
CHIAMATE UNO BRAVO! CHIARA VALERIO: “A CASA MIA ACQUA FREDDA E CALDA SONO INVERTITE. QUESTO PERCHÉ QUANDO PRENDO UN APPARTAMENTO DI SOLITO VIENE MIO PADRE, E CI METTIAMO A SISTEMARE GLI IMPIANTI E A FARE DEI LAVORETTI O LAVORUCCI" - LA SCRITTRICE SI CONFERMA ASSOLUTA REGINA DELLE SUPERCAZZOLE: "LO SCORSO ANNO HO ABITATO A VENEZIA 230 GIORNI. IL RESTO A ROMA, E MOLTO IN ALBERGO. DELLA CASA DI VENEZIA, MI PIACE ANCHE L’UMIDITÀ. TI AGUZZA L’ATTENZIONE. SE LASCI QUALCOSA SUL PAVIMENTO PER DIECI GIORNI, LO TROVI COPERTO DI MUFFA. MA NON UNA MUFFA CATTIVA, O SPAVENTOSA. UNA MUFFA GENTILE, COME IL BLU DEL GORGONZOLA” (AMMAZZA CHE ZOZZERIA: LA MUFFA GENTILE COME IL GORGONZOLA? A CHIARA, TAGLIA CORTO E PASSA ‘STO STRACCIO…)
Melissa Panarello per lastampa.it - Estratti
CHIARA VALERIO CON SCATOLINO A PIU LIBRI PIU LIBERI
Con La fila alle poste, Sellerio, Chiara Valerio torna a Scauri, sua cittadina natale e luogo dove ha scelto di far vivere Lea Russo, qui protagonista come in Chi dice e chi tace, romanzo arrivato finalista al Premio Strega nel 2024.
L’avvocato Russo compie quarantatré anni, la sua vita è stata già scossa dall’incontro con Vittoria, che ancora ne turba la quotidianità. Un nuovo caso, stessa casa, stesso marito, stesse figlie ora adolescenti a cui bisogna comprare continuamente scarpe nuove.
Nei suoi libri che ruolo hanno le case?
«Così per sempre (Einaudi) comincia con la casa del Conte Dracula, a Largo Argentina.
(...) E ne La fila alle poste c’è ancora la casa di Vittoria, ma c’è un’altra casa, che è dove avviene il delitto. Per me che provengo, da lettrice, dal romanzo dell’Ottocento (arrivo fino a Pointz Hall di Tra un atto e l’altro di Virginia Woolf) la casa è un personaggio. Che non parla. Come pure accade ai personaggi. E alle persone».
Lei vive fra Roma e Venezia. Ma forse anche Scauri e la Puglia. Dividersi in così tanti luoghi deve essere metafisico.
«Lo scorso anno ho abitato a Venezia 230 giorni. Il resto a Roma, e molto in albergo. Mi piace stare a Venezia perché posso camminare, e perché non ci sono automobili. Mi piacerebbe dire che è una questione metafisica vivere in due case. Ma non lo è. È una questione pratica. Certe volte penso di aver comprato la carta igienica a Roma, invece l’ho comprata a Venezia.
In frigo tengo sempre patate aglio cipolle e radici di zenzero o curcuma quando le trovo. E riso nella dispensa e rosmarino e salvia in freezer. Ho due spazzolini. Quattro. Due io, due Marcella. Ci sono due lettiere di Miles. Tanti anni fa, quando lavoravo a nottetempo, avevamo pubblicato il romanzo di Mila Venturini, Due di tutto e una valigia, mi era piaciuto molto, partiva dell’esperienza dei figli di genitori separati, due di tutto e una valigia, appunto. Ecco, io vivo questa esperienza e i miei genitori sono ancora insieme dopo quasi cinquant’anni. Questo è metafisico».
C’è qualcosa che però la fa sentire a casa?
«Io mi sento a casa solo con i libri. Certi libri che tengo sul comodino. Poi anche certe tazzine da caffè col bordo d’oro. Ne ho due bellissime, un regalo di molti anni fa, due tazze da caffè in forma di boccale, porcellana che però sembra peltro, di Astier de Villatte.
E l’oggetto funziona anche al contrario, tipo mi trovavo in una strada di Parigi, camminavo velocemente, ho letto Astier de Villatte e ho pensato alle tazzine, al caffè, alla colazione, e mi sono sentita a casa. Ed ero lontanissima da qualsiasi idea di casa. Durante gli anni delle scuole di dottorato, sistemavo la carta igienica nei bagni collettivi degli studentati dove passavo l’estate, così, con la carta igienica nel portarotolo, mi sentivo a casa. Insomma, ora che ci penso, più gesti che oggetti. Ma forse anche oggetti».
Ma cosa le piace delle sue case?
«Che siano in affitto. E che dunque non possa affezionarmi troppo, o abituarmi all’idea che dalla stabilità dipende la felicità. Invece sono due case nelle quali trascorro un tempo piacevole.
Dove i miei amici e le mie amiche entrano ed escono - a Venezia, Sabina e Rossella mi aiutano anche con le piante che, altrimenti, soffrono troppo, quando mi assento più a lungo - e dove Miles ha i suoi angoli, e gli spigoli sui quali grattarsi le vibrisse.
Mi piace che dentro ci siano i miei libri. Di Venezia mi piace il silenzio, di Roma mi piace che le finestre diano su una piazza. Mi piacciono anche i pavimenti.
Le cementine esagonali a Roma, il pastellone veneziano a Venezia. Della casa di Venezia, a piano terra, mi piace anche l’umidità. Ti aguzza l’attenzione. Se lasci qualcosa sul pavimento per dieci giorni, lo trovi coperto di muffa. Ma non una muffa cattiva, o spaventosa. Una muffa gentile, come pratoline in un manto verde, come il blu del gorgonzola».
Penso alle case del nord Europa senza segreti, senza tende a nascondere i fatti. La sua casa che segreti ha? Mi correggo: che tende?
«Io odio le tende. Devo averlo mutuato da mia madre. Ha a che fare con la polvere. Le tende fanno polvere. Il segreto di casa mia è che l’acqua calda e l’acqua fredda sono montate al contrario.
E questo perché quando prendo casa di solito viene mio padre, e ci mettiamo a sistemare gli impianti o a cambiare le mensole o i piani o i fuochi, a fare dei lavoretti o lavorucci, e quando questi lavoretti o lavorucci riguardano l’acqua, quella fredda e quella acqua calda sono invertite. Non so se è un segreto o più propriamente uno scherzo».
CHIARA VALERIO CON SCATOLINO A PIU LIBRI PIU LIBERI
ALESSANDRO GIULI BACIA CHIARA VALERIO - PIU LIBRI PIU LIBERI
Chiara Valerio e Michela Murgia
Chiara Valerio e Marcella Libonati
Chiara Valerio e Conchita De Gregorio (al centro)
Chiara Valerio Nanni Moretti