diritti tv pier silvio berlusconi andrea zappia

IL BUSINESS DEL PALLONE: IL 2017 VEDRA' LA GARA PER POTER TRASMETTERE LA SERIE A E LA CHAMPIONS LEAGUE - PIERSILVIO ANNUNCIA L'ADDIO DEL FALLIMENTARE "PREMIUM" - A PARTECIPARE ALL’ASTA DEI DIRITTI CHAMPIONS POTREBBE ESSERCI ANCHE LA RAI -LE PAY TV DEVONO DIFENDERSI ANCHE DA FACEBOOK E TWITTER

PIER SILVIO BERLUSCONIPIER SILVIO BERLUSCONI

Maria Elena Zanini per CorrierEconomia - Corriere della Sera

 

Si svuotano gli stadi ma non aumentano gli abbonamenti tv. Cosa sta succedendo al calcio italiano? Negli ultimi anni lo sport per eccellenza dello Stivale ha subito un netto contraccolpo rispetto ai colleghi europei, a livello di giro di affari e di performance.

 

E un ruolo fondamentale in questa partita lo giocano i diritti tv che rappresentano circa la metà degli introiti di squadre come Juventus, Roma e Inter. Diritti che sono gestiti direttamente dalle differenti Leghe che mai come in questo momento si trovano al centro di una tempesta.

 

Sì perché l'anno appena cominciato presenta in agenda due appuntamenti importanti, anzi, fondamentali per il futuro del calcio sia giocato sia (soprattutto) visto in tv. Si tratta dell' asta dei diritti televisivi della Champions e della serie A per il triennio 2018-2021. I punti caldi sono molti. In primis il dossier Mediaset. In attesa di capire che direzione prenderà la querelle con Vivendi, a metà gennaio Pier Silvio Berlusconi ha annunciato l' addio di Premium al calcio. Troppo caro e troppi pochi abbonamenti portati a casa.

CAMPO DALL'ORTOCAMPO DALL'ORTO

 

Da qui la decisione del vicepresidente del Biscione di partecipare alle aste dei diritti di quest' anno, ma senza svenarsi e solo in presenza di un pacchetto preparato ad hoc per Premium, anche perché per la Champions League (che ha perso la sponsorizzazione di Unicredit a partire dal 2018) l' Uefa vorrebbe incassare 300 milioni all' anno, con un incremento del 28% rispetto al triennio precedente. L' altra novità per Mediaset sarebbe quella di «affittare» la propria infrastruttura a chi volesse fare nuove offerte a pagamento facendosi ospitare sulla piattaforma.

 

ZAPPIAZAPPIA

I 660 milioni sborsati per il triennio 2015-2018 hanno pesato non poco sui conti della pay e a Cologno nessuno ha voglia di scottarsi ulteriormente. Nemmeno le partite della Juventus e del Napoli trasmesse in chiaro su Canale 5 hanno portato pubblico sufficiente alla rete ammiraglia, con una audience media del 16%. Il che non significa però disfarsi dell' intero settore pay, anche perché il conto sarebbe piuttosto salato. Chiudere Premium (sempre che non vada in porto l' accordo con i francesi di Vivendi) costerebbe circa 450 milioni di euro, 320 al netto delle imposte.

 

La partita passa dunque nelle mani di Sky, ma non solo. Sembra che questa volta a partecipare all' asta (a un costo verosimilmente inferiore alla cifra spesa da Mediaset) ci sarà anche la Rai che potrebbe spartirsi oneri e onori con la stessa Sky, pagando il 40% del pacchetto e lasciando il 60% e la diretta esclusiva di tutte le partite a Sky, per acquisire nuovamente la diretta in chiaro di almeno un match. Una scelta che porterebbe però la tv di Stato a perdere tutto il campionato di Formula 1 e probabilmente anche la Coppa Italia.

 

I nuovi outsider Ma tra gli aspetti da tenere in considerazione per il triennio 2018-2021 ci sono anche i diritti di trasmissione in streaming, sia per le tv italiane sia per quelle europee. Nuovi protagonisti che potrebbero scombinare non poco le carte ai player tradizionali. Un primo assaggio è stato dato da Facebook che il 22 dicembre ha trasmesso una partita di Lega Pro. Quasi 50 mila visualizzazioni sulla pagina social di Lega Pro, 145 mila utenti raggiunti, oltre 25 mila interazioni.

CHAMPIONS LEAGUECHAMPIONS LEAGUE

 

Twitter ha già cominciato a investire sui diritti della Nfl, la National Football League, che valgono circa 7 miliardi di dollari. In Germania, Austria e Svizzera c' è Dazn, la «Netflix del calcio», piattaforma in streaming lanciata dal gruppo Perform (media company nata nel 2007 che produce e distribuisce contenuti di tutti gli sport attraverso un unico canale digitale) che si è aggiudicata i diritti per la Premier League, la Liga, la Serie A e la Ligue 1, per un abbonamento mensile da 9,99 euro.

 

L' incognita Insomma, le pay tv hanno dimostrato anche a loro spese di poter fare a meno della Champions League. Lo stesso però non si può dire della serie A, asset ancora fondamentale del palinsesto (e dei conti) della televisioni. La necessità però è bidirezionale, dal momento che il 61% del fatturato della serie A deriva proprio dalle tv.

luca lottiluca lotti

Che qualcuno si aggiudicherà i diritti, non è in discussione (servono però 450 milioni l' anno).

 

A fare la differenza però sono le tempistiche, soprattutto ora che l' Antitrust ha deciso di non approvare le linee guida per la vendita centralizzata dei diritti tv della serie A e delle competizioni organizzate dalla Lega Serie A perché l' offerta «non appare convincente sotto i diversi profili relativa alla disciplina sostanziale antitrust». Luca Lotti, ministro dello Sport sta preparando un decreto legge per cercare di mettere ordine sulla questione.

 

Ma i tempi, appunto, sono stretti e il rischio è che l' asta per la Champions venga fatta prima della serie A, togliendo risorse al campionato nazionale. Senza contare che gli ascolti tv della stagione 2015-1016 sono calati del 6% con 19 milioni di telespettatori in meno.

CHAMPIONS LEAGUECHAMPIONS LEAGUE

 

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