

 

Ma raccontano anche dei problemi con il marito, al punto che, dopo la nascita di Maria detta Mariska, i due divorziano e Jayne sposa un regista coatto italo-americano, Matt Cimber, che gli darà un altro figlio, Tony, che spiega che è meglio non ricordare quel brutto periodo che vedono la decadenza dell’attrice, sempre più legata all’alcol e alle nottate brave. Jayne muore a New Orleans in un incidente d’auto nel giugno del 1967 che coinvolge i figli, Mickey e Zoltan, e dove muoiono l’autista e il suo avvocato, Sam Brody.

sophia loren jayne mansfield

 

Al tempo Mariska ha solo tre anni. Ma la storia più incredibile viene fuori dopo. Quando Mariska scopre, grazie a un fan della madre, e alle battute della nonna, che il suo vero padre non è Mickey Hargitay, ma un cantante italo-americano nato in Brasile, certo Nelson Sardelli, conosciuto a Las Vegas.

 

Lei e Nelson Sardelli, che vediamo cantare una clamorosa “Quando, quando, quando” di Tony Renis in un vecchio filmato tv. I due si amano, e neanche tanto in segreto, quando lei viene chiamata in Germania per un musicarello assurdo con Freddy Quinn, “Heimweh nach St. Pauli”, dove canterà anche Nelson, lei si scopre incinta di lui.

 

Cosa fare? A quel punto, spiega lo stesso Nelson, arrivato a 89 anni, lei lo porta a Roma, dentro San Pietro, e gli fa stringere un patto. Lui si terrà il segreto sulla figlia e non dirà mai nulla a Mickey Hargitay, perché sarà Mickey a crescere la bambina come fosse sua. E non si vedranno mai più.

 

nelson sardelli jayne mansfield

Così avviene, anche se poi la storia con Mickey Hargitay comunque scoppia e Jayne si mette con Matt Cimber. Nel finalone del film Mariska recupera anche le due figlie di Nelson Sardelli, identiche a lei e parte un altro film. Il documentario esagera un po’ con i pianti e tutti noi cinèphiles avremmo voluto sapere qualcosa di più sui film, quelli diretti da Frank Tashlin, quelli italiani.

 

Però è una storiona e quando Mariska apre il container con le memorabilia puzzolenti della mamma chiuse negli scatoloni dal 1969 il fan muore di invidia. Ieri sera è passato, a Cannes Premiere, anche un altro documentario, di argomento decisamente diverso e più attuale.

 

E’ “Orwell 2+2:5” di Raoul Peck, storico documentarista haitiano che ci ha dato un meraviglioso ritratto di James Baldwin qualche anno fa, “I’m Not Your Negro”. Qui Peck adopera lo stesso sistema di costruzione del racconto per testo e immagini per dipanare un dottissimo ragionamento illustrato da terribili repertori giornalistici anche attuali, che si adattano o commentato i testi di George Orwell che spiegano le tesi dello scrittore sulla nascita del totalitarismo in tutto il mondo.

george harrison jayne mansfiend 2 agosto 1964

 

Quindi dalla Spagna di Franco , dove combatte lo stesso Orwell, al nazismo giù giù fino a Putin, a Modi, a Orban, a Gaza a Trump. Proprio dallo studio dell’imperialismo inglese e della nascita del totalitarismo in Europa nel 900, Orwell costruisce il suo capolavoro, “1984”, scritto nell’isola scozzese di Jura dove si era ritirato.

 

Peck ci fa un’analisi precisa dei pericoli del totalitarismo e di quello che ci ha portato fino a oggi, seguendo il ragionamento di Orwell e l’idea stessa di “1984”, che si sembra quanto mai attuale. Soprattutto quando si analizzano metodi di comunicazione dove si mente spudoratamente, vedi Trump, o si cancella perfino la realtà storica dei dissidenti, vedi Stalin. Visto tutto assieme, come un percorso unico che ci porta dritti a Gaza all’India di Modi all’America di Trump fa veramente effetto. E’ un film, come quello su James Baldwin, che andrebbe visto con attenzione.

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