conte travaglio monteverdi

CINZIA MONTEVERDI DEL ''FATTO'' DEFINISCE DAGOSPIA ''FOGNA MEDIATICA''. MENO MALE CHE CI SONO LE FOGNE, SENNÒ VIVREMMO SOMMERSI DALLA MERDA! - CI TOCCA RISPONDERE DI NUOVO ALLA VISPA E VISIONARIA SOCIA DI TRAVAGLIO, CHE CI DEDICA ADDIRITTURA UNA PAGINA, IL TUTTO PER CONFERMARE LA NOTIZIA CHE ABBIAMO DATO: L'AZIONISTA STORICO, IL TERZO PIÙ IMPORTANTE DEL ''FATTO'', VUOLE VENDERE LA SUA QUOTA. IN UN GIORNALE CHE È DIVENTATO LA ''GAZZETTA DI GIUSEPPE CONTE'' E HA VISTO L'USCITA DELLE FIRME PIÙ BATTAGLIERE: VECCHI, FELTRI, AMURRI, TECCE, MELETTI. PERSINO DIBBA È STATO PRIMA STRAPAGATO E POI SCARICATO PERCHÉ OSAVA CRITICARE IL PREMIER - AH, ORA FANNO ANCHE AFFARI CON BERLUSCONI

 

DAGOREPORT

 

Non sapevamo se rispondere all'esilarante paginata che la vispa Cinzia Monteverdi ha dedicato al nostro articoletto di due giorni fa, in cui scrivevamo cose che poi ha confermato (in sostanza, che il terzo maggiore azionista del ''Fatto Quotidiano'' vuole vendere la sua quota). E non perché ci ha definito ''fogna mediatica'' – meno male che ci sono le fogne, sennò vivremmo sommersi dalla merda –, né perché nel titolo ci chiama ''rosiconi'' come Renzi definiva il ''Fatto'' quando (bei tempi!) faceva inchieste sui governi. Ma perché avevamo di meglio da fare.

travaglio conte

 

E invece, eccoci qui. La regola vuole che più lunga è la smentita e più lunga è la coda di paglia, e la colata che ci dedica lady Monteverdi la rispetta pienamente. La presidente e ad della SEIF sostiene che questo ''sito di gossip'' (ha dimenticato il porno) abbia scritto ''frottole'', cioè che Edima vuole vendere le sue azioni per due ragioni: i conti in rosso e la linea del giornale ormai totalmente appiattita su quella del governo Conte-Casalino (ah, Casalino non l'avevamo menzionato noi ma lei, a proposito di code di paglia).

 

È questo il bello di essere una ‘’fogna mediatica’’ e un sito di gossip: quando poi scrivi qualcosa di interessante o pubblichi qualche notizia in anteprima, chi legge pensa: ''hai capito quegli zozzoni, non sono poi così male''.

 

Quando invece passi anni a raccontarti come il cane da guardia del potere, il quotidiano libero che non fa sconti a nessuno, e poi ti trasformi nella Gazzetta di Giuseppe Conte, la caduta è sicuramente più rovinosa. Ed è sotto gli occhi di tutti, come la repentina uscita di alcune delle firme più importanti e battagliere del giornale.

quotazione del fatto quotidiano marco lillo antonio padellaro peter gomez cinzia monteverdi marco travaglio

 

Da quando Marco Travaglio ha tenuto a battesimo il governo Conte-bis ed è diventato lo spin doctor del premier, se ne sono andati Davide Vecchi, Stefano Feltri, Sandra Amurri, Carlo Tecce, Giorgio Meletti. Alessandro Di Battista, lautamente remunerato per farsi dei viaggetti in giro per il mondo, con famiglia al seguito, appena ha iniziato a fare opposizione al governo è stato scaricato, tanto da essere passato a ''Tpi'' dove insegna come si fanno i reportage (dovrebbe insegnare come farsi pagare dal ''Fatto''! Quella è una lezione che vale i soldi che costa).

 

Alvaro Cesaroni, che ha messo i suoi soldi nella Edima e dunque nel capitale originario del ''Fatto'', commentando l'addio di Sandra Amurri ha raccontato di essere stato definito un ''salumaio'' da qualcuno che fa parte del giornale. Quindi non ci pare certo un rapporto idilliaco. Ma non serve leggere noialtri infognati, basta aprire il bilancio 2019, quello che si è chiuso con 1,5 milioni di euro di perdita.

 

cinzia monteverdi alla quotazione del fatto

Nel corso dell'assemblea che doveva approvarlo, che si è svolta per via telematica causa Covid, ha preso la parola proprio il rappresentante della Edima, precisando che avrebbe monitorato da vicino l'andamento dei conti, che veniva accettato considerando l'attività editoriale del ''Fatto'' come quella di una start-up (e dunque, intrinsecamente, in perdita), ma che voleva immediate "informative approfondite sulla gestione". Ecco il passaggio:

 

Prende quindi la parola il Rappresentante Designato, in nome e per conto del socio delegante Edima S.r.l., titolare di n. 2.835.784 pari all'11,34% del capitale della Società, dichiarando che il socio Edima S.r.l. dopo aver analizzato attentamente i dati del bilancio e le relazioni accompagnatorie degli organi amministrativi e di controllo, approva il bilancio chiuso al 31 dicembre 2019, ritenendo il relativo risultato di esercizio rappresentativo di una fase di start up fondamentale per il progetto media-data company.

 

CINZIA MONTEVERDI FABRIZIO CORONA

Il Socio Edima srl ritiene parimenti necessario si ponga particolare attenzione all'equilibrio economico e al contenimento dei costi per le prospettive aziendali di sostegno al piano industriale e raccomanda informative approfondite sull'andamento di gestione nel breve e medio termine.

 

Chi conosce le assemblee aziendali sa che se un socio vuole essere messo a verbale, e soprattutto con la frase ''raccomanda informative approfondite sull'andamento di gestione nel breve e medio termine'', significa che le cose non vanno come vorrebbe. Non a caso, pochi mesi dopo Edima ha messo in vendita la sua quota, e questa è la notizia principale confermata dalla stessa Monteverdi.

 

Sulla paginata a noi dedicata appare anche una breve nota di Edima in cui precisa che non ha messo mai becco nella linea editoriale (cosa che ovviamente noi non abbiamo scritto) e casualmente tra i soci non appare mai il nome di Alvaro Cesaroni, ma solo ''Angela Iozzi, Mario Cesetti, Luca D’Aprile e il sottoscritto Enrico Paniccià''. E chi è Angela Iozzi, se non la moglie di Cesaroni?

 

Edima poi ribadisce la volontà di vendere, fatta salva la facoltà di chi intenderà rimanere nell'azionariato di SEIF. Se i rapporti sono così rosei, perché cedere la quota dopo 11 anni? Solo per monetizzare, come dice la Monteverdi? Ma finora hanno incassato ricche cedole, avrebbero potuto monetizzare dopo la quotazione quando il titolo valeva 80 centesimi, mentre ora viaggia intorno ai 50.

 

cinzia monteverdi marco travaglio giorgia solari

Insomma, si conferma la quota in vendita, è confermato (addirittura nel bilancio depositato!) l'allarme sui conti in rosso, mentre sulla linea editoriale appiattita sul governo e sgradita ad Alvaro Cesaroni aspettiamo ancora smentita. Essendo uno dei soci fondatori, tanto che le feste per i primi due compleanni del ''Fatto'' si sono tenute a Fermo, sua città natale, la notizia ha sicuramente una rilevanza mediatica, seppur fognaria…

 

 

PS: non perdetevi la parte finale del monologo, in cui la Monteverdi ci ''brucia'' annunciando che il ''Fatto'' si è messo in affari con Berlusconi. Si ride forte.

 

 

PPS: la notizia della Santanché che vuole comprarsi la quota non è stata data da noi, come ha scritto la Monteverdi. Le frasi della Pitonessa sono state raccolte da ''Repubblica'', che ovviamente non ha manco citato questo disgraziato sito.

 

2. IL FANGO CONTRO 'IL FATTO' E I ROSICONI SUI NOSTRI CONTI (CHE SONO A POSTO)

Cinzia Monteverdi* per il “Fatto quotidiano

*Presidente e Amministratore delegato SEIF

 

Quando le persone mi chiedono: "È dura gestire un'impresa editoriale di questi tempi, vero?", rispondo sempre che è molto più sopportabile gestire le difficoltà del mercato editoriale rispetto alla fogna mediatica costruita sulle frottole e non su fatti veri. In effetti la cosa più dura e fastidiosa è dover gestire la consueta, ormai tradizionale, "informazione" che parte sempre da qualche angolo buio e triste per arrivare a propagarsi in un'onda maleodorante tramite certi siti di gossip.

 

La tentazione è sempre quella di non rispondere per non dare importanza alle bugie e, soprattutto, per non perdere tempo. Ma, per rispetto dei nostri lettori, dei nostri giornalisti, dei nostri dipendenti, del nostro direttore e dei nostri investitori, spesso sono e siamo costretti a replicare e precisare.

 

Così anche oggi ho l'obbligo, ma anche il piacere di comunicare che l'articolo uscito lunedì su Dagospia titolato "C'è del movimento tra i Soci del Fatto", costruito ad arte povera, riportava una serie di baggianate seguite da altre baggianate, culminate con l'ipotesi dell'ingresso di Daniela Santanchè come futura azionista della nostra Società. Tutto questo accadeva, guarda caso, proprio mentre il nostro Consiglio di amministrazione era riunito per approvare il bilancio semestrale.

 

conte travaglio

Mentre il pezzo riportava l'intenzione del nostro azionista Edima di vendere le sue quote a causa della linea editoriale di Travaglio e dei conti in rosso, il nostro Cda approvava una semestrale con i conti a posto e un risultato di esercizio positivo. Inutile inviare diffide, rettifiche e smentite a Dagospia con preghiera di pubblicazione perché la velocità media di pubblicazione delle bugie è inversamente proporzionale a quella di pubblicazione delle nostre smentite. Che, al solito, sono state corredate da una simpatica foto (che ormai ha stufato anche i sassi) della sottoscritta insieme a Travaglio, risalente - credo - a dieci anni fa, quando eravamo inseguiti dai paparazzi non appena andavamo a cena dopo il lavoro.

 

L'unica cosa positiva è che, per Dagospia, sembro non invecchiare mai. Scherzi a parte, è tutto molto prevedibile e comprensibile: Il Fatto dà fastidio a tanti, il nostro giornale rompe le scatole a un bel po' di potenti e in giro ci sono molti invidiosi malvissuti che forniscono informazioni inesatte o totalmente false a testate fatte apposta per diffonderle. A questo andazzo siamo ormai abituati: il mondo è bello perché è vario. A chi però vuole sapere come stanno davvero le cose preciso che la Società Editoriale il Fatto è una società per azioni, approdata per giunta al mercato della Borsa un anno e mezzo fa, dunque - per definizione - aperta alla vendita e all'acquisto di azioni.

 

I soci hanno diritto di vendere se ne hanno l'esigenza, essendo le nostre azioni per fortuna monetizzabili perchè hanno un valore. Considero fondamentale per la crescita della Società e il raggiungimento dei nostri obiettivi industriali valutare l'entrata di partner strategici nel nostro azionariato. Pertanto non ci preoccupa l'ipotesi che un azionista ceda le sue azioni a un nuovo socio funzionale alla crescita societaria. Come in tutte le Società, i cambiamenti nella compagine azionaria sono la normalità: ne abbiamo già avuti anche noi in passato. Ma non è in atto alcuno sconvolgimento tra i Soci del Fatto, specie tra quelli fondatori e operativi, che credono fermamente nel piano di sviluppo.

alvaro cesaroni

 

Il fatto che alcuni Soci possano avere l'esigenza di monetizzare la propria quota non comporta certamente un fuggi-fuggi, tantomeno per colpa della "linea Travaglio" (nota fin dalla nostra fondazione) né per i fantomatici conti in rosso (che invece sono in attivo). Mi dispiace poi deludere Dagospia, ma la sottoscritta non ha esercitato alcuna pressione per impedire a chicchessia di vendere le proprie azioni. Anzi, comunico di essere assolutamente favorevole ai cambiamenti, purchè siano sani e portino valore all'impresa. Dunque ben vengano altri azionisti, anche se "scomodi".

 

Anche perchè siamo protetti da uno statuto che ci tutela dalle "nocività". Ma soprattutto perchè i soci "scomodi", se sono intelligenti e avvezzi al business, sono i primi a non voler entrare nel Fatto. Quella su Santanchè nostra azionista è una boutade. Essendo donna tutt' altro che sprovveduta e abile negli affari, è la prima a comprendere che, se investisse davvero un milione e mezzo di euro per acquisire azioni (come riportato da Dagospia e da un'intervista addirittura su Repubblica), queste perderebbero immediatamente valore, visto che i nostri lettori non comprenderebbero l'operazione e smetterebbero di acquistare il giornale.

 

Non credo che Daniela Santanchè abbia alcuna intenzione di buttare via i suoi soldi. Insomma, cari lettori e investitori, godetevi la nostra bella semestrale su il sito www.seif-spa.it, con i conti a posto. E perché i conti sono a posto? Perché i ricavi sono aumentati, la diversificazione su diversi rami ha funzionato e soprattutto quel "maledetto" giornale chiamato Il Fatto Quotidiano, con la maledetta linea editoriale di Travaglio, ci ha portato un aumento dei ricavi del 30% nel primo semestre. Non cantiamo vittoria perché il 2020 è stato per l'economia un anno duro e lo sarà ancora, imponendo ulteriori sforzi a noi come a tutte le imprese. Ma intanto festeggiamo alla faccia di chi ci vuole male.

luca d aprile

 

Ah, dimenticavo: ho un nuovo titolo-scoop da suggerire a Dagospia: "Il Fatto si fa distribuire da Berlusconi". Oppure "Travaglio fa affari con Berlusconi". Infatti abbiamo cambiato società di distribuzione per mia scelta, legata a motivazioni oggettive: dal 1° ottobre saremo seguiti da Pressdì, società del gruppo Mondadori. Lo "scandalo" è già pronto, servito su un piatto d'argento. Forza Dago a tutta birra. Divertiamoci un altro po'.

 

 

3. IL FATTO APRE A NUOVI AZIONISTI

Achille Milanesi per “MF

 

«Ci sono partner industriali interessati a entrare nel capitale e garantire il sostegno di sviluppo futuro del progetto editoriale». Parola di Cinzia Monteverdi, azionista e top manager della casa editrice Seif, che controlla il Fatto Quotidiano e altre attività nel settore della produzione di contenuti.

 

Il gruppo ha chiuso il primo semestre con ricavi per 19,78 milioni (+30,47%), un ebitda di 2,5 milioni e un utile di 73mila euro (rispetto a una perdita di 862 milioni del 30 giugno 2019) e ora valuta la possibilità di ampliare l' azionariato. Il tutto all' interno di un piano di espansione operativo ed editoriale che può necessitare di nuovi capitali e che quindi non può escludere un rimescolamento dell' attuale assetto. Come riferito nei giorni scorsi da Dagospia, il socio storico Edima (11,34%) starebbe valutando l' opportunità di uscire dal capitale, anche se va ricordato che Luca D' aprile - socio di Edima al 10% - è nel cda della casa editrice e ha un ruolo di rilievo sulla parte digitale e d' innovazione del gruppo.

 

santanchè

Inoltre, gli altri soci di Seif - a partire da Monteverdi (16,26%) e dal direttore Marco Travaglio (16,26%) - possono rilevare a loro volta le azioni che un altro socio intendesse cedere e anche la società stessa può comprarle, come già avvenuto in passato.

 

Quanto agli altri soci rilevanti, Chiare Lettere (11,34%) e Aliberti Editore (7,35%), non hanno intenzione di monetizzare e abbandonare il progetto portato avanti dal management.

Va però segnalato che l' imprenditrice Daniela Santanché si sarebbe fatta avanti con Edima per rilevare la quota del Fatto Quotidiano. Secondo quanto appreso in ambienti finanziari, Santanché avrebbe messo sul piatto 1,5 milioni per l' 11,35% potenzialmente in vendita, per una valutazione implicita di Seif di 13,2 milioni rispetto a una capitalizzazione di borsa di 12,5 milioni. Al momento non è dato sapere se la trattativa sia in fase avanzata e se vi sia davvero interesse di Edima a uscire dal capitale del Fatto.

 

Resta invece l' interesse della senatrice di FdI a incrementare la presenza nel settore editoriale, oggi rappresentata dalla partecipazione in Visibilia Editore.

In tal senso, secondo rumors di mercato, Santanché - in qualità di presidente della società - starebbe per lanciare un aumento da 5 milioni e sarebbe pronta a sottoscrivere pro-quota (18,24%) oltre a coprire gran parte dell' eventuale inoptato.

Anche perché di recente ha ottenuto una linea di credito da 2 milioni per questa operazione e ha liquidità a disposizione per eventuali operazioni di mercato.

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