
IL CINEMA DEI GIUSTI - IL CASO IN AMERICA È GIÀ SCOPPIATO. JAMES GUNN, REGISTA DEL NUOVO “SUPERMAN”, È ACCUSATO DI AVERNE VOLUTO FARE UNA VERSIONE WOKE. CON TRUMP PRESIDENTE? SARÀ LA FINE DELLA DC COMICS? NE DUBITO - GUNN INSISTE PROPRIO SULL’AMERICANITÀ DI SUPERMAN, COSTANTEMENTE UMILIATO DAL MILIARDARIO PAZZO (UN PO’ MUSKIANO) LEX LUTHOR CHE LO BOLLA TRUMPIANAMENTE COME “IMMIGRATO” E “ALIENO” - HO TROVATO PERÒ CHE TUTTO QUESTO ASPETTO POLITICO, ANTITRUMPIANO, È BEN STEMPERATO DA UN CERTO HUMOUR, A VOLTE ANCHE RIUSCITO - NON È UN CAPOLAVORO, MA DICIAMO CHE SI VEDE… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Il caso in America è già scoppiato. Perché James Gunn, regista della nuova versione di “Superman”, è accusato di averne voluto fare una versione Woke. Con Trump presidente? Sarà la fine della DC Comics? Ne dubito, visto che il film, con un budget da 225 milioni di dollari, ne ha incassati già 21 nelle anteprime, l’incasso maggiore della stagione.
Superman, interpretato qui da David Corenswet (“Pearl”, “Twisters”), che è felice di essere un supereroe americano, è costantemente umiliato dal miliardario pazzo (un po’ muskiano) Lex Luthor di Nicholas Hoult, che lo bolla trumpianamente come “immigrato” e “alieno”. Pronto a farlo deportare e imprigionare in un carcere di un universo “tasca” peggio di Guantanamo o di Alcatraz.
Ma Superman, come i suoi amici della Justice Gang, l’afro-americano Mr Terrific di Edi Gathegi, la messicana Hawkgirl di Isabel Merced, lo zazzeruto biondo Green Lantern del canadese Nathan Fillion, crede fermamente all’american way che trasforma in americani “puri” tutti gli immigrati che vogliono essere difensori di certi valori del vecchio occidente. Non scordiamo certo quanto di ebreo c’era nel supereroe inventato da Jerry Siegel e Joe Schuster nel fumetto, e vi ricordo, inoltre, che David Corenswet è il primo Superman ebreo del cinema.
rachel brosnahan david corenswet superman
Ma se, nel film di James Gunn, i genitori kryptoniani ormai defunti (Bradley Cooper!) avevano forse idee malvagie e imperialiste sull’immigrazione aliena verso territori popolati da esseri inferiori, il vecchio terrestre Pa Kent di Pruitt Taylor Vance dall’occhio ballerino glielo spiega bene al figlio Clark/Superman. Siamo definiti solo da quello che facciamo. Contano le nostre azioni. Non da dove provieni. Ora. Vallo a spiegare a Trump, pronto a deportare anche Musk, figurati se non deporterebbe anche Superman.
Ma Gunn insiste proprio sull’americanità assoluta dell’immigrato alieno Superman, pronto a intervenire per evitare che un Putin da cinema americano invada una Ucraina da barzelletta alla ricerca di terre rare da depredare. Vedendo il film ieri pomeriggio, ho trovato però che tutto questo aspetto politico, antitrumpiano del “Superman” di James Gunn, che indubbiamente è presente, è ben stemperato da un certo humour, a volte anche riuscito. “Ma come, hai un disco volante nel garage e non hai messo un cancello elettrico veloce?”, chiede il personaggio più cool del film, la Lois Lane di Rachel Brosnahan (Mrs Maisel…) al pur geniale Mr Terrific di fronte a un cancello cigolante che non funziona benissimo. E da un desiderio di stupirci con trovate non banali.
Il film si apre infatti al Circolo Polare Artico con Superman menato di brutto da Ultraman, creatura costruita da Lex Luthor come copia del supereroe, ma salvato dal suo svalvolatissimo cagnetto Krypto, interpretato dal vero cane del regista, ma con mantellino da Superdog.
Gunn ci presenta insomma un Superman che deve fare i conti con la follia del Presidente e dei miliardari americani che lo manovrano e sognano i viaggi su Marte, ma punta anche a confonderci, recuperando il pubblico dei trenta-quarantenni con un Superman dalla tuta giusta, il ciuffetto sulla faccia come Christopher Reeve, la S disegnata sul mantello, lo strepitoso tema della versione del 1978 di John Williams, la scelta del miglior cattivo in circolazione come Lex Luthor, di un’attrice molto amata delle serie come Rachel Brosnahan.
“Gli spettatori maschi”, scrive ironica una critica americana, Leila Latif, parlando del film e del suo effetto nostalgia/placebo, “preferiscono vedersi il reboot di un vecchio franchise piuttosto che andare in terapia”. Penso che, lato politico e medico a parte, questo nuovo “Superman”, come “Jurassic World” o “Lilo & Stitch”, siano film costruiti per la generazione che ha oggi trenta- quarant’anni, che torna a vedere, coi figli, quello che ha amato da ragazzino.
Da parte sua, James Gunn sembra più interessato a mettere Krypto nei momenti giusti, a affidare le battute migliori a Lois Lane, a dare spazio a Lex Luthor megalomane e imperialista, che a costruire un nuovo Superman. Come Ultraman, che sa esattamente le mosse di Superman come se fosse schiavo della AI, anche questo Superman è destinato a ripetere le sue mosse all’infinito e a lasciar spazio agli amici. Solo quando si rende conto che i genitori potrebbero averlo mandato sulla terra come invasore, sembra davvero preoccupato.
Non urlo al capolavoro, non lo è, ma Krypto fa ridere sempre, la cattiva Engineer di Maria Gabriela de Faria, che ha perso la propria umanità per trasformarsi in macchina uccidi-Superman è notevole, anche la cugina di Superman, Milly Alcock, fa un bel cameo, Lois Lane ruba la scena a tutti. E Superman è un tipico ragazzone americano. Bello? Diciamo che si vede. In sala.
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