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SCIOGLI LE TRECCE AGLI ANZALDI - LA “CORDA PAZZA” DEL PASDARAN RENZIANO IN RAI: COGNATO DI RIOTTA E, GUARDA GUARDA, COMPAGNUCCIO PURE DI DARIA BIGNARDI AI VECCHI TEMPI DI 'MILANO ITALIA' - SOGNA UNA RAI ANNI NOVANTA O E' SEMPLICEMENTE FUORI DI TESTA?

ANZALDIANZALDI

Michele Masneri per ”Lettera43 - www.lettera43.it”

 

Ce l'ha con tutti, con Virginia Raffaele, con Massimo Giannini, con Bruno Vespa, con la Leosini, con l'intera Rai 3, con Antonio Campo Dall'Orto, direttore generale appena fatto dal suo stesso governo. Col gioco del Monòpoli.

 

Michele Anzaldi è un mistero, forse buffo. Deputato in Vigilanza Rai, scheggia forse impazzita del renzismo, più probabile mente raffinatissima, con la r arrotata, perché questa è una storia molto siciliana anzi palermitana. Sta in vigilanza, e quindi "devo vigilare, vigilo", ha detto a Salvatore Merlo sul Foglio, che da siciliano l'ha decodificato.

 

"E’ palermitano, e per questo ha forse l’aria malinconica, ma quando si accende si accende, e rivela la sua corda pazza" ha scritto Merlo, dove la Corda pazza è una citazione naturalmente pirandelliana che forse apre uno squarcio: nel Berretto a Sonagli si spiega che ognuno di noi ha "come tre corde d'orologio in testa: la seria, la civile, la pazza".

 

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Segue manuale di istruzioni: "dovendo vivere in società, ci serve la civile", che sta in mezzo, e che evita che "ci si mangi tutti come cani arrabbiati", poi ecco la corda seria, "per chiarire, rimettere le cose a posto". Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio".

 

Qualcuno sospetta che Anzaldi sia codesta corda pazza, o comunque ne faccia ampio uso, specialmente tirando la corda su Rai3: sull'ex direttore Andrea Vianello: "stendiamo un velo pietoso sulla cifra del suo stipendio", "fallimentare direzione".

 

Sul conduttore Massimo Giannini, da licenziare "ma il problema non si pone più perché Giannini è già stato virtualmente licenziato dagli italiani. Fa ascolti imbarazzanti" ha detto alla Stampa, con significanti che suscitano dubbi più ancora dei significati, perché Anzaldi è persona squisita e di mondo, garbatissimo, come ognuno riconosce (mentre con Giannini v'era anche un'amicizia personale, dunque sofferenze più nell'epuratore che nell'epurando, forse masochistiche).

 

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Ma l'ira anzaldica spesso non riesce a contenersi nel tubo catodico, che pure pare acceleratore di particelle di un palermitano altrimenti tranquillo, ed esonda. Se l'è presa addirittura contro la nuova versione del Monòpoli, scrivendo una lettera all'ambasciatore americano contro la nuova versione del gioco da tavolo, che pare abbia sostituito le particelle immobiliari - vicolo Corto e Parco della Vittoria - con pacchetti azionari.

 

La missiva (è vera) se la prende con questa cartolarizzazione: "Mentre la Casa Bianca pone l'accento contro le frodi dei titoli e gli abusi degli strumenti finanziari, il Monopoly, gioco che da generazioni alfabetizza i giovani sui meccanismi del libero mercato, torna ad esaltare la turbo economia che ha aperto la crisi finanziaria 2008, con il messaggio diseducativo che, in caso di violazione delle regole, non si viene puniti".  

 

 

Chiarissimo esempio di terza corda, protestare da deputato contro un stato estero per un gioco, e il punto è se questa corda si agiti spontaneamente o dietro vi sua qualcuno che la agita, interrogativo dei più spinosi anche perché Anzaldi, mente raffinatissima, appunto, non è certo sospettabile d'essere un tiratore di corde, per quanto tiratore scelto, per conto terzi. Siamo in Pirandello, non nel teatro dei Pupi.

 

 

E poi, chi sarebbe il puparo? Matteo Renzi, corda seria, anzi cordone, mentre corda civile, civilissima, è naturalmente Filippo Sensi, force tranquille di Roma Nord, portavoce colto e felpato del premier, che fu vice di Anzaldi quando quest'ultimo era capo ufficio stampa di Francesco Rutelli.

 

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Sensi onora "il suo maestro", e pure qualcuno avanza il sospetto che tanto successo dell'allievo abbia contribuito a smuovere (corda ha in fondo lo stesso etimo di cuore) il maestro, a fargli mettere su la "mussiata", quel gioco di mascella che ondeggia e che segnala l'inquietudine prettamente sicula. E di cuore si parlò anche ai tempi della sua candidatura decisa improvvisamente nel 2013.

 

"Allora Matteo ha un cuore" fu la battuta che non fece smascellare ma sorridere tra leopolde e gigli magici quando venne inserito il nome di Anzaldi nel listino bloccato, all'ultimo. Non aveva un ruolo politico di alcun tipo, Anzaldi, era stato il portavoce di un vicepremier, Rutelli, che pure fu il primo a scoprire Renzi.

 

Però, naufragata la Margherita, Anzaldi era un po' lost in Nazareno, senza neanche essere diventato una tweetstar come l'allievo Sensi - e anche qui forse per emulazioni, da poco Anzaldi l'ha aperto, il suo twitter, e si dice che tormenti amici e conoscenti per farsi mettere "like" e retweet, in un impossibile inseguimento digitale.

ANZALDIANZALDI

 

Cuore e famiglia: a Roma Anzaldi venne insieme al suo mentore e cognato Gianni Riotta - i due sposarono infatti due sorelle in fiore palermitane - e con Riotta andò poi redattore nella seconda serie di "Milano, Italia", su Rai3, dove esercitava anche una giovanissima Daria Bignardi, oggi direttrice della terza rete. Terza rete, terza corda: le interpretazioni psicanalitiche si sprecano, e però forse con una nostalgia violenta si spiegherebbero gli attacchi al suo vecchio canale.

 

Monica Maggioni con Gianni RiottaMonica Maggioni con Gianni Riotta

Forse sogna una impossibile tv di compagni di scuola, un congelamento all'adolescenza, Anzaldi. Due anni fa sul suo blog sull'Huffington Post mise giù il suo dream team per la Rai: Michele Santoro, Carlo Freccero, Lucia Annunziata, Enrico Mentana, Lilli Gruber, Marcello Sorgi, Gianni Riotta, Gianni Minoli, Pippo Baudo, Gad Lerner, Enrico Deaglio, Antonio Campo Dall'Orto, Gianni Minà, Maurizio Costanzo, Angelo Guglielmi. Praticamente la televisione del 1990, Rai3 più un po' di Mtv. 

 

DALLORTO BIGNARDIDALLORTO BIGNARDI

Campo dell'Orto nel frattempo è diventato direttore generale, ed è stato già sottoposto a follia anzaldica ("ci siamo sbagliati"), forse perché l'unico che nel 1990 non esercitava ancora, troppo giovane. Forse è solo un problema di regressione. Forse invece la corda pazza toccherà anche alla ex collega Bignardi. "Sono un po' stupito di questa mutazione" dice a Lettera43 Chicco Testa, che lo ebbe come assistente parlamentare nei primi anni Novanta. "Lo ricordo come un ragazzo molto educato, anzi formale, ci misi tre mesi a farmi dare del tu". 

 

Sincero animalista, Anzaldi arrivò a Roma infatti in quota Legambiente, poi negli ultimi anni da deputato si è battuto coerentemente per il maneggio dei Pratoni del Vivaro, a nord di Roma, a rischio chiusura.

 

MICHELE ANZALDIMICHELE ANZALDI

Ama i cavalli, Anzaldi, e forse solo con loro si toglie la maschera del fool e ridiviene sé stesso: non tanto "il mio regno per un cavallo", shakespeariano, più il pirandelliano "la fortuna d'esser cavallo",  dalle "Novelle per un anno": il cavallo non ha un'idea della felicità, ce l'ha e basta, "e ne gode senza pensarci". Cavallo pazzo o meno.

MICHELE ANZALDIMICHELE ANZALDI

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