E ANCHE IL CINEPANETTONE, SE LO SEMO LEVATI DALLE PALLE! - CHRISTIAN DE SICA SFANCULA LA CRITICA ROSICONA DEL SUCCESSO DEI CINEPANETTONI (ALDO GRASSO E ‘LIBERO’’ CHE “HA RECENSITO IL NUOVO FILM DEI VANZINA, STRONCANDOLO, ANCOR PRIMA CHE FOSSE USCITO”) E DICE ADDIO A DE LAURENTIIS: “VORREI FARE ANCHE ALTRO E AURELIO È NOTORIAMENTE UN GRAN ROMPICOGLIONI”….

Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

La "libidine" era lì. Tra le nevi di Cortina: "Sole, Whisky e sei in pole position", le canzoni di Anna Oxa e le pause solenni dell'avvocato Covelli: "E anche questo Natale... se lo semo levati dalle palle". Il cine-panettone. Trent'anni di solitudine e di partite vinte in anticipo. "Una coppia di comici forti, 4 faccioni sul manifesto, una pista da sci sullo sfondo e due bonone che ammiccano" nella definizione di Marco Giusti. Miliardi sollevati con la pala. File ai botteghini. Battute ripetute durante le feste comandate.

L'identificazione, come già avvenuto per le cosce lunghe delle Giovannone, giurano adesso, finita per sempre. Christian De Sica nega: "Se il film di Natale è morto, gli altri generi sono in decomposizione. Da anni sento intonare il requiem. Sempre dalle stesse persone. C'è un accanimento che non capisco. La nostra è una farsa, una pochade, una commedia. Non la ricerca sui tumori. La verità è che in Italia non ti perdonano il successo. Non lo accettano. Non te lo fanno passare. Non vedono l'ora di vederti sotto terra. Altrove, a un attore con 40 anni di cinema sulle spalle, dedicano retrospettive e onori.

Qui devi "morì" o difenderti da Aldo Grasso che in prima pagina ti descrive al matrimonio di Michele Placido mentre ti ‘abboffi' di orecchiette. Una scena da film natalizio. Peccato che a quel matrimonio io semplicemente non sia mai stato". L'ultima fetta del dolce rito comunitario tra produttori, attori e pubblico pagante è amara. All'Odeon di Milano, ieri pomeriggio, per "Colpi di fulmine", ultimo prodotto della categoria, poche decine di spettatori. Gli incassi, in generale calo, languono.

"Fino a un certo punto" secondo De Sica: "Se si esclude "Benvenuti al sud", i film più visti dell'anno scorso sono stati "Immaturi" e il nostro scorso cine-panettone". Il produttore prìncipe della materia, Aurelio De Laurentiis, tra tonache, preti e sottovesti, è in cerca di rivoluzioni sul tema. Cambiare pubblico. Rigenerarsi. Normalizzare. Chiuso e non rinnovato il contratto con Neri Parenti, inseguito anche dalla grottesca scomunica del Vaticano (che nega) per un paio di innocenti gag a sfondo religioso nel suo Le comiche, il presidente del Napoli immagina nuove squadre. Opzione per quattro film con i comici Luca e Paolo.

Probabile cambio del team di sceneggiatori. "Giustificati rimpianti" nota Marco Giusti "per aver avuto nella scuderia senza saper trattenerli uno come Fausto Brizzi e il duo Mandelli-De Luigi. Gente che incassa sempre e riempirà o sta riempiendo le sale proprio nel periodo in cui è proiettato l'ultimo cinepanettone della storia. Aver fatto emigrare i talenti non è stata una buona idea".

De Sica invece trova fisiologica la stanchezza: "È un genere che dura da 30 anni e sono tramontati anche Bud Spencer, 007, Franco e Ciccio", molto meno le voci di defenestrazione che lo vorrebbero messo alla porta da De Laurentiis: "Forse sono un attore medio, forse mediocre, ma so che sono amato. La gente mi abbraccia. Mi bacia. Mi ferma per strada: ‘Bella Crì". Con De Laurentiis non ho nessun problema. Mi ha offerto di recitare e girare il prossimo film. Ho detto che lo conosco da sempre, lo ringrazio e ci penserò. Vorrei fare anche altro"-sorride-"e Aurelio è notoriamente un gran rompicoglioni".

Sfrondato in mille rivoli, Il genere è comunque in faticosa, edulcorata trasformazione. Distante dalle dissenterie egiziane di Massimo Boldi e dalle proteste di Enzo "cipolla" Salvi in un caposaldo del filone: "Ammazza ‘sti faraoni, sò tremila anni che so morti e ancora puzzano de ‘mmerda" e confuso in affreschi che utilizzano l'esca del Natale per raccontare tutt'altro. Le atmosfere teatrali di "Un Natale in famiglia" di Genovese con Giallini e Castellitto, la formula british di Genovesi nel peggior Natale "Il pasticcio" secondo Enrico Vanzina, l'inventore del "sapore di sale" poi trasposto sulla neve, di una programmazione schizofrenica. "Tutti insieme in sala a Natale, in una guerra insensata, a partire dai titoli non stagionali che sarebbero potuti uscire anche in primavera".

Pausa: "Vedo litigare i protagonisti di una lunga epopea e mi dispiace, ma ancor di più mi addolorerebbe sapere che hanno deciso di rottamare senza appelli il filone. Forse c'è un po' di usura, ma io spero ancora che il Cine-panettone si riveli l'Araba Fenice. Che risorga sulle sue stesse tradizioni. Era come la tombola. Un'abitudine rassicurante. La facevi, ti divertivi, a volte ti rompevi le palle. Si andava a vedere, magari per parlarne male, ma si andava". È il cinema "tutto il cinema" a detta di Vanzina, a essere mal messo: "Con a "spasso nel tempo incassammo 40 miliardi. Oggi sarebbe impensabile" ma come ricorda De Sica: "Mateo Garrone e Marco Bellocchio hanno girato opere splendide senza riscontrare resse all'uscita e la crisi è reale, diffusa. Non si comprano macchine e case. Solo a Roma hanno chiuso 150 negozi di scarpe. Non riapriranno più".

La suola di un genere arato per 30 anni (Il primo "Vacanze di Natale" dei fratelli Vanzina, girato in ventuno giorni e uscito a fine dicembre '83) mostra cedimenti. Il Cine-panettone "fenomeno esclusivamente italiano, studiato dagli universitari inglesi che qui atterranno per scrivere tesi sulla storia delle nostre Cortine immaginarie" come dice Giusti, aspetta indulgenze. Cifre che restituiscano il senso di qualcosa che si è perso rimpiange Vanzina: "Ma seppe raccontare il Paese in una fedele, scorretta Polaroid". Il parvenu. L'arricchito. L'arrivista. La volgarità. Gli amori inattesi, consumati nelle baite tra Leonardo Zartolin e Covelli/De Sica per lo sgomento dei genitori pariolini in trasferta a Cortina: "Pure il fijo frocio c'abbiamo" "Ehhh...frocio, insomma mamma, bisex, moderno, ecco, moderno".

I biglietti della lotteria: "B come bucio de culo", "i ragazzini urlanti, impazziti in sala" (ancora le memorie di Giusti). Tutto finito per lasciare spazio a quella che Pietro Valsecchi di Tao 2 chiama "Comicità contemporanea". Con "I soliti idioti", in arrivo il 20 dicembre in 450 copie: "Facciamo sfogare il cinepanettone e poi arriviamo", si augura di superare gli 11 milioni di euro dell'anno scorso.

Valsecchi rifiuta eredità obbligate e non è certo che il Cinepanettone sia morto: "Quello di Biggio e Mandelli è humor al passo con i mutamenti. C'è il vecchio che vuole resistere al nuovo, ma anche di fronte all'opposizione, il cambiamento è in atto e non si fermerà. Dopo 13 anni di "Distretto di polizia" lo chiusi perché non sapevo più cosa raccontare. Si esauriscono temi e contenuti, ci si ripete, il pubblico sente la mancanza di freschezza e si disaffeziona in un attimo. Per salvarsi, bisogna rinnovarsi".

L'ultima frontiera spetta ancora al pioniere. Libero ha anticipato tutti. "Hanno recensito il nuovo film dei Vanzina, stroncandolo, ancor prima che fosse uscito" racconta De Sica. "Il giornale aveva sbagliato la data di lancio e il critico, fidandosi, ha scritto di ciò che non aveva visto". Anche nel tramonto, c'è una luce. Un Conte Max. Uno spunto da cinepanettone. Natale in redazione.

 

 

christian de sica e arisa in colpi di fulmine CINEPANETTONE BOLDI DE SICA jpegNatale a Beverly HillsCINEPANETTONE DE SICA jpegvacanze-di-natale-a-cortina-cinepanettone-de-sicaPietro Valsecchi AURELIO DE LAURENTIISI SOLITI IDIOTI

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