un natale stupefacente

IL CINEMA DEI GIUSTI - ADDIO CINEPANETTONE, VIA BOLDI, DE SICA. ORA DE LAURENTIIS LANCIA LILLO & GREG, AMBRA E PAOLO CALABRESI: IL FILM FA GAG, BASTA NON STARE TROPPO A GUARDARE LA STORIA

Marco Giusti per Dagospia

 

Un Natale stupefacente di Volfango De Biasi.

 

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“Ci piace la fi… ci piace la fi…”. Eccoci. Finalmente Aurelio De Laurentiis è riuscito a staccarsi, con dolore, dalla sua creatura prediletta, il cinepanettone, e ci mostra il nuovo corso della sua commedia natalizia. Via Massimo Boldi, via Christian De Sica, via Neri Parenti, via i film a episodi.

 

Così, dopo due cinepanettoni ibridi come “Colpi di fulmine” e “Colpi di fortuna”, ancora diretti da Parenti e interpretati da Christian, ma costruiti a episodi con inserimenti di nuovi comici, ci mostra la via della commedia con questo divertente, forse non completamente oliato nella sceneggiatura, frutto di qualche compromesso, ma sicuramente innovativo “Un Natale stupefacente”, diretto da Volfango Di Biasi con Lillo e Greg protagonisti assieme a Ambra Angiolini, Paola Minaccioni, Paolo Calabresi e il duo di webstar e skystar Francesco Montanari-Riccardo De Filippis.

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Se la missione del film, e gli ordini di De Laurentiis, erano quelli di svecchiare la situazione della commedia natalizia, va detto che il film, grazie al suo cast, più giovane e sicuramente non legato al vecchio cinepanettone, e alla regia più moderna, Di Biasi è il regista di “Come tu mi vuoi” e “Iago”, con dolly, movimenti e maggiori tagli di montaggio, centra in gran parte il suo scopo.

 

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Questo non vuol dire che sia più o meno riuscito o più o meno divertente dei suoi diretti avversari, cioè il cinepanettone classico targato Vanzina-Parenti-Boldi distribuito dalla Lucky Red, “Ma tu di che segno 6?”, e la commedia milanese di Aldo, Giovanni e Giacomo, “Il ricco, il povero e il maggiordomo”.

 

Vuol dire solo che ha un bel po’ svecchiato il film di Natale della Filmauro e è sicuramente più vicino al contro-cinepanettone intelligente di Torre-Ciarrapico-Vendruscolo “Ogni maledetto Natale”, o al mondo di “Smetto quando voglio”, che agli altri due modelli, che sono davvero piacevoli old classics.

 

E questo senza perdere la presenza magari ingombrante, ma comunque fondamentale, del presidente, che si sarà sicuramente fatto sentire, e che rappresentava elemento fondamentale del cinepanettone storico. Ora devo dire che all’anteprima dei critici romani (sì, esistono davvero i critici romani), si rideva più qui che di fronte a Aldo, Giovanni e Giacomo.

 

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Anche perché con Lillo e Greg e tutto il cast romanissimo, magari, si giocava in casa. E poi forse perché i critici sono più vicini a questo tipo di comicità che allo slapstick popolare di Boldi&Co. Personalmente lo trovo un film interessante perché sviluppa quasi naturalmente il percorso cinematografico di Lillo e Greg all’interno delle commedie natalizie, senza stravolgere troppo il loro tipo di comicità, che alla fine sempre quella rimane, anche se non è evidentemente il loro film.

 

Inoltre inserisce accanto a loro degli attori di grande spessore comico, come Paola Minaccioni e Paolo Calabresi, che sanno muoversi benissimo nelle gag della coppia, mentre al tempo stesso ottiene con Ambra, e con la stessa Minaccioni, un qualcosa di autoriale in più visto le frequentazioni ozpetekiane delle due ragazze. E smuove un po’ del mondo del web con la presenza di Montanari e De Filippis che ripetono qui un po’ dei loro personaggi della serie dei supereroi gay.

 

Certo, la sceneggiatura ha qualche momento di stanchezza nella parte centrale, come il film di Aldo, Giovanni e Giacomo, che ha più gag visive e meno battute, mentre è certo più compatto di quello di Neri Parenti, che ha delle punte comiche maggiori, grazie a Boldi e a Proietti, anche se soffre di qualche episodio non del tutto risolto e della mancanza di due veri protagonisti del genere come Christian e lo stesso De Laurentiis.

 

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La storia, anche qui, alla fine, è soprattutto un pretesto per la costruzione delle gag dei protagonisti. Lillo e Greg, zii da parte di madre e di padre del piccolo Matteo, Niccolò Calvagna, figlio del regista Stefano, si ritrovano a fare da papà, una volta che i suoi genitori, Gianfranco Ingrassia e Francesca Antonelli, sono finiti in galera perché, senza saperlo, vendevano caciotte e ricotte piene di marjuana. In realtà erano le capre che, mangiando le foglie, rendevano il latte così stupefacente.

 

Per non perdere l’affidamento del bambino, Greg, scapolone scatenato, e Lillo, triste e appena mollato dalla moglie, Paola Minaccioni, che intanto si è messa con un rozzo tatuatore, Paolo Calabresi, fingono che vada tutto bene e che siano due personcine affidabili.

 

Si trasferiscono così con Ambra, una fresca conquista di Greg, in versione sexy star, la moglie di Lillo e il tatuatore tutti insieme nel casolare dei genitori del bambino, dove passeranno il Natale sotto gli occhi di due bizzarri assistenti sociali gay, Montanari e De Filippis, fingendo Lillo di stare ancora con la moglie, e che il tatuatore è il fratello di lei.

 

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Al tempo stesso, per riconquistare la moglie, Lillo si finge fidanzato con Ambra, che fa l’occhiolino al tatuatore. Una caciara, insomma. Ma se riuscite a non attaccarvi troppo alla storia e a superare qualche intoppo, devo dire che il film fa ridere e Lillo e Greg sono incantevoli come sempre. Per non dire di Paola Minaccioni che fa l’estetista e rimette a posto la pelle delle signore “poro-pe-poro”, di Paolo Calabresi tatuatore tatuato coattissimo che ha scritto sulle spalle di un poraccio “L’uomo vero si giudica dalle azzioni” con due zeta o che ogni tanto spara qualche massima come “giudicare sporca il karma”.

 

Ottimo il caprone finale innamorato non vi dico di chi. E ottimo anche il gruppo di Lillo e Greg che si chiamava non “Iva Zanicchi” ma “I vazanicchi”. In sala dal 17 dicembre. 

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