IL CINEMA DEI GIUSTI - LA DISNEY RISCHIA UN FLOP DI 150 MLN $ CON “THE LONE RANGER”, MA IL TENTATIVO ERA BUONO

Marco Giusti per Dagospia

 

La buona notizia è che Johnny Depp come indiano Tonto parla un dialetto Comanche perfetto. La cattiva è che il suo film, "The Lone Ranger", diretto da Gore Verbinski, il regista dei "Pirati dei Caraibi", costa 375 milioni di dollari e ne ha incassati solo 81 nella sua prima settimana, mentre "Cattivissimo me 2", che costa solo 76 milioni ne ha incassati ben 142.

Di questo passo alla Walt Disney prevedono che il film rischi un flop di 150 milioni. Un flop, insomma, pari quasi a quello di "John Carter", mezzo western e mezzo fantascienza, che ha già duramente colpito la Walt Disney la scorsa stagione. E che dimostra quanto il western, a eccezione della rilettura tarantiniana di "Django", sia un genere da non toccare proprio se vuoi fare qualche incasso.

Del resto tutti i grossi western degli ultimi tempi, da "Wild Wild West" a "Cowboys & Aliens", sono andati malissimo. Peccato. Peccato perché non solo perché il genere western è il mio genere preferito, ma anche perché "The Lone Ranger", malgrado qualche lunghezza nella seconda parte (dura due ore e venti...), qualche furto a Morricone e Leone di troppo, è un'ottima rilettura in chiave "nativa", cioè dalla parte degli indiani, del mito radiofonico, cinematografico e televisivo del personaggio, di The Lone Ranger e del suo inseparabile amico Tonto ideati nel 1933 da Fran Striker.

L'idea, di Johnny Depp, del suo regista Gore Verbiski, anche produttori esecutivi, e del loro gruppo storico di sceneggiatori, cioè Ted Elliott, Terry Rossio con l'aggiunta del più sofisticato Justin Haythee, già autore del copione di "Revolutionary Road", era quella di dar vita a una nuova saga, western, nello stesso stile di quella dei Pirati. Ma il mondo del west non è così lontano, minuscolo e buffo come quello dei pirati e il comanche Tonto non è il protagonista della saga, intitolato appunto a The Lone Ranger.

Inoltre il film, che è più complesso, legato alla saga radiofonica e alla cultura indiana del previsto, è decisamente violento e i due buffi protagonisti, Tonto e The Lone Ranger, interpretato da Arnie Hammer, che non ha la grazia giovanile di un Orlando Bloom, solo in parte riescono a mitigare il lato più cupo della storia. Che è costruita intorno a un massacro di indiani, alla cupidigia capitalistica del perfido Cole, l'uomo della ferrovia, interpretato da Tom Wilkinson a imitazione del Gabriele Ferzetti di "C'era una volta il west", alla cinica vanità di un generale alla Custer, Barry Pepper.

E, soprattutto, attorno al cattivo della storia, il terribile Butch Cavendish, cannibale e mangiatore del cuore dei nemici, interpretato da William Fichtner con grande efficacia. Difficile far diventare tutto questo una saga infantile per i piccoli come fu quella dei Pirati dei Caraibi, dove Geoffrey Rush era sì cattivo, ma anche ironico. Inoltre, a parte la tiepida Ruth Wilson, moglie del fratello defunto del Lone Ranger, e al personaggio di Helena Bonham Carter, che fa una maitresse con gamba d'avorio dove è nascosta una carabina, non ci sono personaggi femminili forti come quelli di Keira Knightley o di Penelope Cruz.

In qualche modo, Depp, Verbinski e i loro sceneggiatori si sono avvitati nella grande ricostruzione del west, con costumi di Penny Rose assolutamente memorabili, grandi riprese fordiane nella Monument Valley, spolvero di linguaggi indiani originali e massimo rispetto per i nativi. E lo stesso Johnny Depp, col volto ricoperto di tintura bianca e un corvo nero impagliato in testa al quale seguita a dare del becchime, cerca in tutti i modi di offrire un ritratto amoroso dei grandi eroi indiani, anzi Comanche, in barba ai Comanche cattivi di Hollywood.

Purtroppo quando lo senti definire "giovane indiano", pensi che ha ormai cinquant'anni suonati e è un filo ridicolo così truccato. Ma il film, pur con tutti i suoi molti errori, è un tentativo coraggioso di raccontare una brutta pagina della storia americana, dove è il capitalismo nascente a volere il massacro dei nativi e a decretarne la scomparsa, mentre la costruzione degli eroi mascherati del west non potrà in nessun modo ricompensare un popolo dei trattati di pace violati e delle promesse politiche non mantenute.

E, anche se un po' ridicolo, il Tonto di Johnny Depp è un grande personaggio Comanche che meriterebbe di non scomparire così. Già in sala. Scordavo. "Ke-mo-sah-bee", la frase con cui Tonto chiama The Lone Ranger, nel film vuol dire "fratello sbagliato" e nella saga radiofonica "amico fedele".

 

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