CHE CINEMA A RAICINEMA - L’AD DEL BROCCO NON COMMENTA I RUMORS SULL’ARRIVO DI MAURO MAZZA AL POSTO DI SCAGLIA COME PRESIDENTE (CON DELEGHE, MICA SOLO A TAGLIARE NASTRI), MA SPERA DI ESSERE CONFERMATO - MEDUSA TAGLIA, E VIALE MAZZINI SI INCOLLA GLI “SCARTI”, VEDI PIERACCIONI - LA LEGA È MORTA, MA È RIUSCITA A IMPORRE A RAICINEMA (E AL MINISTERO) UN ALTRO FILM DI MARTINELLI DOPO IL FLOP “BARBAROSSA”. STAVOLTA È UN FILM ANTI-ISLAM. FAREMO LA FINE DI BENGASI?...

Michele Anselmi per Dagospia

Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Raicinema con mandato che scade a giugno 2013, non vorrebbe commentare i "rumours", sempre più tonanti, che danno per certo l'arrivo di Mauro Mazza alla consociata Rai in veste di presidente. Con deleghe: il che significa che l'attuale direttore di Raiuno, un tempo in quota An e oggi chissà, non farebbe l'uomo che taglia i nastri, assiste a qualche prima e frequenta i festival.

«Oggi il presidente è Franco Scaglia, come da listino che avete in mano, altro non so, a parte ciò che leggo sui giornali» sorride Del Brocco, rinviando all'ultima pagina della brochure che enumera i 27 principali film della stagione 2013.

«Se poi l'azionista deciderà diversamente, naturalmente ne prenderemo atto» continua il timoniere di Raicinema. Si dice reduce da «un ottimo incontro con il direttore generale Gubitosi: uno che conosce le cose e sa ascoltare». Traduzione: sono qui, ho lavorato bene, i film di Raicinema hanno preso premi dappertutto (Berlino, Cannes, Roma), non faranno incassi da record ma se la cavano, specie le commedie, se i capi di viale Mazzini vorranno riconfermarmi per un altro mandato io sono qui.

Probabilmente succederà, non avrebbe senso terremotare ora Raicinema o svuotarla di competenze, magari limandone il budget. Qualche mese fa sembrava che mamma Rai volesse imporre un taglio radicale, i 100 Autori e l'Anica protestarono, la cosa finì con evidenza sul "Fatto Quotidiano", alla fine il proposito rientrò. Nel senso che, salvo sorpreso delle prossime settimane in sede di revisione delle spese, non muteranno le risorse a disposizione di Raicinema: 48-50 milioni di euro da destinare alla produzione di film italiani, 150-160 milioni di euro da investire negli acquisti di film, serie tv e prodotti d'animazione concordati con le reti ( 5.700 ore per le generaliste, circa 20.000 ore per le tematiche).

Tutto questo mentre Medusa taglia il budget del 20 per cento, abbandonando per strada qualche progetto caro a favore di commedie di forte impronta popolare, con il risultato che più di un film ha cambiato casacca: come "Il principe abusivo" di Alessandro Siani e "Il capitale umano" di Paolo Virzì. In un primo momento pensati per Medusa e ora targati Raicinema. Nella piccola rivoluzione è coinvolto anche Leonardo Pieraccioni, il cui prossimo film, "Un fantastico via vai", uscirà a Natale 2013 sotto le insegne di Raicinema. Ma, a occhio, non deve essere stata una gran sofferenza per Medusa perdere il comico fiorentino: costava sempre molto e non garantiva più incassi generosi.

Il suo titolo più recente, "Finalmente la felicità", s'è fermato a 10 milioni e 250 mila euro, troppo poco a quei prezzi. Approdando a Raicinema, Pieraccioni avrebbe diminuito di molto le pretese economiche, promettendo un film diverso, che si riallaccia alle atmosfere corali dei "Laureati" senza proporsi come un seguito. Vedremo. Di sicuro c'è che cambiano gli sceneggiatori: Paolo Genovese, il regista di "Immaturi", scriverà il copione con Pieraccioni al posto di Giovanni Veronesi e Ugo Chiti.

A breve termine non sembrano destinate a cambiare le cose a Raicinema, anche nel caso che giovedì il cda Rai decida di spedire Mazza nella bella sede di piazza Adriana 12 per assicurargli una poltrona di rilievo. Del resto, prima o dopo tutti vogliono occuparsi di cinema, e Raicinema garantisce molta visibilità e anche un notevole prestigio, specie se il presidente vi arriva con deleghe operative.

Naturalmente Del Brocco conferma in buona misura la missione di servizio pubblico, puntando sul cinema d'autore ma senza rinunciare ad affondi comici. Per dire: il 13 dicembre uscirà "Tutto tutto niente niente" di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese che si fa in tre (non solo Cetto La Qualunque); mentre il 24 gennaio toccherà a "Pazze di me" di Fausto Brizzi con Francesco Mandelli attorniato da sette donne.

In mezzo, il 3 gennaio, saranno i fratelli Vanzina a riprovarci con "Mai stati uniti", commedia girata negli Usa. E intanto Massimiliano Bruno, reduce dal discreto successo di "Viva l'Italia", con Michele Placido nei panni di un politico stagionato, affetto da coprolalia, che si mette a straparlare dicendo qualche scomoda verità in famiglia e fuori, sta già scrivendo per Raicinema una nuova commedia.

La questione è semplice. Raicinema vince ai festival con i suoi film d'autore, trionfa ai David o ai Nastri, vedi "Cesare deve morire" dei fratelli Taviani, pure designato per l'Oscar, ma la quota di mercato è un po' in ribasso: 9,4 per cento nei primi mesi del 2012, attorno al 12 per tutto il 2011. Ergo: la casa, mediamente quarta nelle classifiche alla voce distribuzione, ha bisogno di uno o due successi pieni ogni anno, alla maniera di "Qualunquemente", che arrivò a 15 milioni di euro. Infatti, pur avendo prodotto e distribuito titoli importanti, Raicinema resta quarta in graduatoria, dopo Universal, Warner e Medusa (la prima).

La parola d'ordine è questa: «Tutte le storie sull'Italia con tutti i generi». Significa che Raicinema si muove in quel corridoio sempre più stretto tra servizio pubblico e mercato. Solo che i filmoni americani costano molto e non garantiscono più incassi adeguati, e non sarà il pur bello "The Company You Keep" di e con Robert Redford, che esce a Natale, a rovesciare la tendenza. Magari funzioneranno meglio al botteghino "Rush" di Ron Howard sulle corse della Ferrari e "The Tomb" con la stagionata super coppia d'azione Stallone-Schwarzenegger.

D'altra parte, servizio pubblico significa opere prime e seconde, autori importanti, film da festival. Una quantità di titoli, oltre 70 nel biennio 2011-2012, molti dei quali non trovano un loro pubblico: piacciono ai festival e vincono premi ma poi fanno cilecca nelle sale. Esempio: "Alì ha gli occhi azzurri" di Claudio Giovannesi.

«La Rai ha capito l'importanza del cinema. Infatti siamo stati l'unica direzione a non subire tagli di bilancio» ripete Del Brocco; e, alludendo a Medusa, si dice «dispiaciuto, di fronte al generale calo delle risorse da destinare al cinema, se qualche competitor si trova in difficoltà». Vero è che non bastano i nomi illustri a garantire incassi e qualità. Il listino 2013 di Raicinema sfodera Ferzan Ozpetek con "Allacciate le cinture di sicurezza", Gianni Amelio con "L'intrepido", Gabriele Salvatores con "Educazione siberiana", Roberto Andò con "Viva la libertà" (dal suo romanzo "Il trono vuoto" su un segretario del Pd che si fa sostituire dal fratello gemello), Terrence Malick con "To the Wonder". Saranno all'altezza?

Di sicuro un notevole imbarazzo circonda "11 settembre 1683" di Renzo Martinelli, che rievoca la figura di Marco d'Aviano e i giorni dell'assedio di Vienna da parte delle armate turche in chiave anti-islamica. Il riferimento all'11 settembre 2001 è evidente a partire dal titolo. E il precedente di "Barbarossa" non fa ben sperare. Per la cronaca il nuovo "kolossal" di Martinelli, che fu molto sponsorizzato dalla Lega nel precedente cda Rai, ha potuto usufruire di esorbitanti finanziamenti pubblici: 4 milioni vengono da Raifiction, 1 milione da Raicinema, 1 milione e 200 mila dal ministero ai Beni culturali.

 

 

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